Economia

Coronavirus, lavoratori eroi? Cgil MB: “Spesso sono precari, non dimentichiamoli”

Alla vigilia della Fase 2 il sindacato insiste sul conciliare salute, sicurezza e produzione. Con un occhio particolare alle persone che ora sono in prima linea. E devono essere tutelate, sul fronte dei diritti, anche dopo.

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Eroi è tra le parole che abbiamo sentito più spesso da quando è scoppiata l’emergenza Coronavirus. Tante volte è stata scritta e pronunciata per definire, non senza retorica, tutte quelle persone che hanno continuato a lavorare in prima linea. Con l’obiettivo di fare la propria parte contro questa sorte di guerra, altro termine retoricamente molto abusato in questo periodo.

Ora siamo proiettati verso la cosiddetta Fase 2, quella della riapertura della maggior parte delle attività produttive e di un graduale ritorno alla normalità. E cosa sarà di quelli che sono stati ripetutamente chiamati eroi? Torneranno nell’ombra, per non dire nel disprezzo, dimostrati a volte dalla società e dalla politica anche nella cronaca recente? Se lo è chiesto la Cgil Monza e Brianza con una videoconferenza in diretta (qui per rivederla) sulla propria pagina Facebook,il secondo appuntamento sul tema “Tutelare il lavoro ai tempi del Covid” (leggi l’articolo). 

Gli attuali eroi sono lavoratori che nella quotidianità compiono da sempre il loro mestiere – afferma il segretario della Cgil Monza e Brianza, Giulio Fossati (nella foto in alto) – è giunto il momento che la società e la collettività riconoscano loro quanto gli spetta nel rispetto dei diritti costituzionali e del lavoro”.

Il riconoscimento reale del valore di alcune figure professionali ora particolarmente sotto la luce dei riflettori si lega inevitabilmente alla loro frequente condizione di precarietà.

“Più che definirli eroi non dobbiamo dimenticarci di chi, come i precari della sanità, spesso guadagna mille euro lorde al mese – sostiene Lino Ceccarelli (nella foto in basso), Responsabile Nidil (Nuove identità lavoro) e dell’Area Giovani e Lavoro della Cgil di Monza e Brianza – questi lavoratori devono essere stabilizzati e se ne deve ricordare anche Regione Lombardia che, per prima, si è opposta alla stabilizzazione dei lavoratori somministrati dalle agenzie, esclusi dalla Legge Madia”.

La precarietà lavorativa è trasversale a tutti i settori, basti pensare che solo nella sanità monzese ci sono 300 lavoratori somministrati – continua – questa condizione per le donne spesso si aggiunge alla necessità di mantenere i figli a carico. C’è bisogno di un welfare post Covid che sia inclusivo sul fronte sociale e in grado di garantire servizi e tutele anche all’ampia categoria dei lavoratori atipici”.

Il rischio, infatti, è che queste figure professionali possano passare in pochi giorni da eroi a vittime della crisi economica generata dal Coronavirus. “Di questi lavoratori, che fino a poco tempo, come gli autisti del trasporto pubblico, venivano perfino aggrediti fisicamente, noi non ci dimenticheremo soprattutto in fase di rinnovo dei contratti – afferma Sara Tripodi, segretaria della Filt Cgil Monza e Brianza – non si può farlo al ribasso solo perché c’è un problema di liquidità e di crisi generale scatenato dall’epidemia”.

LA SITUAZIONE

Nei giorni scorsi la Cgil Monza e Brianza ha diffuso i dati, aggiornati al 10 aprile, sulle richieste di ammortizzatori sociali per la cassa integrazione nel nostro territorio (clicca la news). Oltre 5mila le istanze presentate per quasi 69mila lavoratori coinvolti (prospetto completo). Dati allarmanti e da aggiornare nel loro trend negativo. Una fotografia con molte sfumature di complessità a seconda dei settori produttivi.

C’è chi, infatti, sta reggendo meglio all’impatto del Coronavirus. “In quanto servizio pubblico, banche ed assicurazioni non hanno mai staccato ed, in generale, si sono mosse per tempo per continuare a lavorare, in sicurezza, con smart working e un presidio minimo negli uffici – spiega Carlo Capuano (nella foto in basso), segretario della Fisac Cgil Monza e Brianza – naturalmente, però, non mancano le difficoltà, che riguardano soprattutto i lavoratori delle agenzie assicurative sul territorio, che hanno dovuto far ricorso agli ammortizzatori sociali, spesso con anticipo della cassa da parte del datore di lavoro”.

Alcune categorie vivono situazioni piuttosto variegate. “Nell’agro industria c’è la grande distribuzione che sta lavorando molto, ma ci sono tante aziende medio-piccole che hanno avuto ordini annullati, magari semplicemente perché i bar e i ristoranti sono chiusi” afferma Federica Cattaneo, segretaria della Flai Cgil Monza e Brianza.

Segnalo, poi, casi particolari come i manutentori del verde, che stanno riprendendo a lavorare, ma in condizioni di sicurezza da monitorare, ma anche la questione degli stagionali dell’agricoltura, di cui si sta parlando molto per il reclutamento, che non si può risolvere con i voucher – continua – inoltre registriamo un aumento della discriminazione nei confronti di donne e migranti”.

Difficoltà non mancano nemmeno nei trasporti, un altro dei settori inserito tra i servizi essenziali. “Le richieste di ammortizzatori sociali arrivano soprattutto da aziende medio-piccole, il 54% ha meno di dieci dipendenti e solo il 24% ha garantito l’anticipo di casa – spiega Tripodi – le autoscuole, che sono ancora chiuse e l’autonoleggio stanno soffrendo maggiormente questa crisi”.

Gli effetti socio-economici del Coronavirus hanno messo nell’occhio del ciclone soprattutto gli autonomi, i collaboratori e le partite IVA. Tra questi, per la prima volta, anche i collaboratori dello sport, come 3 milioni circa di italiani, hanno potuto chiedere all’Inps l’indennità di 600 euro (vedi l’approfondimento).

E’ un segnale importante di cambio di mentalità da cui non si deve tornare indietro anche quando si riprenderà a lavorare in sicurezza – afferma Ceccarelli – chiediamo che nel Decreto Aprile l’indennità sia aumentata ad 800 euro, ma anche il prolungamento della Naspi e Dis-coll oggi attive e il rifinanziamento del Fondo di Solidarietà per assicurare l’integrazione salariale ai lavoratori somministrati”.

Il Decreto Aprile, inoltre, deve recuperare anche i collaboratori occasionali, come i riders, quelli pagati in ritenuta d’acconto – continua – nella speranza che si possa arrivare ad instaurare il principio che su ogni euro guadagnato ci deve essere una parte contributiva, eliminando qualsiasi tetto”.

LA FASE 2

Per molti lavoratori il 4 maggio, per alcuni anche prima, segnerà la fine del lockdown. Ma l’esigenza di tornare a produrre e mantenere misure di prevenzione e sicurezza sta generando molti dubbi ed incertezze. “Mentre per le merci siamo costantemente in Fase 1, soprattutto nel trasporto pubblico bisogna pianificare con attenzione la Fase 2 – afferma la segretaria della Filt Cgil Monza e Brianza – mi aspetto criteri legislativi che in maniera univoca diano indicazioni generali alle persone”.

La Fase 2 si deve affrontare parlando del come si deve rientrare, ad esempio utilizzando la turnazione dei lavoratori” aggiunge Cattaneo. Le prossime settimane saranno quelle decisive per valutare se l’Italia sarà riuscita, anche sul fronte dell’economia, ad ingranare la marcia giusta per uscire dal tunnel. Il timore è di dover concordare, ancora una volta, con il drammaturgo tedesco, Bertolt Brecht, quando affermava “beato quel popolo che non ha bisogno di eroi”.

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