Le colonie feline hanno bisogno di aiuto: le richieste a istituzioni e cittadini

Pappe e antiparassitari, ma anche sterilizzazioni e cure: spesso chi si occupa di una colonia felina mette i soldi di tasca propria, senza nessun aiuto da parte delle istituzioni. Abbiamo parlato con qualcuno di loro.

Gatto su albero

Le chiamano gattare, a volte in tono dispregiativo, ma in realtà svolgono un ruolo fondamentale per la società. Si tratta per lo più di comunissimi cittadini che, riuniti in associazioni o per iniziativa personale, si occupano dei gatti randagi del loro territorio: segnalando le colonie feline all’Ats di competenza, procurando se necessario le pappe per i mici, ma anche pagando, quasi sempre di tasca propria, le ben più costose sterilizzazioni.

A volte è una passione nata quasi per caso e poi maturata, anche come impegni, nel corso degli anni: «Aiuto i gatti da quanto ero ragazzina – racconta per esempio Elena, 49enne di Lazzate -. A casa ne ho 4, ora mi sono organizzata: li salvo, lo curo e li mando in adozione. Il procedimento è però sempre più difficile per i gatti adulti, che alla fine sono quelli che ci rimettono. Ho provato a fare volontariato in associazione, ma non mi piaceva dover restare all’interno di un singolo territorio». Anche Barbara, 51 anni, che segue una colonia a Seregno, se ne occupa da sola, pur essendo disoccupata per motivi di salute: «Una sera ne vidi almeno 18 in una vietta vicino a casa – ricorda -. Da subito ho portato loro del cibo, poi ho registrato la colonia in Ats e, sempre da sola, ho iniziato a fare catture per le sterilizzazioni». Invece Fabiana (61 anni, casalinga) e sua figlia Alessia (36, impiegata) hanno messo in piedi insieme a Nicoletta (61, cuoca) un’associazione, Cani e Mici per Amici, che, riunendo poco più di una decina di volontari, riesce a essere attiva su Albiate, Macherio, Seregno, Desio, Giussano, Carate, Lissone, Carugo e Costa Masnaga (sotto, in una foto di gruppo, ndr)«Principalmente ci occupiamo di censire le colonie feline presso l’Ats della provincia, alimentare quotidianamente 365 giorni l’anno i felini presenti (quasi 200), fare catture per le sterilizzazioni per il contenimento delle nascite, un rischio per la loro stessa vita e una potenziale fonte di problemi con i cittadini – racconta Fabiana -. Unitamente a questa attività, che ci occupa molte ore della giornata, prestiamo particolare attenzione ai gatti deboli o malati, e in caso di necessità provvediamo a recuperarli portandoli, a nostre spese, presso veterinari di fiducia dove diamo loro la possibilità di essere curati e guariti. Spesso durante il nostro lavoro quotidiano ci imbattiamo anche in gatti domestici, piccoli o adulti, abbandonati presso colonie, in tal caso cerchiamo per loro un’adozione. Non sono mancati in questi anni gatti disabili o cronici a cui abbiamo comunque voluto dare una seconda possibilità di vita, imbattendoci in spese esorbitanti che abbiamo coperto a fatica con donazioni di persone generose. Poiché non abbiamo una struttura nostra dove poterli ricoverare, è spesso difficile poterli salvare tutti e la nostra sensibilità è messa a dura prova. Oltre a questa attività quotidiana, cerchiamo di promuovere iniziative diverse aperte a tutti i cittadini proprio per sostenere tutte le nostre spese e far conoscere questa tematica, dato che non riceviamo contributi, se non saltuari».

«Per ogni cattura si passano ore all’aperto, al freddo e sotto la pioggia in inverno, o al caldo tra le zanzare e le vespe in estate… e ci vogliono molti tentativi – aggiunge Barbara -. Spesso si incontrano persone che odiano i gatti e minacciano di far loro del male, addirittura è capitato più di una volta che qualcuno rimuovesse il cartello che segnala la presenza della colonia, tutelata per legge da Ats. Anche le spese non sono poche: oltre a quelle per cibo umido e secco, antiparassitari, cure mediche e veterinari, per chi non ha uno spazio adeguato a disposizione ci sono anche i costi di stallo pre e post sterilizzazioni presso una struttura apposita». «Vado dove ricevo le segnalazioni, e i soldi ce li metto sempre io – continua Elena -. Anche Ats funziona su segnalazione, ma ci rispondono con i loro tempi, e in più non fanno catture: devi pensarci tu, e poi portarli da loro».

Quello che servirebbe, concordano le “gattare”, è soprattutto un sostegno concreto da parte delle istituzioni, Ats e comuni, oltre che una maggiore consapevolezza del problema da parte di tutti i cittadini. «Avremmo davvero bisogno di trovare più volontari e più persone che sostengano i nostri progetti, tra i quali quello di realizzare un’oasi felina – spiega per esempio Fabiana a nome di Cani e Mici per Amici -. Abbiamo già individuato un’area idonea dove poter ospitare i gatti che non possono essere ricollocati nel loro habitat naturale, ma che potrebbero in questo luogo vivere il libertà, ma allo stesso tempo in sicurezza, accuditi dalla nostra Associazione. Purtroppo abbiamo percorso questa strada anche presso le amministrazioni comunali della zona, alla ricerca di un terreno per poter realizzare il progetto, ma sinora senza riscontro positivo. Ci auspichiamo inoltre che in ogni comune venga istituito un ufficio o assessorato di competenza, dove i volontari o i singoli cittadini possano avere un punto di riferimento per confrontarsi, avere un appoggio in merito alle necessità e ai diritti dei felini delle colonie. Riteniamo infine importante che nei paesi della nostra regione le amministrazioni comunali, prendendo atto delle innumerevoli problematiche relative alle colonie feline  e al loro sovrappopolamento, dessero un aiuto concreto al mantenimento o  stipulassero convenzioni veterinarie per le relative cure».

«Ci vorrebbero più veterinari volontari e convenzionati Ats, in modo da avere costi bassi per le cure mediche dei gatti censiti, più giorni della settimana disponibili in Ats, e più Ats stessi, non solo uno per tanti comuni – spiega Barbara -. È necessario inoltre che in ogni comune ci sia un locale apposito dove poter stallare temporaneamente i mici operati, e, soprattutto, che i sindaci diano aiuto economico per chi affronta queste spese ogni giorno: potrebbero creare dei buoni acquisto da spendere nei negozi di animali del territorio, promuovere una raccolta pappe presso il comune, i negozi o i supermercati… sarebbe utile anche poter richiedere alle mense pubbliche e private, ai ristoranti o ai supermercati gli avanzi di cibo che può essere consumato dai gatti». «Chiederei più partecipazioni ai comuni, tramite soldi per sterilizzazioni e pappe – ribadisce Elena -. Per esempio, ho chiesto al sindaco di Lazzate la possibilità di mettere un salvadanaio in comune per raccogliere fondi, ma non mi ha risposto. Vorrei anche dare una smossa ad Ats, che non fa abbastanza, ma mi piacerebbe anche che ci fosse più collaborazione tra le singole associazioni».

E i privati cittadini? Anche loro possono fare qualcosa: «Purtroppo molti non conoscono i gatti e sono convinti che se la cavino da soli, cosa assolutamente falsa – aggiunge Barbara -. Spesso sono usati negli orti per cacciare i topi, e non vengono nutriti a sufficienza, curati e sterilizzati: ci vorrebbe una campagna di sensibilizzazione pro sterilizzazioni e vigilanza in zone orti da parte di Ats o Polizia locale». «Sarebbe importantissimo che i singoli si assumessero la responsabilità di registrare le colonie feline di cui si occupano, fossero anche solo uno o due gatti a cui danno da mangiare in cortile, presso l’Ats o il comune, perché le colonie feline sono tutelate dalla legge regionale 281» conclude Fabiana.

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