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Fase Due, i casi in cui la quarantena finirà solo con il vaccino. L’intervista a Nicolò Cafagna

Giornalista monzese classe 1983, da anni si occupa di disabilità e di terzo settore. Scrive per Il Fatto Quotidiano. Fra i suoi progetti lavorativi quello di scrivere un libro.

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A Monza lo conoscono tutti. Nicolò Cafagna, giornalista e blogger da anni è in prima linea per abbattere, con i suoi articoli e i suoi interventi anche sui social, gli stereotipi che spesso regnano quando ci si confronta con la disabilità. Penna e lingua pungente, con sarcasmo e pragmatismo dalle pagine dei quotidiani e settimanali locali (ha lavorato anche per MBNews) e da quelle dei quotidiani nazionali (scrive per Il Fatto Quotidiano) racconta la realtà di quanti si trovano ogni giorno a vivere una situazione di difficoltà fisica (clicca qui). Negli ultimi anni si è affacciato anche sulla scena politica monzese portando il suo contributo nel dialogo e nelle proposte nell’ambito del terzo settore.

Lo abbiamo incontrato, virtualmente, per parlare con lui di un’altra quarantena. Di una quarantena molto più lunga. Della quarantena che tante persone disabili o con problematiche di immunodepressione hanno vissuto e stanno tuttora vivendo in questi mesi. La “clausura” di Cafagna è iniziata nel mese di novembre e potrebbe vedere una data di fine coincidere con quella della messa sul mercato del vaccino anti Covid19. Una quarantena, la sua, fatta di lavoro e di ritorno alla scrittura dopo un periodo di pausa forzata. Con lui abbiamo parlato della Fase Due, che, appunto, non è ancora iniziata per quanti vivono un momento di fragilità fisica importante.

 

In questo periodo hai ripreso la tua attività giornalistica. Quali progetti lavorativi hai per il futuro?

Vorrei scalare il K2! Scherzi a parte, sono tornato a scrivere ed è già tanto visto il periodo che ho passato e continuerò a farlo anche se ho diversi problemi a utilizzare il programma vocale che prima era una bomba e che adesso sta dando qualche problema. Diciamo poi che il progetto a cui tengo molto è quello di fare della mia rubrica e del mio blog un libro. Per cui se qualche editore ci sta leggendo….

 

Gli strumenti, di sostegno economico e organizzativo, messi in campo a livello governativo per la gestione della pandemia per persone con disabilità sono state sufficienti?

Il Cura Italia prevede per le persone disabili più a rischio così come le persone immunodepresse o i malati oncologici di poter rimanere assente dal lavoro in questo periodo con lo status di “ricovero ospedaliero”. E’ stato poi previsto un’estensione del congedo parentale per chi assiste un parente disabile. Mentre a livello economico al momento non è stato stanziato nulla.

 

La tua quarantena quando è iniziata?

La mia quarantena è iniziata anzitempo e questo lo devo alla mia compagna di vita, la distrofia muscolare di Duchenne che è la malattia degenerativa che ha pensato, appunto, di degenerare ultimamente. Per cui inizio a faticare a uscire d’inverno e quindi sono in quarantena dallo scorso novembre.

 

Quali sono state le maggiori criticità?

Le maggiori criticità hanno riguardato le persone disabili che vengono assistite: io per primo ho chiesto al mio assistente di non venire per un certo periodo proprio per evitare ulteriori rischi. E’ stato un sacrificio che certamente a livello organizzativo è stato difficile da gestire ma con fatica ce l’abbiamo fatta. Altro problema era l’accesso alle cure ospedaliere e al Pronto Soccorso nel caso ce ne fosse stato bisogno.

 

Come è cambiata la tua vita durante questa epidemia? E come cambierà quando piano piano saremo nel pieno della Fase Due?

Beh direi che non è cambiato niente: ero già a casa prima e sono rimasto a casa. Scherzi a parte di certo qualche piccola uscita sarei riuscito a farla. Un grande cambiamento è stato non poter più incontrare in queste settimane le persone che prima mi venivano a trovare a casa e dopo i primi casi di contagio a livello lombardo ho preferito, mio malgrado, evitare di vedere di persona. Per cui ho iniziato le videochiamate. In ogni caso non c’è nulla che possa sostituire i rapporti umani.

Per quanto riguarda la Fase Due, anche in questo caso penso che cambi poco perché uscire di casa è comunque troppo rischioso per me. L’ideale sarebbe aspettare il vaccino oppure un momento in cui la situazione si placherà quantomeno per uscire in sicurezza. Però c’è il rischio che il contagio possa ritornare e quindi mi toccherà continuare con la mia clausura. Però magari mi darò ancora più da fare con il mio lavoro di giornalista.

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