Politica

Corbetta VS Capitanio: le ragioni del “sì” e del “no” sul taglio dei parlamentari

Il prossimo 20 e 21 settembre si voterà per il referendum costituzionale sulla riduzione del numero dei parlamentari di Camera e Senato. Abbiamo fatto il punto con Gianmarco Corbetta e Massimiliano Capitanio.

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Il prossimo 20 e 21 settembre si voterà per il referendum costituzionale sulla riduzione del numero dei parlamentari di Camera e Senato. La votazione, che doveva tenersi a marzo e poi rimandata a seguito dell’emergenza sanitaria COVID-19, sarà solo uno dei numerosi appuntamenti elettorali previsti per le stesse giornate: si voterà, infatti, anche in 7 regioni d’Italia per il rinnovo del consiglio regionale, in due consigli uninominali (3 della Regione Sardegna e 9 della Regione Veneto) e oltre 1000 comuni.

Di cosa stiamo parlando?

Il referendum sul taglio dei parlamentari sarà il quarto referendum costituzionale nella storia della nostra Repubblica. Gli altri tre furono il referendum sul Titolo V del 2001, quello sulla riforma costituzionale nel giugno del 2006 e quello del 4 dicembre 2016 sulla riforma costituzionale voluta dal Partito Democratico dell’allora segretario (e premier) Matteo Renzi. Il quesito sottoposto a referendum, come da decreto di indizione del presidente della Repubblica del 17 luglio 2020, è il seguente:

«Approvate il testo della legge costituzionale concernente “Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari”, approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana n. 240 del 12 ottobre 2019?».

Le possibili risposte sono due: sì e no. Chi vota “sì” sostiene il taglio del numero dei parlamentari, chiede che la riforma sia confermata ed entri in vigore. Chi vota “no”, viceversa, ne chiede l’abrogazione. Nel dettaglio, la riforma prevede di ridurre circa un terzo dei seggi in Parlamento: alla Camera si passerebbe da 630 a 400, al Senato da 315 a 200, per un totale quindi di 600 membri tra le due Camere. A livello di rappresentanza si passerebbe dai circa 96mila abitanti per deputato a circa 1 su 151mila. Con l’approvazione della riforma ad essere ridotti saranno anche i parlamentari eletti dagli italiani all’estero: rispettivamente passeranno da 12 a 8 e da 6 a 4.

Districarsi nella materia non è semplice, perchè tante sono le dinamiche coinvolte e alcune rischiano di scuotere anche gli equilibri di governo. Per fare chiarezza ne abbiamo parlato con chi conosce bene l’argomento, ma si trova su fronti diversi: Massimiliano Capitanio, sostenitore del “no” e Gianmarco Corbetta, sostenitore del “sì”, entrambi parlamentari espressione del territorio brianzolo.

Le ragioni del sì con Gianmarco Corbetta, Senatore del Movimento 5 Stelle

«Il mio “sì” al referendum – ci spiega Corbetta, senatore del Movimento 5 Stelle – è motivato dal fatto desidero un miglioramento della macchina parlamentare, ad oggi troppo frammentata tra piccoli partiti e infinite commissioni che rallentano i lavori in aula. I cittadini hanno bisogno di risposte e noi politici dobbiamo metterli nelle condizioni di riceverle in modo veloce ed efficace. Non amo la narrazione per cui chi è con il sì è per “tagliare i costi della politica”. Non è così e ci tengo a dirlo: sulla democrazia non si risparmia, non è questo l’obiettivo della riforma. L’obiettivo della riforma è un miglioramento del nostro sistema, non un tentativo di impoverimento. Poi, ovviamente, il risparmio ci sarà: stiamo parlando di circa 500 milioni a legislatura».

«Sostengo – continua Corbetta – che la riduzione del numero dei Parlamentari non contribuirà ad aumentare la distanza tra cittadino e politico. Negli ultimi anni i modi per interagire sono aumentati moltissimo e in questo la tecnologia ci ha aiutato: se un tempo dovevi prendere un appuntamento formale per parlare con un tuo rappresentante ora puoi scrivergli una mail o contattarlo sui social. Il numero può essere ridotto, quello che non può diminuire è la qualità del lavoro di un politico. Per usare una formula semplice ma comprensibile dico “meno quantità, più qualità”».

Le ragioni del no con Massimiliano Capitanio, deputato della Lega

«Non è togliendo dei pezzi che la macchina funziona meglio – ribatte Capitanio, deputato della Lega. – Sono sempre stato per la rappresentanza, fin quando facevo politica alle scuole superiori e vedo in questa riforma un impoverimento del rapporto cittadino/politica. Fa sorridere che in queste ore si parla di voto al Senato a partire dai 18 anni e intanto c’è una parte che chiede un taglio netto dei parlamentari. Se il percorso fosse stato accompagnato da una riforma seria, strutturale, che salvaguardava rappresentanza e democraticità il dibattito sarebbe stato completamente diverso. Davanti a tutto ciò io ritengo sia opportuno schierarsi per il “no”».

«I referendum costituzionale non prevedono il quorum, quindi a prescindere da quanti andranno alle urne la votazione sarà valida – prosegue Capitanio. – Penso che percentuali maggiori di voto si avranno in quelle regioni e in quei comuni in cui si voterà anche per il rinnovo della classe politica e amministrativa. Il risultato del referendum condizionerà tutti gli anni a seguire: è importante segnalare che in caso di vittoria del sì anche il nostro territorio sarà meno rappresentato a livello territoriale. E sul tema economico aggiungo: si tratta di numeri davvero bassi, dove i risparmio per i cittadini è veramente irrisorio. Un prezzo di un caffè per tagliare un terzo dei nostri rappresentanti. Ne vale davvero la pena?».

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