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Via Luigi Kullmann: la prima strada in Italia dedicata ad un hockeista è a Monza

La cerimonia si terrà alle ore 12.00, alla presenza del Sindaco Dario Allevi e dell’Assessore Andrea Arbizzoni.

04 Anversa 1946 Kullmann il primo a sx Juan Antonio Samaranch con impermeabile bianco

Per la prima volta in Italia una strada verrà dedicata ad un giocatore di hockey su pista. Si tratta di un evento storico di grande prestigio per l’intero movimento rotellistico italiano. Artefice dell’iniziativa è il Comune di Monza, su proposta dell’Assessore Martina Sassoli, che venerdì 25 settembre inaugurerà Via Luigi Kullmann, pioniere dell’hockey e del pattinaggio in Italia, nonché padre del Consigliere Federale Marika dell’Hockey Roller Club Monza.

“La cerimonia si terrà alle ore 12.00, alla presenza del Sindaco Dario Allevi e dell’Assessore Andrea Arbizzoni, uomini non solo di politica, ma anche di sport, di cui è nota la loro passione per l’hockey nonché l’impegno con discipline affermate come il G.P. di Formula Uno, il Calcio Monza e il Volley, giusto per citare alcuni esempi” spiega la società sportiva.

Luigi Gustavo Kullmann, uomo di sport a 360°

Nato a Viganello (Lugano-Svizzera) il 14 agosto 1916 da Franz Kullmann e da Margherita Buhmann, una pattinatrice originaria del Baden-Wurttemberg, che di fatto appassiona fin da subito Luigi al rotellismo, facendogli indossare i primi pattini rudimentali.

Trasferitosi a Monza nel 1920, Luigi Gustavo Kullmann, così come all’anagrafe, compie gli studi presso il ginnasio Liceo Zucchi e si laurea in Giurisprudenza all’Università Statale di Milano. In un periodo storico di ristrettezze, oltre all’impegno nello studio Luigi inizia a lavorare, coltivando parallelamente la passione per l’hockey. Nel 1933, insieme a Mario Massironi, Massimo Colombo e altri giovani monzesi, fonda l’Hockey Club Skating Monza, arrivando a giocare il primo campionato italiano già a Roma nel ’34. L’ascesa dell’hockey monzese è rapida e in breve tempo Kullmann si mette in luce, tanto da essere chiamato in Nazionale per i raduni del dicembre 1935. Nonostante i soli vent’anni, Kullmann è dotato di un talento purissimo che gli vale la convocazione per il Campionato del Mondo di Stoccarda ‘36.

Nella Stadthalle, un impianto avveniristico da 12 mila spettatori, disputa un’incredibile sfida contro la Germania sotto gli occhi di Adolf Hitler. L’Italia batterà i tedeschi, ma un inopinato pareggio con la Svizzera costerà il successo mondiale, nonostante gli Azzurri riescano a fermare sull’1-1 i maestri inglesi, contro cui l’Italia fino a quel giorno, aveva sempre perduto.

La splendida medaglia d’argento coincide con il primo prezioso alloro conquistato da Luigino, un trofeo che ancora oggi brilla nella collezione privata di Marika Kullmann. Si tratta di un archivio ricco di preziosi ricordi e testimonianze uniche, meravigliosamente custodito e tramandato dal padre, in cui sono conservati, le foto, molti “pins”, molti gagliardetti, tanti cimeli e anche scambi epistolari con personaggi come Fred Renkevitz, per molti anni Presidente della Federazione Internazionale, oppure con Adolf Walker, dirigente della Lega tedesca nell’immediato dopoguerra. Interessanti anche i documenti del ’47, in cui l’hockey gode di grande risalto in una prima pagina de La gazzetta dello sport e Kullmann rilascia una lunga intervista per A’bola, prestigioso quotidiano portoghese. La perfetta conservazione di questi ricordi ha dato in parte vita al libro Hockey pista, un grande romanzo (Linee infinite edizioni, 2018) che ripercorre le tappe principali della vita e della carriera di Kullmann, uno dei protagonisti principali del saggio.

Con la maglia Azzurra Luigino disputò 70 incontri segnando 77 reti, inventando il “tiro alla Kullmann”, espressione in voga anche nel dopoguerra per definire il suo tiro accompagnato che, unito ad una finta, lo portò a segnare molte delle 800 reti realizzate in una carriera purtroppo interrotta dagli eventi bellici.

Il conflitto bellico non ferma la passione per l’hockey

Diventato Ufficiale di Fanteria nel ‘42, Kullmann partecipò alla campagna di Albania, ricevendo la croce al Merito di Guerra e approfittando delle rare licenze per tornare a giocare nella sua Monza. A fine conflitto, nel 1946, mentre l’Italia assemblava lentamente i pezzi dopo la devastazione della guerra e lo sport cercava una lenta e faticosa riorganizzazione, l’hockey pista con incredibile lungimiranza si ritrovava a Montreux per un’edizione della Coppa delle Nazioni per Club, una sorta di antesignana Coppa dei Campioni. Il suo Monza vinse un torneo straordinario, battendo ogni avversario, compreso il Benfica, squadra in cui per l’occasione era confluita l’intera nazionale lusitana. L’eco del trionfo giunse anche alla Radio Nazionale, che intervistò un raggiante Kullmann e i ragazzi biancorossi campioni d’Europa.

La grandezza sportiva e il rispetto per l’avversario portò Luigi a stringere amicizia con grandi personaggi dello sport mondiale. Su tutti spicca il rapporto con Don Juan Antonio Samaranch, a cui lo lega un curioso aneddoto: ad Anversa nel 1946 il futuro presidente del CIO chiese a Kullmann di trasferirsi a Barcellona per aiutarlo ad diffondere la disciplina dell’hockey sobre patines. Il monzese rifiutò con garbo ad un trasferimento stipendiato “Perché la mia vita è in Brianza” e l’anno seguente convogliò a nozze con Elsa Beretta, diventando prima cognato di Franco Beretta, uno dei più grandi maestri di pattinaggio artistico italiani e poi papà della bella Marika.

L’altra grande passione della sua vita è rappresentata dal pattinaggio, che in gioventù praticava, come era usanza di quegli anni, parallelamente all’hockey. Insieme al maestro Franco Beretta nel 1947 fondò lo Skating Club Monza, riscuotendo enorme successo, al punto che il preside delle scuole di Via Lecco concesse l’utilizzo della palestra a piacimento. Il tanto amore venne ricambiato con 76 titoli nazionali individuali, oltre a svariati successi in campo europeo e mondiale.

Luigi Kullmann chiuderà la carriera da giocatore a Savona il 6 maggio del 1955, a 39 anni, per intraprendere quella di dirigente aziendale e sportivo, lavorando senza sosta per la promozione a 360° di hockey e pattinaggio artistico.

 

I riconoscimenti e le benemerenze

Una vita così ricca di esperienze sia sportive, che nel campo del lavoro, ha portato il Dottor Kullmann ad essere insignito di numerosi riconoscimenti, di cui possiamo tracciare un elenco cronologico, che ne disegna l’immensa grandezza, come uomo, atleta e dirigente. Nel 1957 viene premiato con Medaglia d’Oro della Confindustria, che anticipa l’onorevole titolo di Cavaliere della Repubblica Italiana, ottenuto nel 1961, a soli 45 anni, in corrispondenza della nomina a presidente dello Skating Club Monza, carica che manterrà fino al 2002, anno della sua morte.

Nel 1969 è tra i primissimi soci del Panathlon Club Monza e 4 anni più tardi è Stella di Bronzo del CONI per merito sportivo. Nel ’76 è tra i primissimi soci dell’USSM (unione società sportive monzesi) e l’anno seguente viene insignito della stella al merito sportivo della provincia di Milano.

Nel 1981 riceve la medaglia d’Oro degli Azzurri d’Italia e viene nominato Maestro del Lavoro “per aver lavorato con serietà ed impegno” chiudendo la sua attività lavorativa di dirigente d’azienda presso la General Biscuits Company di Mortara con l’incarico di Procuratore generale. Nel 1986 viene insignito del Diploma d’onore come benemerito del lavoro della provincia di Milano diventando Presidente degli Ufficiali in Congedo di Monza e Brianza, carica che mantiene fino al ‘97.

Nel 1987 a Luigi Kullmann viene assegnato il Giovannino d’oro dal Comune di Monza, ovvero la massima Benemerenza civica istituita il 24 giugno, nel giorno dedicato alla festività San Giovanni Battista, patrono di Monza, “assegnato annualmente ai monzesi che nel corso della loro vita hanno contribuito al bene, al progresso e alla notorietà positiva della comunità in diversi ambiti, culturale, economia, ricerca e scienze, alle attività sportive e nel campo del sociale, con azioni concrete di carattere assistenziale e filantropico”.

L’anno seguente è Stella d’Oro del CONI per meriti sportivi che il Presidente della Repubblica Cossiga consegna a Luigi Kullmann con una cerimonia solenne tenutasi al Quirinale.

Nel 1991 viene insignito del titolo di Cavaliere Ufficiale della Repubblica e riceve la Stella d’Oro dell’Unione Società Sportive Monzesi. Dal 1994 al 1997 è Presidente del Panathlon Monza e Brianza, mentre nel ‘95 viene promosso Maggiore dell’Esercito Italiano a titolo onorifico.

Lascia la vita terrena il 25 settembre 2002 per ritrovare l’amata moglie Elsa (1917-1988) e l’amico-cognato Maestro Franco Beretta (1922-1984).

E proprio il giorno del 18° anniversario dalla sua morte, il Cavalier Luigi Kullmann verrà insignito dell’onore di essere il primo hockeista italiano della storia a dare il nome ad una strada, che altro non è che l’ultimo prestigioso titolo raggiunto in una vita interamente dedicata alla cultura e allo sport.

Il grande giornalista monzese Mario Bonati, uno dei massimi cultori dell’hockey brianzolo, lo ha romanticamente definito “Con quel suo cognome teutonico e un senso del dovere addirittura spietato è stato un italiano atipico e un italiano vero. Nello sport come nella vita ha sempre giocato pulito secondo le regole dell’autentico fair-play. Un cavaliere antico che ha esemplarmente coniugato virtù sportive e civili. Ha combattuto per ideali d’amore, come costuma agli uomini di valore e di valori, fedele a una concezione di vita dura e esigente, ma per ciò stesso meritevole di essere vissuta”.

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