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Federica Mauri e il suo amore per il pattinaggio. Intervista esclusiva alla campionessa brianzola

Federica Mauri, 35 anni, in un'intervista esclusiva in cui "mette a nudo" la sua vita da pattinatrice.

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Quante ore svolgi di allenamento? Come è nata la tua passione per il pattinaggio? Qual è la difficoltà più grande che hai dovuto affrontare? Tante sono le domande che abbiamo rivolto alla pattinatrice Federica Mauri.

Ha cominciato a pattinare all’età di 4 anni e, dopo oltre 30 anni, è ancora in attività. MBNews le ha dedicato un’intervista esclusiva proprio ora che è reduce dal Campionato Nazionale AICS, che si è svolto a settembre a Misano Adriatico (RN), dove ha ottenuto il 5° posto nella categoria Divisione Nazionale D.

Federica ha iniziato a pattinare nel 1989. Ha conquistato il titolo di campionessa italiana, oltre ad altre ottime posizioni in ambito nazionale (due volte il 3° posto al Campionato Nazionale e al Trofeo delle Regioni ed una il 5° posto al Campionato Nazionale), e ha vinto diversi titoli regionali. Ha partecipato a vari trofei internazionali. Nel corso della sua attività sportiva è stata ospite per approfondimenti tecnici presso società sportive a Roma, Buenos Aires (Argentina) e Hettange Grande (Francia). È stata responsabile tecnico presso una società sportiva brianzola per 8 anni, con la qualifica di Tecnico Federale di 3° livello riconosciuto dalla Federazione Italiana Hockey e Pattinaggio (FIHP), ora Federazione Italiana Sport Rotellistici (FISR).

Ha anche partecipato alla Cerimonia di apertura delle Paralimpiadi invernali di Torino 2006, alla Cerimonia di chiusura delle Olimpiadi di Rio 2016 ed alla Cerimonia di apertura delle Paralimpiadi di Rio 2016, oltre ad essersi esibita alla manifestazione “Expo per lo sport” presso Expo Milano 2015. Nel 2009 ha ricevuto il Premio allo Sport per Risultati Nazionali alla Fiera di Monza e Brianza.

Nel 2014 è stata premiata dall’Amministrazione Comunale di Veduggio con Colzano per i 25 anni di carriera e di impegno nella promozione della pratica sportiva e nel 2019 è stata premiata in occasione del “Galà dello Sport” della Città di Seregno per i risultati sportivi ottenuti nel corso della stagione 2018-2019 e per i suoi 30 anni di attività sportiva nel pattinaggio artistico a rotelle.

L’INTERVISTA

Federica, come è nata la tua passione per il pattinaggio?

Ho iniziato a pattinare all’età di 4 anni a Veduggio, anno in cui è stata fondata una società di pattinaggio nel mio paese. Mi ha iscritto mia mamma, per darmi modo di socializzare oltre la scuola, e ci sono rimasta per 25 anni. Ora purtroppo non c’è più una società adeguata in paese e così da 6 anni mi sono dovuta spostare.

Quante ore svolgi di allenamento?

Generalmente mi alleno circa 12 ore alla settimana, che comprendono ore sui pattini in pista e preparazione atletica di diverso tipo.

Segui una dieta alimentare per mantenerti in forma?

Non seguo una dieta alimentare particolare, ma semplicemente una dieta equilibrata e il più possibile varia, con l’aiuto di alcuni suggerimenti avuti da una nutrizionista.

Raccontaci la tua giornata tipo.

Ho un lavoro d’ufficio con orari standard. Normalmente la mattina e il pomeriggio sono a lavoro, mentre in orario serale ho gli allenamenti. Il sabato invece riesco ad anticipare un po’ l’orario di preparazione e pattinaggio, in modo da essere libera un po’ prima la sera.

 

Hai un bel rapporto con i tuoi allenatori? Quanto è importante, per un’atleta, sentirsi in simbiosi con il proprio tecnico?

In generale penso che il lavoro di un allenatore sia quello di mettere l’atleta nelle condizioni di fare del proprio meglio e di poter dare il massimo di quello che può fare sui pattini, sia tecnicamente sia a livello di prestazione. Se non c’è questa intenzione è difficile che si crei il feeling necessario. Poi sicuramente ci vuole anche costanza, per l’allenatore così come per l’atleta, perché non si raggiunge tutto subito e ci possono essere imprevisti e alti e bassi. È una sorta di “patto” tra persone che hanno vite diverse e ruoli diversi, ma che lavorano per lo stesso “obiettivo”. Se non ci sono queste componenti da parte di entrambi, l’intenzione di dare e far dare il meglio e la costanza, il lavoro resta un po’ a metà oppure non si realizza. Per cui, sì, tra allenatore e atleta è importante capirsi e capire le potenzialità e volontà e quindi lavorare insieme in sintonia. E – dovrebbe essere naturale, ma è meglio sottolinearlo – con onestà.

I tuoi genitori ti hanno sempre supportata nelle tue scelte?

Sì, i miei genitori – da profani del pattinaggio – mi sostengono sempre nella vita in generale.

Come riesci a conciliare il lavoro con lo sport che pratichi?

Conciliare lavoro e sport è diventata praticamente un’“abilità” in sé. Ogni stagione, o anche periodo all’interno della stessa stagione, rivedo l’organizzazione della settimana, in modo che ci stia tutto il necessario in maniera gestibile, considerando anche quelli che saranno gli appuntamenti agonistici dell’anno. Diciamo che sono sempre stata abituata a farlo. È così dai tempi della scuola e dell’università (ho 2 Lauree Magistrali), fino a quando ho dovuto cominciare a gestire l’impegno sportivo insieme al lavoro. Anche se non è mai semplice, questo mi ha permesso di imparare a non arrendermi troppo presto e a trovare soluzioni anche dove altri vedono solo problemi. Per fare un esempio, sono riuscita ad allenarmi anche quando ho lavorato per un periodo all’estero, prendendo autobus e treno dopo il lavoro per arrivare fino alla pista di allenamento e poi al ritorno per tornare nella casa in cui alloggiavo.

Come hai vissuto il lockdown? Hai svolto l’allenamento a casa?

Durante il lockdown mi sono allenata a casa, dove mi sono ritagliata uno spazio che ho adibito a palestra con alcuni attrezzi. Ho sfruttato il periodo di chiusura per lavorare di più sulla preparazione atletica di forza, resistenza e flessibilità.

Cosa ti spinge a continuare a pattinare dopo così tanto tempo?

Il pattinaggio ha sempre fatto parte della mia vita. Poi si sono aggiunti altri sport e attività che ho sperimentato nel corso del tempo e che fanno comunque parte del mio bagaglio. Ma questo sport finora è rimasto la base, ciò in cui posso confrontare me stessa nel corso del tempo, da una parte per migliorarmi e dall’altra per misurare il mio stato fisico e mentale. È un pò la misura che ho per capire se sto bene in generale. E da lì poi se posso fare qualcosa di più.

Qual è la difficoltà più grande che hai dovuto affrontare durante la tua carriera?

Di difficoltà ce ne sono state tante. Quando viene data priorità a chi sembra avere tutti i venti a favore in un dato momento perché si trova in una situazione più semplice o in un momento fortunato. O quando la crescita di una persona per propri meriti genera cattiveria da parte di chi non ha saputo o voluto riconoscerne prima il valore. Poi ci sono state anche difficoltà oggettive legate alla distanza dalle piste di allenamento.

Descrivici il momento più bello ed appassionante della tua carriera.

Uno dei momenti più belli della mia carriera sportiva l’ho avuto dopo che è morto mio nonno Raffaele. In rianimazione gli ho fatto delle promesse che ho voluto mantenere. E dall’anno successivo ho iniziato un periodo sempre in crescita, classificandomi 3^ al Trofeo delle Regioni (gara a cui hanno accesso solo i 3 migliori atleti di ogni regione), 2^ al Trofeo Internazionale Filippini di Misano Adriatico e 1^ al Campionato Italiano ottenendo il titolo di Campionessa Italiana. L’anno successivo ho replicato il podio al Campionato Italiano classificandomi 3^. Un altro bellissimo momento è stata l’esperienza alle Olimpiadi e Paralimpiadi di RIO 2016, a cui ho partecipato sia nello staff, che nelle Cerimonie di apertura e chiusura.

Articolo scritto da: Gaia Rudelli 

Fotografie gentilmente concesse da: Federica Mauri 

Articolo aggiornato in data 16 giugno 2021

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