In classe a settembre, Cgil Monza e Brianza: “La scuola è un investimento, non una spesa!”

Il segretario provinciale della categoria Flc, Claudio Persuati, in quest'intervista parla degli scenari per il prossimo anno scolastico. Dalla didattica a distanza ai lavoratori precari, fino alla carenza di spazi.

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Classi su turni, necessità di nuovi spazi, didattica a distanza, lezioni il sabato per tutti, assunzione di migliaia di docenti ed ATA, uso della mascherina in aula e misure di prevenzione anti-Covid.

Già così ce ne sarebbe abbastanza per far venire i capelli bianchi a chiunque. Non ci è dato sapere se la folta chioma mediterranea della ministro dell’Istruzione, Lucia Azzolina, solo 38 anni, cominci ad essere un po’ meno scura. Ma di sicuro riuscire ad incastrare tutti i pezzi del puzzle scuola prima del 14 settembre, data ufficiale di inizio delle lezioni, sarà un’impresa a dir poco titanica da affrontare.

Le linee guida, che nei giorni scorsi sono state al centro di un’accesa discussione tra il Ministero dell’Istruzione e le Regioni, hanno lasciato molti punti interrogativi. La preoccupazione e l’incertezza sono i sentimenti dominanti di chi, in qualche modo, ha a che fare con il mondo della scuola.

Come Claudio Persuati (nella foto in alto), Segretario della FLC Cgil Monza e Brianza. Che, in quest’intervista ad MBNews, affronta tutte le problematiche sul piatto, soprattutto in relazione a Monza e la Brianza. E, anche se non perde la fiducia “perché nei mesi scorsi tutto il personale della scuola ha dimostrato di sapersi impegnare per consentire alle cose di funzionare”, individua due punti focali nel suo pensiero su queste complesse tematiche: “La DAD (Didattica a distanza) non è didattica, però bisognerà tenerla presente nei prossimi mesi”. “E’ necessario considerare la scuola non più una spesa, ma un investimento perché la cultura e l’istruzione sono importanti”.

Dopo l’accordo tra Ministero dell’Istruzione e le Regioni sulle linee guida per il prossimo anno scolastico, quali sono le criticità principali?

La priorità è rientrare tutti in sicurezza a scuola, dagli studenti ai lavoratori e alle famiglie. Su questo bisogna prepararsi a qualsiasi evenienza, visto che la situazione sanitaria potrà essere più chiara solo ad agosto. C’è sicuramente, anche a Monza e in Brianza, la problematica legata all’utilizzo degli spazi. Solo alcuni istituti scolastici hanno aule vuote da poter sfruttare e mettere a disposizione. C’è chi pensa di sopperire con tensostrutture, ma di solito sono molto calde d’estate e fredde d’inverno.

Fare lezioni il sabato non darebbe vantaggi e creerebbe problemi alle famiglie. Non ultime per importanza, sono forti le perplessità su come evitare assembramenti e garantire il distanziamento fisico sui mezzi di trasporti per andare a scuola e sulla mancanza di personale, docente e non, per affrontare le novità organizzative previste.

La questione precari è una delle più preoccupanti. Molti, sindacati compresi, hanno chiesto migliaia di assunzioni, ma difficilmente ci saranno. Che situazione avremo a settembre?

I tagli del personale scolastico sono iniziati quando al Ministero c’era la Moratti e sono proseguiti fino ad oggi, creando le classi pollaio. Ora saremo ulteriormente in difficoltà. Credo che a settembre la scuola inizialmente riprenderà solo con il personale di ruolo che, ad andar bene, anche a Monza e in Brianza, è circa il 50% di quello totalmente necessario. Come sindacato abbiamo provato, inutilmente, ad insistere per far prolungare i contratti dei precari in scadenza al 30 giugno.

Le cosiddette “call veloci” sono una possibile soluzione?

Assolutamente no. Gli Uffici scolastici provinciali, che dovrebbero gestire la questione, non sono pronti. Saranno già oberati dalle immissioni in ruolo, dai pensionamenti, dalla formazione del personale.

La DAD (Didattica a distanza) potrebbe, a questo punto, mettere una toppa alle difficoltà nel reperire spazi e personale?

 La vera didattica è solo in presenza e quella a distanza, anche alla luce di quanto avvenuto in questi ultimi mesi, può essere tenuta presente solo come alternativa emergenziale, anche in considerazione del possibile numero di insegnanti e studenti fragili. La verità è che si tratta di questioni talmente parcellizzate su tutto il territorio italiano che ogni singola scuola, soprattutto in relazione alla necessità di spazi ulteriori in cui fare didattica in presenza, dovrà tirar fuori una soluzione. Da Roma, però, ci vorrebbero più chiarezza e indicazioni di massima più precise.

Gli edifici scolastici in Italia hanno un’età media di oltre 50 anni e, spesso, non hanno standard adeguati per la sicurezza e la sostenibilità. Come è messa Monza e la Brianza?

Nel nostro territorio probabilmente la situazione è un po’ migliore rispetto ad altre zone del Paese, ma rispetto a quello che si è fatto negli anni per gli interventi strutturali, andava fatto il triplo. Ci sono problematiche, come la scarsa pulizia dei pluviali, che ci trasciniamo da almeno 30 anni. L’autonomia differenziata, di cui qualcuno parla, è sbagliata per la scuola come lo è stata per la sanità.

Intanto nei giorni scorsi ci sono stati gli esami di terza media e, in presenza, stanno terminando quelli di maturità. Come è andata nel nostro territorio?

Sicuramente c’è stato un grande sforzo organizzativo, soprattutto da parte delle segreterie. Noi, come sindacato, siamo andati personalmente in alcuni istituti di Monza e della Brianza e devo dire che in ognuno abbiamo trovato scelte logistiche diverse. Dai percorsi differenziati di ingresso ed uscita alla sanificazione delle sedie utilizzate da studenti e docenti.

A luglio ed agosto i centri estivi, che stanno per partire in molti Comuni, compreso Monza, saranno una sorta di prova del nove, seppure parziale, su come gestire il distanziamento a settembre. Quale principio deve ispirare una sfida così grande per la nostra scuola?

Sono convinto che per migliorare davvero la nostra scuola bisogna cominciare a considerarla non una spesa, ma un investimento per il futuro. Lo pensavo ben prima del Covid e a maggior ragione adesso. La cultura e l’istruzione devono essere al centro delle scelte politiche, a livello nazionale, regionale e locale.

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