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Fase 2, parrucchieri “dimenticati”: Conte reinventa il salone ed è pronto ad aprire

Covid-19, è iniziata la Fase 2 e si è alzato il grido d'aiuto dei parrucchieri: l'intervista all'hair stylist Stefano Conte. Con lui abbiamo parlato della necessità di riaprire e di come ha reinventato il suo salone.

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I parrucchieri sono i grandi assenti della Fase 2 dell’emergenza Covid-19: insieme ai centri di bellezza, ai ristoranti e ai bar potranno tornare operativi dal primo di giugno, sempre se la curva dei contagi non supererà le soglie individuate dal Governo in accordo con le indicazioni del Comitato Scientifico.

A distanza di due mesi dall’inizio del lockdown, quello dei parrucchieri ora è un grido d’allarme e d’aiuto: rimanere ancora con le serrande abbassate potrebbe portare molti a non rialzarle nemmeno più.

“Perché sono ripartiti i dentisti, categoria decisamente a rischio per lo stretto contatto con i pazienti, e non noi?”, è con questa domanda emblematica che si apre l’intervista a Stefano Conte, l’hair stylist monzese, glam e creativo, vincitore di diversi contest nazionali.

Con lui, MBNews ha parlato dell’emergenza parrucchieri e di come abbia reinventato il suo lavoro e il suo salone, in vista della tanto attesa apertura.

La keyword “apertura anticipata parrucchieri” ha registrato un picco del 3.450%. Un dato che esprime chiaramente le necessità degli italiani. Cosa ne pensi? Che riscontro hai avuto dalle tue clienti?

“Sono convinto che il parrucchiere debba assolutamente poter aprire come hanno già aperto i dentisti, che peraltro hanno una vicinanza notevole alle mucose e alla salivazione dei pazienti. Noi siamo molti più distanti, quindi non si capisce perché noi ci troviamo ancora con le serrande abbassate. Inoltre credo che i parrucchieri debbano aprire perché svolgono anche un ruolo sociale: concorrono all’autostima delle persone. Oggi vediamo le donne costrette ad andare in giro o al lavoro, con 3 centimetri di ricrescita: non è solo un discorso di tinte, è una questione di benessere interiore, che passa anche dalla cura dei capelli. E poi non dimentichiamo che abbiamo diritto anche noi di conquistarci il nostro pane quotidiano“.

“Noi non abbiamo ancora ricevuto un euro dallo Stato, né i famosi 600 euro, né i 25mila euro di prestito che ho richiesto. Eppure ora abbiamo dovuto pagare 2500 euro di spese per la sistemazione del salone e per l’acquisto di tutti i dispositivi di protezione necessari a ripartire in sicurezza. Poi c’è l’affitto, l’IVA (anche se è stata posticipata), alla fine tra qualche mese ci troveremo a dover pagare somme importanti, che di certo non avremo fatto in tempo a recuperare, soprattutto se continuiamo a rimanere chiusi. E’ una situazione realmente drammatica”.

“Le clienti sono un po’ disperate, in tante mi stanno chiamando chiedendomi se posso fare dei tutorial, ma sappiamo bene che i risultati potrebbero essere disastrosi! Perché farle attendere ancora se siamo in grado di lavorare in totale sicurezza?”.

Ho visto la tua lettera aperta rivolta al Governo, si è mosso qualcosa?

“No, niente. Ripeto, credo che noi parrucchieri siamo una delle ultime categorie, non siamo assolutamente presi in considerazione. Il fatto è che se non lavoriamo noi, per effetto domino, non lavorano nemmeno le grosse aziende come Revlon, Oreal Wella. Per fortuna loro stanno spingendo, affinché la situazione si muova nella direzione giusta”.

Hai già attrezzato il tuo salone? Saresti pronto a riaprire già da settimana prossima?

“In realtà io sono pronto per aprire ieri… Abbiamo ridotto il numero di postazioni, in maniera tale che le clienti non abbiano alcun contatto tra loro, inoltre per la cassa ho voluto creare personalmente io una protezione in plexiglass, diversa da quelle già disponibili in commercio. Ne vado molto fiero: come puoi vedere dalla foto è ancorata al soffitto ed è sospesa con delle piccole catene. Abbiamo poi fatto una prima scorta di mascherine, guanti, gel e camici monouso. Una spesa importante tutta a carico nostro”.

 

Considerato il minor numero di postazioni e quindi di clienti ospitabili in negozio, come ti muoverai nei confronti del personale?

“Io amo assolutamente il mio personale. Siamo un team unito, che ogni giorni cresce insieme. Per questo ho deciso di allungare l’orario di lavoro e aggiungere il lunedì. Saremo aperti dal lunedì al sabato, dalle 9 alle 8. Io lavorerò 12 ore al giorno, sarà pesante, ma non vedo l’ora di iniziare. Dopo tutte queste vacanze, inizio ad annoiarmi!”.

Come cambierà il tuo mestiere a causa del Covid-19? Ci sarà qualche aspetto che rimarrà anche alla fine dell’emergenza?

“All’apertura niente sarà come prima dell’epidemia. Nei prossimi mesi dovremo rimanere tutti con i guanti e le mascherine, sempre attenti alle debite distanze. Questo finché non arriverà una cura o un vaccino per il Covid-19. Fino ad allora bisognerà continuare così. Mi spiace soltanto per l’ambiente, perché comunque si aggiungerà l’inquinamento prodotto dalle mascherina e dai guanti”.

“Credo che in futuro potrebbe restare l’abitudine all’utilizzo della mascherina, anche per situazioni diverse, in ‘presenza di polveri, inquinamento. In passato non l’avremmo utilizzata, magari un domani ci penseremo invece, un po’ come faceva Michael Jackson”.

“Diciamo che l’epidemia di Coronavirus è stata l’occasione per sdoganare la mascherina, sono convinto che alle prossime sfilate la vedremo persino in passerella, punteggiata di diamanti o strass, chissà”.

Infine Conte ci fa una confidenza:

“Qualche giorno fa, mi sono addentrato per le vie deserte del centro di Monza, per scattare qualche foto. Immagini desolanti, che vorrei poter cancellare subito dalla memoria, vorrei che tutto questo finisse il più velocemente possibile, purtroppo però, per il momento non ci resta che attendere l’arrivo di una cura, una soluzione”.

Nel frattempo l’appello è arrivato alle nostre orecchie, forte e chiaro: i parrucchieri hanno bisogno di riaprire, per restituire bellezza alle loro clienti, ma anche per concedersi il gusto di creare con le chiome delle persone, garantendosi il presente e un domani.

Il virus ha tolto la vita a migliaia di persone, ora bisogna evitare che sottragga, a chi è rimasto qui, la dignità.

Foto: Stefano Conte

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