Monza, l’International School pronta per il ritorno in presenza: “Ripensare gli spazi: una piccola rivoluzione”

Un ritorno in classe, finalmente tra i "vecchi" banchi di scuola. L'International School di Monza è già pronta: ne abbiamo parlato con il direttore, Ivan Sachdev.

principale international school mb

L’emergenza Coronavirus non ferma l’International School di Monza che, con quasi due mesi di anticipo, si trova già pronta ad accogliere gli alunni che torneranno per l’anno scolastico alle porte, quello 2020-2021. Tutto a prova di normativa anti-COVID, con soluzioni inedite pensate dal corpo docente per garantire il corretto distanziamento sociale, senza però perdere quello spirito unico che contraddistingue le scuole del gruppo.

«Ci siamo attrezzati da inizio luglio e siamo pronti a tornare in presenza – ci racconta Iain Sachdev, Preside dell’International School of Monza, che incontriamo nella sede in via Solferino. – Abbiamo recepito con un buon anticipo le indicazioni relative al distanziamento e abbiamo eliminato tutti i materiali di difficile pulizia. E’ una piccola rivoluzione interna, resa possibile grazie allo sforzo di tutti gli insegnati, che una volta finito l’anno scolastico sono venuti in sede per lavorare alle nuove disposizioni. Una squadra di cui sono fiero, che ha fatto un lavoro straordinario nel periodo del lockdwon e ora è pronto a tornare ad un’inedita normalità».

“Insegniamo a mettere in dubbio tutto”

Il polo di Monza costituisce una delle oltre 5 mila sedi dell’International School nel mondo. In Brianza è l’unica scuola del gruppo e accoglie bambini, ragazzi e giovani adulti partendo dai primi anni di vita fino alla maturità. «Una maturità che è un po’ particolare rispetto a quella italiana – chiarisce il principale Sachdev – che insiste poco sulle nozioni e molto sul problem solving. Ogni giorno, fin dalla tenera età, stimoliamo i ragazzi a mettere in discussione tutto, a guardare le cose da un nuovo punto di vista, loro, personale. Impostiamo la didattica attraverso un dialogo continuo e uno scambio attivo tra docente e studente e tra studenti stessi. Le nuove disposizioni cambieranno forse il modo di stare in classe, ma non la filosofia che orienta il nostro lavoro quotidiano».

«La scuola è impostata tutta in inglese con insegnanti madrelingue e una buona percentuale di utenti stranieri – prosegue. – Se dovessi dare un dato direi che il 40% dei bambini sono figli di persone straniere. Spesso i genitori lavorano in multinazionali e sono costretti a spostarsi rapidamente: in questo caso le International School sono uno strumento per dare continuità alla didattica, nonostante i numerosi trasferimenti. Altre famiglie, invece, scelgono la nostra proposta perché la reputano valida e fanno un investimento, economico e umano, nella formazione dei propri figli».

Verso la ripresa di settembre

«Mentirei se dicessi che il lockdown è stato semplice – ci racconta il principale – ma quando ripenso a quei momenti penso al lavoro incredibile fatto dal corpo docente della scuola. Domenica 23 febbraio abbiamo saputo che le scuole avrebbero chiuso. Il 25 mattina eravamo in pista con la didattica digitale, che ha permesso ai ragazzi di non perdere nemmeno un giorno di scuola e andare avanti con le attività e il programma. Mi rendo conto che probabilmente si è persa la dimensione sociale dello stare insieme, però il lavoro è stato fatto e anche molto bene. Mantenere l’asticella così alta adesso non sarà facile».

«Siamo già pronti per tornare a settembre. Abbiamo predisposto le aule, cambiato i banchi, utilizzato spazi della scuola in modo nuovo, con l’obiettivo di garantire il metro di distanza tra un alunno e l’altro. Purtroppo, in via del tutto eccezionale, abbiamo dovuto dire addio ad alcuni nostri spazi, come la biblioteca, che almeno per questi mesi di emergenza diventerà un’aula per le classi più numerose. I laboratori ci sono: faremo gruppi più piccoli e turni, ma verranno garantiti. Abbiamo rivoluzionato anche la mensa, forse lo spazio dove il distanziamento sociale sarà più complesso. Anche qui comunque tutto è stato predisposto per mantenere le distanze e garantire la sicurezza dei piccoli».

«Forse tutto questo porterà un qualcosa di positivo – racconta Sachdev in conclusione. – Noi a scuola riscopriremo sicuramente gli spazi aperti: campi sportivi o aree gioco diventeranno luoghi per una nuova didattica, forse ancora più bella di prima. Insomma, settembre è alle porte e noi abbiamo voglia di tornare in classe: lo faremo con le nostre idee, la nostra filosofia e finalmente i nostri ragazzi».

 

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