Salute

Cab Polidiagnostico: “Da Arcore a Barzanò in tutta la Brianza buoni i risultati contro il Covid”

Dal Cab polidiagnostico il dottor Paolo Godina racconta come è andata la diagnosi dei test sierologici e dei tamponi

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Salute e prevenzione, ma soprattutto diagnosi. Il Cab Polidiagnostico, che da Arcore a Barzanò copre tutta la Brianza, in tempi di Covid fa il punto della situazione su test e tamponi. Soprattutto cerca di risponde ad alcune perplessità rimaste ancora inattese.

“In Brianza una persona su sei è venuta a contatto con il virus”. A dirlo è stato il dottor Paolo Godina, numero uno del Cab Polidiagnostico. Un dato, il suo, in sostanza positivo e che permette di vedere un po’ di colori, tra il grigio che questo periodo ha finora mostrato.  “All’inizio dell’emergenza – ha spiegato il dottor Godina – parlando di immunità di gregge, si era aperta l’ipotesi, circa il fatto che una grande quantità di persone potesse venire a contatto con il virus”. I dati raccolti da maggio, hanno smentito ogni previsione: su oltre 2 mila test sierologici effettuati in tutti i centri di prelievo del Cab Polidiagnostico, solo il 16% delle persone sono risultate positive, ossia è stata rilevata la presenza degli anticorpi IgG, che sono gli anticorpi che dovrebbero rappresentare l’immunità del soggetto.

A questo dato va però messo un puntino sulla “i”. Esiste quello che, in gergo tecnico, si chiama errore di selezione e Godina ritiene che la prevalenza nella popolazione in generale sia più bassa. “La popolazione che si è precipitata da noi nelle prime settimane di aprile e maggio per fare il test sierologico – chiarisce Godina – è costituita in gran misura da persone che avevano il timore di essersi ammalate o da persone entrate in contatto con positivi. Se facessimo i test in modo casuale sulla popolazione probabilmente la percentuale di positivi sarebbe pari o inferiore addirittura al 10%”.

Prevenire è meglio che curare. Oltre il detto, la scienza. Soprattutto quando si ha la consapevolezza che il Cab Polidiagnostico utilizza  la metodica Abbott con un dosaggio immunologico chemiluminescenze a cattura di micro particelle. Tradotto significa che i test vengono effettuati tramite una strumentazione automatica mediante l’utilizzo di kit di ultima generazione. “Questa metodologia – testimonia il dottor Godina – ha un’altissima specificità (una caratteristica del test di laboratorio in grado di dire se il risultato positivo è un vero positivo, ossia il test non reagisce con anticorpi che non sono Covid ) e un’ alta sensibilità, capacità di rilevare anche piccole quantità di anticorpi 

Dati alla mando, l’82,3% dei casi, secondo i dati forniti dal Cab Polidiagnostico, è risultato negativo: non è venuta a contatto con il virus. “Resta un residuo dell’1,6% dei test dubbi – chiarisce Godina -, che necessitano di ulteriori approfondimenti diagnostici”.

Sempre durante il periodo di maggio, i primi 200 tamponi realizzati restituiscono un 94,2% di negativi. Il 5,8%, invece, è risultato positivo. Di questi, un  3,4% con carica virale elevata e potenzialmente infettivi, mentre un 2,4% con carica virale bassa. “I risultati parziali – spiega il dottor Godina – indicano un dato di contagio non elevatissimo.

La miglior cura, ad ogni modo, parte da un’accurata diagnosi e prevenzione. “Questi dati – chiosa il dottor Godina – sono a disposizione dei medici di Medicina Generale e dell’Ats e possono aiutare a isolare i pazienti ancora potenzialmente infetti nonché a gestire al meglio l’andamento della pandemia, che in questo periodo sembra darci fortunatamente tregua”.

Oggi, in piena fase 3 e verso, si spera un andamento sempre migliore, rimane da chiedersi come sia la situazione in quello che, de facto, rimane un crogiolo di informazioni. La domanda è quindi lecita. Cosa dobbiamo aspettarci da questa estate e soprattutto, cosa a partire da settembre? “La situazione – risponde Godina -, ad oggi è in miglioramento e non rimane da sperare che così possa continuare. Lascio agli esperti le previsioni su un nuovo picco e sulle ipotizzate modifiche al virus. Quello che posso affermare con certezza sta nel fattoche il boom è un pochino finito, e che  gli esami fatti alla popolazione che si rivolge a noi sono scesi oltre la metà rispetto al periodo iniziale. Di un’altra cosa sono certo: eseguire sierologici e tamponi è da vedere come una prassi di routine. Infatti, sperando non ci sarà una secondo ondata, i test saranno utili soprattutto nel periodo invernale, quando in giro correranno altre patologie influenzali e si renderà quindi necessaria adottare una diagnosi differenziale tra le patologie”.

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