Ambiente

Sindaco apra il Parco di Monza, è il momento di cambiare approccio: diamo fiducia alle persone?

In merito alla decisione presa dal sindaco di Monza, Dario Allevi, riceviamo e pubblichiamo la nuova lettera di un lettera che chiede una sua riapertura. 

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In merito alla decisione presa dal sindaco di Monza, Dario Allevi, circa il protrarre la chiusura del Parco in seguito all’emergenza Covid, riceviamo e pubblichiamo la nuova lettera di un lettore che chiede una sua  riapertura.

Spett.le Sindaco,

Le scrivo in merito alla notizia riportata da alcune testate locali secondo cui Lei avrebbe dichiarato di non voler riaprire il parco a partire dal 4 maggio, in contrasto con le indicazioni nazionali che saranno in vigore a partire da tale data. Mi permetto di farLe notare i difetti e i rischi più evidenti di questa decisione, che mi auguro vorrà riconsiderare:

– La salute fisica e mentale dei cittadini, soprattutto delle fasce più deboli e provate, gioverebbe immensamente del contatto con il verde, e questo è un dato scientifico (uno dei pochi, reali dati scientifici disponibili in questa emergenza fatta di supposizioni e proiezioni). Le faccio presente che oltre al beneficio sulla salute, questo giovamento si tradurrebbe in una maggiore serenità e disponibilità ad accettare altre restrizioni, altrimenti sempre più dure da accettare.

– Dal 4 maggio saranno concesse passeggiate e attività motorie libere, senza limiti di tempo né di spazio. Le faccio presente il rischio macroscopico che la Sua decisione pone in questo senso: poiché vista la bella stagione, moltissimi monzesi (giustamente) approfitteranno di queste nuove autorizzazioni governative, non Le sembra più logico fare sì che essi possano distribuirsi nel MASSIMO spazio possibile, e non nel minimo? Mi spiego meglio: non Le sembra meglio che i monzesi che vorranno passeggiare e andare in bicicletta possano farlo anche nella vastità e nella sicurezza del parco, anziché affollare il resto della città, con evidenti rischi conseguenti in termini di probabilità di contatto (e contagio), ma anche di rischio di incidenti e di contatto ravvicinato con fonti di inquinamento? Se Lei immagina, poniamo, 1000 persone all’aperto, capirà che il rischio di contagio (ma anche di incidente, in generale) è molto più basso se queste persone possono distribuirsi su un’area di 10 km quadrati, anziché 5 km.

– C’è un ultimo motivo, più politico che concreto, ma secondo me ugualmente importante. Come immagino saprà, sia dai dati che arrivano dalla Regione sugli spostamenti che quelli che arrivano dalle prefetture, ma anche semplicemente guardandosi in giro, la stragrande maggioranza delle persone rispetta le norme di distanziamento e usa la mascherina. Non Le sembra arrivato il momento di cambiare approccio e passare dalla fase di controllo/punizione a quella della fiducia? Non crede che il rapporto coi cittadini ne gioverebbe se desse loro fiducia e li responsabilizzasse, anziché continuare soltanto sulla via del controllo e della sanzione? Questa è anche l’indicazione nazionale, nel senso che dal 4 maggio la famosa “fase 2” è proprio la fase della fiducia, e solo in parte del controllo.

La inviterei a riconsiderare la riapertura del Parco, e di tutto il Parco, proprio per fornire il massimo spazio possibile alle persone affinché possano distribuirsi abbattendo i rischi di contagio. So che persiste il problema del “controllo”, ma questo è proprio perché si guarda a questa fase con strumenti vecchi. E’ ovvio che la riapertura è una fase che prescinde dal controllo e passa per la fiducia. Sarà impossibile controllare tanti spazi, quasi tutti. Ma la soluzione non è chiuderli, è aprirli e responsabilizzare i cittadini. E in questo senso La inviterei a dare un po’ più fiducia ai monzesi, che ripeto, dati alla mano, mi sembra che abbiano ampiamente dimostrato di meritarla. Capisco il timore di prendere iniziative “azzardate”, ma la politica è anche questo, a volte.

Grazie.

 

 

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