Economia

L’allarme di Butticè (Ristoratori Riuniti): “L’80% dei ristoranti in Brianza non riaprirà”

Secondo Butticè sarebbero oltre 5mila i brianzoli che rischiano il posto di lavoro nei prossimi sei mesi.

Inaugurazione ristorante Fresco monza via cortelonga mb 11

“Se tutto rimane così l’80% dei ristoranti in Brianza non potrà riaprire“. Una stima che fa gelare il sangue quella anticipata da Vincenzo Butticè, patron del Moro di Monza e alla guida dei Ristoratori Riuniti, associazione che rappresenta 220 ristoranti in Provincia di Monza. Una doccia fredda quella della Fase Due che riguarda i ristoranti. Una Fase Due fatta di normative precise in fatto di distanziamenti e di procedure di sanificazione ma che, secondo le prime ipotesi, andrebbe a penalizzare un mercato che nella sola Brianza da lavoro a 18.500 persone e che produce oltre due miliardi di fatturato l’anno.

Siamo disorientati  e smarriti in questo momento- ha commentato Butticè-. Pensiamo a locali piccoli, come quelli di via Bergamo a Monza. Come possono rispettare la norma di distanziare i tavoli di 2 metri? Impossibile. Per quanto riguarda invece l’estate e la possibilità di posizionare i tavoli all’aperto si tratta solo un palliativo che potrebbe aiutare solo per i pochi mesi estivi.  Non si tratta di nulla di strutturale. Se le norme rimangono queste in sei mesi in provincia di Monza rischiano di perdere il lavoro 5mila persone attualmente occupate nell’ambito della ristorazione”. Un problema occupazionale che si preannuncia drammatico.

“Per far fronte alla questione abbiamo aperto dei tavoli di lavoro con le istituzioni- ha spiegato Butticè – In particolare abbiamo iniziato a dialogare in modo costante con l’assemblea dei sindaci e contemporaneamente abbiamo iniziato a interpellare i singoli sindaci dei comuni brianzoli. A loro stiamo presentando delle richieste specifiche che potrebbero aiutare l’intero settore a sopravvivere in questo Fase Due così difficile e penalizzante per l’intero settore”.

Richieste messe nero su bianco in un documento di poche pagine. I ristoratori ai Sindaci chiedono la cancellazione delle imposte nazionali e locali fino al 31 dicembre 2020 e 2021 (es. TARI, IMU, affissione, occupazione suolo pubblico, etc.), una rivalutazione dell’incidenza delle tasse, imposte e tributi locali; la semplificazione delle pratiche burocratiche per poter installare dei dehor anche nel periodo invernale così da avere più spazio dove posizionare i tavoli con il corretto distanziamento; una riduzione canoni di affitto per le attività svolte in proprietà di Provincia e Comuni, consorzi e demanio, l’incentivazione dell’affitto calmierato e  la condivisione di protocolli in una logica preventiva sulle azioni ispettive e di controllo da parte di Annonaria, Polizia Municipale e ATS.

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