Ambiente

Icmesa, diossina, 10 luglio: gli eventi per ricordare il disastro di Seveso

Sono passati 44 anni dal disastro di Seveso: il territorio sembra essere tornato nuovamente sano, anche in superficie. Sarà davvero così? Nel frattempo incombe la minaccia di Pedemontana...


Ci sono anniversari che non si festeggiano, ma che devono essere ricordati: perché la ferita che hanno lasciato non venga inferta nuovamente. Potrebbe essere questa la sintesi della giornata di oggi a Seveso, che 44 anni fa divenne suo malgrado teatro di una delle peggiori catastrofi ambientali al mondo.

Perché se altrove 10 luglio è un qualsiasi giorno d’estate, in questo punto della Brianza non è una data che può passare inosservata: fu alle 12.37 del 10 luglio 1976 (quest’anno è un venerdì, allora, invece, un sabato) che il territorio di Seveso e dei comuni limitrofi cambiò per sempre, avvelenato da una nube tossica di diossina fuoriuscita da una fabbrica farmaceutica che si trovava al confine tra Meda e Seveso, l’Icmesa. Allora le conseguenze furono aggravate dall’impreparazione delle istituzioni di fronte a un evento di tale portata: passarono 5 giorni per le prime ordinanze comunali a tutela della salute, ma intanto 240 persone erano già state colpite da cloracne, una dermatosi che causa lesioni e cisti, e ci vollero altre due settimane per sfollare le 676 persone residenti nella cosiddetta zona A, la più inquinata.

Se all’epoca fu una catastrofe senza pari (alla fine degli anni ’70 dichiarare di essere “di Seveso” poteva scatenare reazioni simili a quelle provocate, nel 2020 della pandemia, dicendo di provenire da una zona rossa), oggi la città sembra aver superato il trauma: la ex zona A è stata bonificata e oggi vi sorge un parco, il Bosco delle Querce, che è un luogo di vita e, allo stesso tempo, custode della memoria. Ma alcuni segni restano: dopo 44 anni dal disastro ambientale ci si ricorda ancora il dramma degli sfollati e quello delle donne che dovettero affrontare il dilemma di un aborto, per di più due anni prima della sua legalizzazione, mentre oggi ci si chiede se l’incidenza dei tumori in zona sia stata alterata dalla diossina. In più, da anni il territorio fronteggia un’altra minaccia, che rischia di riportare letteralmente alla luce il veleno del 1976: Pedemontana. L’autostrada, infatti, è da anni ferma a Lentate, in attesa di finanziamenti ma anche di capire come procedere nei lavori: il suo percorso andrebbe in parte a sovrapporsi all’attuale superstrada Milano-Meda, un tratto che, come testimoniano i carotaggi degli scorsi anni, è ancora contaminato dalla diossina del 1976. [E’ realmente necessaria Pedemontana per il rilancio della Lombardia? L’approfondimento]

E, forse proprio perché si tratta di un anniversario così doloroso, il ricordo diventa frammentario non solo nella memoria a volte troppo selettiva dei sevesini di oggi, ma anche nelle celebrazioni. Quella più ufficiale, promossa dal Bosco delle Querce con il contributo della Regione, prevede due giorni di “conoscenza, cura e custodia”, tra interventi di manutenzione nel parco, intervista alle associazioni del territorio e visite guidate, in collaborazione con Legambiente Lombardia. Venerdì 10 luglio e sabato 10 luglio presso il Bosco delle Querce, alle ore 9.00, 17.00 e 18.00.

Il circolo “Laura Conti”, sezione sevesina di Legambiente, organizza invece il seminario a distanza La verità è un bene pubblico”, a cui si potrà partecipare dalla pagina Facebook dell’associazione a partire dalle 18.00 di questa sera. Interverranno, mediati dallo psicologo di comunità Stefano Carbone, le docenti universitarie Laura Centemeri (Università di Marsiglia), Monica Seger (Università William&Mary, Virginia) e Mariateresa Muraca (Università degli Studi di Verona), insieme a Luana Zanella (Esecutivo Federazione Verdi Italiani), Damiano di Simine (primo presidente del circolo Legambiente “Laura Conti” di Seveso) e Alberto Colombo (Sinistra e Ambiente di Meda).

Più legato all’attualità, invece, il presidio itinerante di Seveso Memoria di Parte e del Coordinamento No Pedemontana, che racconterà, proiettando sui muri filmati e contenuti originali, il disastro Icmesa e la minaccia di Pedemontana. Questa sera alle ore 20.45 in via Icmesa, a Meda.

Iniziative diverse, dunque, purché si ricordi. Perché, come sottolinea il geologo Gianni Del Pero, presidente delegato di Wwf Lombardia, «Ricordare è un dovere civico. Dopo 44 anni nei terreni di Meda, Seveso, Cesano Maderno e Desio la diossina c’è ancora, a poca profondità, qualche decimetro. Non è presente nell’aria e, a meno che non si decida di scavare e movimentare terreni senza precauzioni, non si disperde più nell’ambiente. Alcune attività agricole e zootecniche sono ancora esposte al rischio di accumulare diossine nel prodotti alimentari. Ancora oggi cerchiamo di prevenire il rischio di esposizione alla diossina residua. Ora sappiamo cos’è la diossina, la coscienza ambientale è migliorata rispetto a 44 anni fa. Seveso ha insegnato al mondo intero cosa sia un incidente industriale, quali le sue conseguenze. E Seveso deve servire ad insegnare che non dovranno più ripetersi tragedie come la nostra».

Foto di apertura: immagine d’archivio

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