Salute

Incontro con lo psicologo. Il Coronavirus, trauma dal quale nasce forza grazie alla collettività

Parola a Luisa Ghianda, psicologa, counselor, psicodrammatista, ipnologa di Urgenza Psicologica Monza.

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C’è salvezza di fronte ad un trauma collettivo, che sembra lasciare una scarsissima possibilità di difesa in molti di noi? C’è soluzione di fronte ad un isolamento che ha slatentizzato antiche difficoltà personali e relazionali? C’è soluzione di fronte ad un nuovo sentire, prima seppellito sotto un quotidiano affannato che tanto serviva ad allontanare verità scomode, negandole, sublimandole? Perché una cosa è certa: il virus ha aperto varchi interiori insospettabili.

Che ne faremo di quella riflessione che ha prepotentemente rivelato parti del Sé prima inascoltate, di quella frustrazione che ha messo in luce coazioni a ripetere che lasciavano insoddisfatti, di quell’angoscia serpeggiante di fronte alla comprensione di esserci impediti di sperimentare altre vie? Ne faremo tesoro.

Come sazieremo la lentezza di un tempo che sta per riprendere stancamente il suo ritmo, ora che tutto è rivelato alle nostre coscienze? Ci ingegneremo. La quarantena ha avviato una trasformazione interiore che non può essere arrestata. La crisi è diventata opportunità e, come incredibilmente sempre avviene, dal trauma nasce la forza.

Impazienti di riabbracciarci o certi che si possa sopravvivere anche senza l’Altro? Desiderosi di stringerci, lasciando che la pelle si sfiori e che i cuori battano all’unisono, o impacchettati dietro un profilo social, una conversazione in chat, una videochiamata, che fanno le nostre veci?

Perché tornare là fuori non sarà necessariamente così facile: le relazioni mediate, asincrone, provvisorie, fluttuanti, sono in fondo banalmente più facili. Uscire dalla bolla dell’isolamento, incontrare gli sguardi, occhi negli occhi senza abbassarli, dare voce alle parole perché possano toccare gli animi, rischiare l’insuccesso…non sarà necessariamente così semplice. Bene, mettiamolo in conto.

Il mondo che c’era, ci sarà ancora? Forse dovremo proprio rifondarlo: sembra che la vita reclami davvero tanto di più.

Nella speranza che la bellezza salvi il mondo, la sfida appare quella di significare e ri-significare il nostro mondo, migliorandolo nelle logiche serrate del profitto a qualunque costo, ritessere le fila delle relazioni umane, lottando contro l’immagine di una separazione irrecuperabile, ricostruire la psiche impaurita mentre l’economia ce la metterà tutta per risollevarsi.

La chiave? La collettività, mi sembra sempre una buona risposta: credere negli esseri umani. Come il gruppo è risorsa, “insieme” rimane la forza, al di là di quella ideologia individualista che a tratti irretisce le nostre anime occidentali. “Nessuno si salva da solo”, un mantra che vede nella vicinanza, nella solidarietà, nel calore umano, l’opportunità di salvezza, concezione solidaristica della vita che rafforza l’idea che siamo innanzitutto animali sociali. E l’amore conta.

Il trauma ci lascia una lezione? Sarebbe terribile se non lo facesse. Il coronavirus ci ha messo di fronte alla nostra vulnerabilità, ci ha obbligato ad un appuntamento con la nostra storia, ci ha ricordato che la vita non è garantita, ci ha ventilato l’ipotesi che accettarne il rischio di viverla sia forse perfino un dovere. Ora non abbiamo più moltissime scappatoie: siamo chiamati a risolvere la nostra personale relazione con la vita.

Personalmente un solo diktat inonda la mia coscienza: uscire dal nascondiglio e buttar via modelli desueti. “Essere fortemente possibilista”, mi ricorda la mia amica Claudia. “Questo ti serve, Lu’!”. Personalmente, l’eredità positiva della pandemia mi lascia un invito all’audacia, al coraggio. Basta con l’eccesso di prudenza.

Da sempre penso che la rinuncia, la sottomissione, il sacrificio, rischino di creare un credito che nessuno è poi disposto a saldare. Curare il limite, per non sfociare il quel delirio di godimento illimitato, ma tenere sempre vivido il desiderio, dovere verso la vita, dovere verso se stessi. Via libera alle energie vitali per esprimere senza riserve la propria individualità: immaginare l’inimmaginabile, rendere l’impossibile possibile, …per volare su, sempre più in alto, liberi di essere.

Luisa Ghianda (psicologa, counselor, psicodrammatista, ipnologa – Urgenza Psicologica Monza)

Foto repertorio MBNews

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