Opinioni

Se un furto può rubarti anche la leggerezza dell’essere…

Il racconto di come una normale corsa al parco possa trasformarsi, senza più documenti e chiavi di casa, in una sorta di perdita d'identità. Che fa riflettere su stessi e gli altri.

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Immaginate che qualcuno vi privi ufficialmente della vostra identità. Vi tolga il diritto, seppure per breve tempo, di gestire il vostro patrimonio, la possibilità di guidare la vostra auto. Immaginate che sempre questo qualcuno vi impedisca, perfino, di poter rientrare nelle sempre confortevoli mura della vostra casa. E vi costringa a sottoporvi ad un affannato tour, con interminabili ore in sala d’attesa, tra uffici, denunce ai Carabinieri e telefonate ai più svariati numeri verdi di enti pubblici e privati.

Io non devo immaginare tutto questo. A me, in questo caso spogliato anche del tesserino che attesta la mia iscrizione all’Ordine dei giornalisti, è successo. E, se permettete la licenza di un tono forse tendente al melodrammatico, ho deciso di raccontarlo. Non per una improvvisa voglia di protagonismo che, chi mi conosce lo sa bene, non fa parte del mio carattere. Ma perché penso che le mie sensazioni possano essere condivise da tanti e, magari, far riflettere alcuni.

Perché subire un furto è sempre un atto odioso. Ma se ti vengono sottratti le carte di credito e tutti i documenti personali, compresi quelli relativi alla propria automobile, il danno non è solo economico. Anzi, è soprattutto morale e psicologico. Almeno, per me, è stato così.

I FATTI

Era sabato 11 luglio, un giorno che difficilmente dimenticherò. Mi organizzo con una mia carissima amica per andare a correre al Parco di Monza. Lo abbiamo fatto centinaia di volte negli ultimi dieci anni. E negli ultimi tre l’appuntamento è, di solito, al Centro sportivo comunale di Villasanta. E’, infatti, alla locale società di atletica che siamo iscritti. Ma il Covid, con le sue limitazioni per motivi di salute e sicurezza, ci impedisce di portare gli zaini negli spogliatoi prima di fare la doccia. E, così, li lasciamo nella mia auto parcheggiata di fronte al cimitero di Villasanta.

La nostra corsa si svolge normalmente. Dieci chilometri al Parco di Monza. Solito percorso, piacevoli chiacchierate. Al ritorno, però, ci aspetta un’amara scoperta. La mia automobile è aperta. I sedili posteriori sono stati abbassati. E, soprattutto, nel portabagagli non ci sono più il mio zaino e quello della mia amica. I ladri, bontà loro, mi hanno lasciato il telefonino e le scarpe di riserva.

Dopo qualche secondo di comprensibile shock, mi rendo conto che non ho più le chiavi di casa, né patente di guida, carta d’identità, bancomat, postepay e tutti i documenti della macchina. Insomma, ufficialmente non sono più nessuno. E non ho più nulla. A parte, in teoria, la mia automobile. Di cui, però, non posso dimostrare, in quel momento, la proprietà. Mentre pensieri di paura ed incredulità affollano la mia mente, passa una pattuglia della Polizia locale di Villasanta. Non sono la mia salvezza, ma a loro spiego cosa è successo. E, su loro consiglio, blocco la mia carta bancomat. Che, purtroppo, i ladri, nella mia ora e mezza di assenza, avevano già iniziato ad usare.

A quel punto mi colpisce un altro timore. E se i ladri, avendo il mio indirizzo e le chiavi di casa, sono entrati nella mia abitazione? Salgo in macchina e mi precipito a Monza. La porta di casa, per fortuna, era ancora chiusa. Naturalmente anche per me. E le difficoltà da affrontare sono solo all’inizio.

LE CONSEGUENZE

La mia prima tappa sono i Carabinieri per la denuncia. Una pratica che richiede il suo tempo e, in questo sabato 11 luglio, non è completa perché dovrò portare ulteriore documentazione. Per il momento, però, la mia priorità è rimettere piede nella mia casa. Un fabbro, chiamato d’urgenza, mi permette di riprendere possesso della mia abitazione. Serratura e chiavi nuove. Al momento non ho i soldi per pagarlo. Se ne parla lunedì.

E, così, dopo una domenica trascorsa con una tristezza di fondo nell’anima, inizio la settimana con la necessaria energia. Ce ne vuole, del resto, insieme alla pazienza, per sopportare la fila per avere il nuovo bancomat, telefonare all’Azienda sanitaria per la tessera, chiamare per rifare la Postepay e la carta d’identità. E, poi, tornare per altre tre volte dai Carabinieri, con estenuanti attese, per completare la denuncia. Salvo scoprire che manca sempre un dettaglio. Che deve essere esplicitato chiaramente per ottenere, per esempio, il duplicato del certificato di proprietà dell’automobile.

LE EMOZIONI

Intanto i pensieri si affollano. Non mi sento nemmeno arrabbiato. Almeno non per il furto in sé. Più che altro, da un lato, sono rattristato dal constatare che probabilmente ha ragione lo scrittore giapponese, Murakami Haruki. Nel suo best-seller, 1Q84, parla della vita come di un equilibrio quotidiano tra il bene e il male. E, si vede, che a me, l’11 luglio, è toccato un po’ di quest’ultimo, mentre ad altri, a questo punto, sicuramente il bene.

Dall’altro lato, poi, credo che quanto successo mi lascerà qualche segno. Per un po’ di tempo mi toglierà il piacere di correre senza pensieri. Ed è come se una delle mie passioni fosse state ferita, anche se non mortalmente. Mentre temo sarà definitivo l’aumento della mia diffidenza nei confronti del prossimo. E questo, da un certo punto di vista, lo considero il delitto più grave. Perché da adesso in poi non starò soltanto attento a non portare tutto con me quando esco o vado a correre. Ma tanti miei gesti e sguardi subiranno, inevitabilmente, l’influenza di un retro-pensiero negativo verso gli altri.

Proprio ora che, secondo alcuni, l’esperienza del Covid e del lockdown potrebbe renderci più uniti e solidali. E, poi, c’era pure il conforto, a dire il vero labile, dei dati del Ministero dell’Interno, secondo i quali i reati tra marzo e maggio sono calati del 61% rispetto al 2019. I furti, addirittura, del 74%. Purtroppo, mi sa che è proprio vero: con il ritorno verso la normalità, abbiamo già perso anche i pochi effetti positivi del lockdown. Chissà se almeno è ancora valido quanto dice Cicerone nel “De Oratore”: “La Storia è maestra di vita”. Ma noi, lo sappiamo, siamo “alunni” non sempre disciplinati.

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