Economia

Cisl, Rita Pavan va in pensione dopo 43 anni di lavoro nel sindacato: l’intervista

Rita Pavan si è concessa in una lunga intervista a Mbnews, dopo aver ceduto il testimone di segretaria generale della Cisl a Mirco Scaccabarozzi. Ci ha raccontato i suoi 43 anni nel sindacato.

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La Cisl Monza Brianza Lecco ha da pochi giorni cambiato volto: Rita Pavan, da quattro anni Segretaria Generale, dopo 43 di lavoro attivo nel sindacato, ha ceduto il testimone a Mirco Scaccabarozzi. Non è stata una sorpresa, aveva annunciato la sua intenzione di andare in pensione già durante l’esecutivo del 4 dicembre scorso.

Dopo il momento dei saluti e dei ringraziamenti, viene sempre il momento dei ricordi e dei bilanci. Rita Pavan si è concessa in una lunga intervista a Mbnews, raccontando il primo comizio, i primi anni nel sindacato, il primo lavoro a 13 anni per conquistare la tanto ambita indipendenza e poi gli anni d’oro del Coordinamento Donne della Cisl e ancora l’Europa, l’altro file rouge della sua lunga carriera. Alla fine i propositi per il domani, non senza, confessa, un impegno sociale.

Rita Pavan si racconta

A quando risale la prima contestazione?

“Ero molto giovane, frequentavo la scuola media. Erano gli anni della contestazione studentesca. Una volta non funzionava il riscaldamento e così ci unimmo alle proteste dei ragazzi delle superiori. A un certo punto qualcuno venne da me e mi piazzò un megafono in mano, fu quello il mio primo comizio”.

Qual è stato il suo primo impiego?

“Avevo 13 anni, era l’estate del 1970. A quell’epoca la volontà per le donne di sentirsi indipendenti era molto forte e io non facevo eccezione. Insieme ad alcune amiche decisi di andare a lavorare in un’azienda metalmeccanica di materassini e palloni da mare. Ovviamente lavoravo in nero, per 10 ore al giorno, mentre le ragazze, per lo più 18enni, che avevano un contratto a tempo indeterminato, ne lavoravano anche 13 al giorno. Ricordo che una volta arrivò l’ispettorato del lavoro e subito ci fecero uscire di nascosto dal retro della fabbrica. E’ stato come un segno del destino: il futuro, non lo sapevo ancora, mi avrebbe portato a lottare per i diritti degli operai, delle donne e di tutti i lavoratori”.

Quali sono state le prime battaglie che ha portato avanti con successo?

“Ha iniziato l’attività sindacale nel 1976, in azienda. In quel periodo ho affrontato due rinnovi di contratto, ho quindi avuto l’opportunità di misurarmi per la prima volta con i temi della rappresentanza e con l’organizzazione dei lavoratori. Ricordo in particolare un episodio, degli anni trascorsi in Peugeot: il licenziamento di un collega per presunta concorrenza sleale. Noi sapevamo benissimo che non era reale quell’accusa e così siamo scesi tutti in strada, in via Gallarate a Milano e per protesta abbiamo bloccato il traffico. Nel mentre, una collega ha chiamato il Corriere della Sera. Alla fine siamo riusciti a farlo riassumere. E’ stata una vittoria importante, a quell’epoca le battaglie sindacali erano prevalentemente tra gli operai, noi invece eravamo tutti impiegati”.

“Dopo quell’esperienza, nel 1980, mi hanno chiesto di lavorare nel sindacato a tempo pieno. Sono entrata alla Fisascat Cisl, prima in zona Giambellino e poi in zona Sempione; dopo tre anni, sono diventata responsabile di Consiglio Unitario di zona San Siro-Rho. Ricordo i primi comizi durante gli scioperi. Nel lontano ’85, c’è stata anche la mia prima apparizione al TG3, mi intervistò Piero Scaramucci, all’epoca direttore di Radio Popolare”.

Quali sono stati gli impegni che maggiormente hanno segnato la sua carriera nel sindacato?

“E’ stato il lavoro con il Coordinamento Donne della Cisl a prendere un posto importante nella mia carriera e nel mio cuore. Nel 1986 ne sono diventata responsabile. Ricordo quella volta che abbiamo raccolto 65 mila firme in un mese e poi le abbiamo consegnate alla Camera dei Deputati, per richiedere una legge sulle azioni positive (che poi sarebbe arrivata nel ’91) e il riconoscimento contributivo della maternità anche in assenza di rapporto di lavoro”.

Posti occupati da una rosa rossa, in memoria delle donne vittime di femminicidio, durante la cerimonia di elezione del nuovo segretario generale Cisl Monza Brianza Lecco

“Poi ricordo una manifestazione in particolare, dei coordinamenti donne nazionali Cgil, Cisl e Uil, che aveva come slogan: ‘Un lavoro per tutti, un lavoro diverso, una società senza violenza’. Un tema, quest’ultimo, già molto attuale allora.

Dopo il periodo d’oro del coordinamento donne, ho avuto un’esperienza di qualche anno alla Cisl regionale, al Dipartimento Mercato del Lavoro, dove seguivo gli incontri con la regione sui temi del lavoro, dei contratti di formazione-lavoro… e poi ho iniziato a dedicarmi all’altro importante file rouge della mia attività sindacale: l’Europa. Ho preso in mano la direzione del dipartimento Europa Internazionale della Cisl Lombarda e poi sono diventata presidente di Iscos Lombardia, l’organismo di solidarietà della Cisl che opera nel mondo della cooperazione internazionale con progetti nel settore dei diritti umani e del lavoro, istruzione, sviluppo locale e microcredito.

“In quegli anni ho seguito progetti in Africa, in Perù, ho preso parte ai World Social Forum di Puerto Alegre, di Mumbai e Nairobi. Sono stati anni davvero ricchi di esperienze”.

 

L’Europa avrebbe dovuto essere al centro anche dell’ultima mia iniziativa pre-pensionamento, che avevo organizzato in coordinamento con il Parlamento Europeo: si trattava di una visita di studio a Bruxelles, con un piccolo esecutivo della Cisl, fissata per il 17-18-19 marzo, ma che poi è stata annullata per via dell’emergenza Covid-19″.

Una donna che ha dedicato anima e corpo al sindacato come intende affrontare la nuova vita da pensionata? Ha già in cantiere qualche progetto o si dedicherà al meritatissimo riposo?

“Ci tengo a precisare che è stata una scelta che ho fatto volontariamente, non è stata in alcun modo obbligata. Sentivo che era giunto il momento di chiudere questa lunga esperienza di lavoratrice attiva nel sindacato. Adesso voglio prendermi un periodo di riposo, ho proprio bisogno di riprendere fiato, poi sono sicura che continuerò ad avere un qualche impegno sociale, del resto non riesco proprio a immaginare la mia vita senza. A dire il vero, ho già ricevuto anche una proposta: prendere la presidenza dell’Iscos, Istituto Sindacale di Cooperazione allo Sviluppo, con cui avevo già lavorato in passato. Non voglio però che sia un impegno a tempo pieno, altrimenti non avrebbe senso aver scelto di andare in pensione. Dovrà essere un impegno sociale commisurato alla mia nuova condizione di vita”.

La sua carriera si chiude con un evento epocale, una pandemia che ha trascinato l’intero Paese in una crisi pari solo a quella del secondo dopo Guerra. Lei stessa peraltro, è stata colpita dal Covid-19. Quali sono stati i suoi pensieri durante l’emergenza sanitaria? 

“Anche se può sembrare banale, la prima cosa che posso dire è che mi ritengo molto fortunata. In quel periodo, le riflessioni sul senso della vita si sono moltiplicate spontaneamente. Ora che ho superato l’infezione e anche il Paese sta uscendo dalla fase acuta dell’emergenza sanitaria, posso dire che mi sento sicura e tranquilla di aver lasciato il territorio in ottime mani”.

La Cisl ora vede Mirco Scaccabarozzi, vestire la sua carica. Qual è il suo augurio per il nuovo segretario generale della Cisl Monza Brianza Lecco?

“Sono sicura che Mirco insieme alla nuova rinnovata squadra saprà affrontare con il giusto approccio i prossimi mesi, che si preannunciano estremamente difficili. Bisogna dire che il sindacato ciclicamente ha sempre affrontato fasi complicate, per questo credo che sia nel Dna di chi ci lavora, essere avvezzo alle sfide più dure. Vado quindi in pensione con 44 anni di contributi e una buona dose di serenità”.

Anche se la finestra è la stessa, non tutti quelli che vi si affacciano vedono le stesse cose: la veduta dipende dallo sguardo, diceva Alda Merini, ecco, forse i nostri sguardi saranno anche parziali, ma sono quelli di chi ogni giorno, in mezzo a mille difficoltà, cerca di non voltarsi dall’altra parte di fronte alle ingiustizie e al bisogno di operare per il bene comune. In alto i cuori, grazie davvero di tutto, W la CISL”. E’ con queste parole, ricolme ancora di tanta passione ed emozione, che Rita Pavan ha concluso il suo discorso di commiato. Con le stesse parole chiudiamo la nostra intervista, augurando buona vita a Rita e un buon nuovo inizio alla Cisl.

 

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