Salute

San Gerardo verso la trasformazione in Irccs: cosa cambia per i cittadini?

Scaccabarozzi, Cisl: "Le difficoltà della sanità brianzola non possono certo essere correlate alla prossima costituzione dell'Irccs, ma hanno radici ben più profonde".

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Lo scorso settembre, la Giunta regionale ha approvato la richiesta formale presentata dall’ASST di Monza per trasformare il San Gerardo in un Istituto di Ricerca e Cura di Carattere Scientifico (IRCCS) nell’ambito delle Tecnologie biomediche avanzate in medicina di precisione. Il percorso era partito nel 2019, prima con una cabina di regia e poi con l’“ok” della regione, in data 7 novembre 2019, per l’iter procedurale. Ora la valutazione definitiva, come da prassi, spetta al Ministero della Salute che verificherà la richiesta della Regione Lombardia avvalendosi di una Commissione di esperti. Ma cosa cambierà nell’ospedale brianzolo? Quali saranno i vantaggi e gli eventuali svantaggi per i cittadini? Ne abbiamo parlato con Mirco Scaccabarozzi, segretario generale Cisl Monza Brianza Lecco.

Partiamo dall’aspetto economico. “Il riconoscimento di IRCCS conferisce alla struttura il diritto alla fruizione di un finanziamento statale, finalizzato esclusivamente allo svolgimento della attività di ricerca relativa alle materie riconosciute”. Esiste la possibilità che a fronte dell’investimento statale, quello regionale venga ridimensionato?

“In realtà le risorse aumentano, perché oltre a quelle stanziate da Regione, si aggiungono quelle di provenienza statale, legate al livello superiore dell’attività svolta in quanto Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico”.

Cresce il merito scientifico a livello nazionale e lo standard di cura?

“Lo standard dei reparti già oggi d’eccellenza e oggetto del riconoscimento, ovvero ricerca e cura delle malattie genetiche rare, ematologia adulti, oncologia medica, ginecologia oncologica, il maxillo facciale, oltreché il materno-infantile comprendente l’oncoematologia pediatrica, l’ambulatorio delle patologie metaboliche rare, l’ostetricia relativa alle gravidanze patologiche, la neonatologia prematuri e patologie alla nascita, gestiti oggi dalla Fondazione Mbbm, è destinato ovviamente a crescere, dato che gli Irccs sono enti ospedalieri che saldano al proprio interno le attività diagnostico-terapeutiche con attività di ricerca di livello assai elevato, se non addirittura di avanguardia”.

Quali sono le vostre principali preoccupazioni?

“L’elemento che in realtà ci preoccupa è la possibilità che vengano depauperati altri presidi ospedalieri territoriali, data la forte attrattività che caratterizzerà l’Irccs. Ecco perché dovrà essere assai oculata la politica sanitaria sul nostro territorio. Assumendo una prospettiva di riflessione più generale, va comunque detto che ormai da tempo il sindacato confederale brianzolo, con particolare riferimento alla riorganizzazione del servizio sul territorio e al nuovo azzonamento delle Asst, ha giudicato inadeguato ed erroneo focalizzare l’attenzione sui confini delle Asst.

Ad oggi continua a mancare una riflessione sul rapporto tra strutture ospedaliere e servizi territoriali, non è dato sapere se vi sia una definizione su ‘chi fa che cosa’ ed è scomparsa persino l’idea dell’integrazione tra servizi sanitari e sociali. La decisione, assunta nel 2015 da Regione Lombardia di costituire Asst Monza con l’unificazione degli ex distretti di Monza e di Desio, è stata caratterizzata da problemi sia amministrativi che funzionali. Difficoltà non certo imprevedibili e che hanno determinato il nostro no nel 2015 alla revisione degli assetti delle strutture sanitarie.

Nel frattempo sono state profuse energie e risorse per costituire, avviare e far procedere le nuove aziende. Altrettante, se non di più, verranno impegnate per tornare alla situazione precedente, senza spiegazioni per quanto deliberato cinque anni fa e per quanto rimesso in campo oggi, e soprattutto senza aver migliorato i servizi per i cittadini, le dotazioni tecnologiche e le condizioni di lavoro del personale.

In tale contesto la costituzione di un IRCCS a Monza acquista per noi maggior senso nella prospettiva della costituzione di un’unica Asst provinciale della Brianza, comprendente anche il territorio dell’ex distretto di Monza, ma la direzione appare di verso assai differente”.

Durante l’intero processo di trasformazione, ci saranno disagi che ricadranno sui pazienti? Quanto durerà tutto il percorso per diventare Irccs?

“I disagi per i pazienti, in assenza di investimenti cospicui sul Servizio sanitario nazionale, saranno ancora una volta caratterizzati dal calvario delle liste d’attesa, con la conseguente costrizione a mettere mano al portafoglio per prestazioni necessarie, dietro prescrizione medica e non per consumismo sanitario. E’ inaccettabile che aumenti il numero di quanti rinunciano alle cure o sono costretti a ricorrere al privato specie se si versa in condizioni economiche precarie.

In assenza di una rete di medicina territoriale efficace si sarà sempre costretti a ricorrere al pronto soccorso impropriamente compromettendone i servizi. Dipendenze, sofferenze psichiatriche e fragilità crescenti si trovano non certo da oggi di fronte a servizi, negli anni progressivamente ridotti. Le difficoltà della sanità brianzola non possono certo essere correlate alla prossima costituzione dell’Irccs, ma hanno radici ben più profonde.

Quanto ai tempi del processo amministrativo per le procedure di accreditamento nessuno può avanzare date certe, data la complessità dell’iter richiesto, con il suo procedere dal livello territoriale a quello regionale, per giungere infine all’imprimatur nazionale”.

Foto di repertorio MBNews

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