Economia

Cisl Monza Brianza Lecco, Mirco Scaccabarozzi è il nuovo segretario generale: l’intervista

C'è una nuova squadra alla Cisl Monza Brianza Lecco, Mirco Scaccabarozzi è il nuovo segretario generale. In un'intervista a MBNews racconta i suoi progetti per la ripresa post Covid-19.

Mirco Scaccabarozzi (2)

C’è una nuova squadra alla Cisl Monza Brianza Lecco, Mirco Scaccabarozzi è il nuovo segretario generale. Il cambio della guardia è stato ratificato il 20 luglio 2020, dal Consiglio Generale della Cisl Monza Brianza Lecco, riunitosi nell’auditorium della Camera di Commercio a Lecco. Il neo responsabile ha chiarito che il suo modus operandi si concentrerà su tre direttrici: lavoro, territorio e cultura. Da un lato bisognerà puntare sull’innovazione tecnologica, dall’altro la tecnologia dovrà favorire un nuovo umanesimo caratterizzato dalla promozione integrale della dignità della persona. In tutto ciò, la sicurezza non dovrà mai essere pregiudicata. Mirco Scaccabarozzi ha spiegato nel dettaglio il suo piano per l’immediato futuro, a MBNews, in una lunga intervista.

 

Nella sua presentazione ha affermato che le tre direttrici del suo operato saranno lavoro, territorio e cultura. Ci spiega meglio cosa intende per ogni punto?

“Lavoro. E’ doveroso favorire tutti quei processi che possono garantire un’importante crescita tecnologica del lavoro in Brianza con un conseguente incremento dell’occupazione. Oggigiorno, senza sviluppo tecnologico, il rischio che si corre è quello di morire di obsolescenza. E’ importante sottolineare che lo sviluppo tecnologico non si riferisce soltanto alla dimensione della fabbrica, ma riguarda anche i servizi alla persona. L’esempio che mi viene subito in mente è quello della RSA San Pietro, dove c’è una dimensione tecnologica incredibile a sostegno appunto dei servizi alla persona.

Tra le innovazioni tecnologiche, lo smart working deve essere inteso come uno strumento accanto ad altri, non può essere visto come la terra del Bengodi. Anche dietro a questa forma innovativa di gestione del lavoro si nascondono potenziali negazioni dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, mi riferisco ad esempio, al diritto alla disconnessione, che a oggi è sancito nero su bianco soltanto nel contratto che riguarda i dipendenti della scuola. E’ pertanto fondamentale che lo smart working sia in grado da un lato di garantire la produttività, ma dall’altro consenta anche di conciliare i tempi di vita e di lavoro.

Se lo smart working può non essere essenziale lo è invece la formazione del personale, proprio nell’ottica dell’avanzamento tecnologico del mondo del lavoro. La formazione deve essere intesa come un diritto soggettivo di lavoratrici e lavoratori.

Territorio. Le politiche che noi abbiamo chiesto a più riprese, anche durante la pandemia, puntano a un territorio che sappia garantire la coesione sociale. Per ottenerla bisognare avere un welfare che non si fondi essenzialmente o quasi esclusivamente sulla famiglia, ma che sia di comunità, nel quale vengono coinvolti i diversi attori del territorio, dagli enti locali al terzo settore. L’altro aspetto del Welfare che concorre a garantire la coesione del territorio è la sicurezza sanitaria, che deve necessariamente passare dalla medicina territoriale, purtroppo rimasta solo sulla carta dal 2015. Assenza che peraltro, ha pesato enormemente sul nostro territorio, durante la pandemia.

Cultura. Innanzitutto bisogna favorire una politica di diritto allo studio su tutto il territorio. Quindi da un lato il sostegno alle politiche scolastiche, dall’altro, in linea con la direttrice tracciata e ampiamente coltivata dalla precedente segreteria, l’istituzione di momenti di formazione e informazione. Mi riferisco ai venerdì della Cisl, dove si affrontano in parte tematiche legate ai temi trasversali della cittadinanza, e in parte i temi più squisitamente di carattere politico-sindacale, come la previdenza o nuove forme di articolazione contrattuale”.

Ha parlato anche di un nuovo umanesimo ci spiega meglio cosa significa per lei?

“Con nuovo umanesimo faccio riferimento principalmente a un binomio che deve essere indissolubile: lavoro – sicurezza. Lo sviluppo tecnologico, l‘avanzamento delle Industrie non deve mai essere disgiunto dall’affermazione del diritto. Non possiamo pensare a una produttività che dimentichi il problema della sicurezza. Su questo punto non possiamo derogare minimamente, né tanto meno arretrare di un centimetro. Lo scorso anno abbiamo avuto letteralmente un’ecatombe di morti sul lavoro, non possiamo accettare che in assenza di misure, il mondo del lavoro divenga fonte di altri problemi per il territorio. Lo sviluppo tecnologico non può essere la negazione dell’umano, ma anzi deve accompagnarsi a una riflessione sulle nuove forme che i diritti possono assumere all’interno del contesto produttivo”.

Dopo il disastro Covid-19, come si può ricostruire il tessuto produttivo, profondamente compromesso? Cosa è fondamentale fare per dare respiro alle imprese?

“Innanzitutto, è fondamentale prorogare tutti quegli interventi di sostegno sociale, come ad esempio il fondo integrazione salariale o la cassa integrazione, che sono stati garantiti fino a oggi. Questo non perché noi siamo a sostegno dell’assistenzialismo, ma per evitare che un problema che riguarda il mercato del lavoro si trasformi in una vera e propria bomba sociale. Anche per questo siamo a favore del MES e del Recovery Fund. Ci sembrano posizioni pretestuali e puramente ideologiche, quelle di rifiuto categorico nei confronti di questi sostegni di natura economica, considerato oltretutto che non sono condizionati da vincoli particolari, rispetto almeno ad altre soluzioni adottate in passato con altri Paesi. Tali strumenti consentirebbero un investimento cospicuo nell’ammodernamento delle imprese, tale da garantire quello sviluppo tecnologico di cui abbiamo parlato poc’anzi e che oggi è quanto mai necessario. Altrimenti ci attestiamo su un fronte vecchio e già superato”.  

Il problema della conciliazione lavoro famiglia si è esacerbato durante e post pandemia, come di consueto maggiormente a carico delle donne. Come bisogna intervenire per sanare questa enorme piaga del nostro Paese?

“Se fossero stati attivati dei protocolli per il rientro scolastico in sicurezza, sarebbe stato più semplice gestire la questione della conciliazione lavoro-famiglia. Soprattutto avrebbero favorito il lavoro delle donne, su cui ancora oggi nel nostro Paese, grava il lavoro di cura all’interno del nucleo familiare (dato che emerge chiaramente a livello statistico). Nonostante si sia parlato a lungo delle modalità di rientro a scuola, a fine luglio, non sappiamo ancora nulla di certo. Questo inficia evidentemente anche le politiche del lavoro. Lo smart working in parte può risolvere queste criticità, ma attenzione, perché come ho detto prima non va inteso come la panacea di tutti i mali”.

 

Da laureato in filosofia, se dovesse definire con le parole di un illustre filosofo questa nuova fase della sua carriera in Cisl, quali prenderebbe in prestito?

“Farei riferimento a Francis Bacon, il quale pensava alla ricerca e alla conoscenza come strumenti capaci di far evolvere il genere umano su una direzione positiva. Visto che siamo agli esordi di un nuovo percorso, mi piace pensarlo in questa direzione”.

Da pochi giorni ha preso il testimone della segreteria generale della Cisl, da Rita Pavan. Qual è il suo augurio per lei?

“Quello con Rita per me è stato un incontro professionale importante, oltreché un confronto costante, dove non ci sono state mai ombre. Abbiamo sempre avuto una consonanza di visione sulle cose che abbiamo affrontato insieme. Le auguro quindi, oltre a tanta serenità, di poter impiegare la sua intelligenza in qualcosa di sociale che sia all’interno dell’organizzazione, o almeno a lato”.

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