Economia

Brianza verso la “Fase 2”: scontento, richieste e proposte di artigiani e commercianti

Aperture scaglionate, dispositivi di protezione, iniziative: tanti sono i punti da chiarire, così come tante sono le idee messe sul tavolo da parte degli artigiani e dei commercianti del territorio brianzolo. 

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Anche la provincia di Monza e Brianza si appresta ad entrare nella Fase 2 dell’emergenza Coronavirus. Dal 4 maggio, secondo l’ultimo Dpcm varato dal Premier Giuseppe Conte, sarà messa in moto la complessa macchina della ripresa economica.

Aperture scaglionate, dispositivi di protezione, iniziative: tanti sono i punti da chiarire, così come tante sono le idee messe sul tavolo da parte degli artigiani e dei commercianti del territorio brianzolo.

Confartigianato Milano Monza Brianza

“Siamo consapevoli dei limiti di intervento e delle difficoltà di bilancio degli enti locali, ma in un momento di estrema emergenza, chiediamo che vengano prese molto seriamente in considerazione alcune proposte”. Dettaglia Enrico Brambilla, Segretario di Confartigianato Milano Monza Brianza:

  1. Attenuazione del carico delle imposte locali, in particolare per quelle attività che a seguito della chiusura obbligata non hanno prodotto rifiuti, né beneficiato dell’uso dei propri immobili produttivi o delle proprie insegne: TARI, IMU, TASI, COSAP andrebbero pertanto rimodulate di conseguenza.
  2. Promozione di iniziative pubbliche atte a sostenere la ripresa, in particolare con l’affidamento ad imprese locali della fornitura di beni e servizi secondo la logica del “km zero”: pensiamo ad esempio al possibile rapido avvio di molti cantieri per manutenzione, riqualificazione, protezione del territorio.
  3. Attivazione di progetti locali per lo sviluppo delle piccole imprese, per aiutarle ad affrontare i nuovi oneri derivanti dalle misure di protezione e sicurezza, dall’implementazione di diverse forme di vendita e per rilanciare l’attrattività dei singoli territori.

“Siamo a disposizione, coi nostri referenti locali e con la nostra struttura organizzativa, per dare, se richiesto, il nostro contributo per la declinazione operativa di queste idee”.

APA Confartigianato Milano, Monza Brianza

«Mai come oggi le comunità locali hanno bisogno del ruolo di guida e di supporto che trova anzitutto nel Sindaco il principale riferimento per la sua città. E allora proprio ai Primi Cittadini ci rivolgiamo affinché, tra le tante esigenze cui rispondere, trovino posto quelle delle attività artigiane e della piccola impresa. Si tratta di un comparto vitale, non solo per l’economia dei nostri territori, ma anche per la tenuta sociale e la coesione – spiega il Presidente di APA Confartigianato Milano, Monza Brianza, Giovanni Barzaghi – Molte nostre imprese sono tuttora in prima linea nell’assicurare servizi essenziali quali la fornitura di prodotti e materiali necessari in campo sanitario e alimentare. Molte altre, purtroppo, hanno dovuto chiudere da quasi due mesi e far ricorso ad ammortizzatori sociali, importanti ma insufficienti a compensare il blocco produttivo».

Tra le categorie maggiormente penalizzate quella del “benessere”, la cui riapertura, a ranghi ridotti, è attualmente prevista a giugno:

“È una decisione incomprensibile e inaccettabile quella dirinviare al 1° giugno la riapertura di acconciatori e centri estetici – affonda il Segretario generale, Enrico BrambillaCon senso di responsabilità abbiamo elaborato e presentato tempestive proposte dettagliate su come tornare a svolgere queste attività osservando scrupolosamente le indicazioni delle autorità sanitarie su distanziamento, dispositivi di protezione individuale pulizia, sanificazione. Proposte che comunque penalizzano fortemente le possibilità di ricavo delle imprese, ma siamo ben consapevoli della loro necessità. Non abbiamo ricevuto alcuna risposta. E ora non accettiamo che le attenzioni del Governo siano rivolte ad altri settori e si limitino a una incomprensibile dilazione per la ripresa di queste attività. Del resto, al 1° giugno cosa potremo fare di più rispetto a oggi in termini di sicurezza? Si può far stare fermi, con costi continui e ricavi azzerati per gli interi mesi di marzo, aprile, maggio? No, non ci stiamo. Finora siamo stati alle regole, ma la prospettiva di un altro mese e più di fermo obbligato non l’accettiamo”.

Al riguardo, l’effetto combinato di mancati ricavi a causa della chiusura e della concorrenza sleale degli abusivi nei mesi di marzo, aprile e maggio (è il calcolo dell’Ufficio Studi di Confartigianato) causerà alle imprese di acconciatura e di estetica una perdita economica di 1.078 milioni di euro, pari al 18,1% del fatturato annuo. Sarà poi molto difficile evitare ripercussioni sull’occupazione: i mancati ricavi mettono a rischio il lavoro di 49mila addetti del settore.

Confesercenti Monza

Sulla Fase 2, anche G. Ada Rosafio, Delegata Territoriale di Confesercenti Monza, esprime le sue perplessità: “Non chiarezza sulle procedure di sicurezza, paura di non riuscire a fatturare sufficientemente per coprire i costi, non avere nessun tipo di aiuto dal Governo, i fornitori non porteranno la merce se non verrà pagata in anticipo, i tributi e le tasse ci verranno richiesti in tempi brevi. Non c’è omogeneità nelle riaperture delle attività. I supermercati sono sempre rimasti aperti e non tutti hanno attivato le procedure di sicurezza previste da Decreto, né all’inizio e neanche ora. È più facile colpire e controllare un piccolo negozio. Non sono stati erogati i fondi dall’Inps , per quanto insufficienti, non ci sono”.
Tra i temi più urgenti quello della casse integrazione. Tante, tantissime, le domande avanzate e solo parzialmente evase.  “Ai dipendenti chi pagherà lo stipendio?”.
Ai commercianti spaventa maggiormente la Fase 2 rispetto alla precedente.
“I negozi di vicinato devono essere ascoltati dalle autorità Comunali, Provinciali, Regionali e Nazionali.
Servono delle azioni concrete, altrimenti moriremo tutti, è sparirà il negozio sotto casa che dà valore al territorio, il ristorante o la trattoria di fiducia, il negozio d’abbigliamento a portata di mano e via dicendo…
Aiutiamo le aziende estere che vendono e venderanno on-line.  Non serve il credito d’imposta per i canoni di locazione dei negozi, oppure per le spese da sostenere o sostenute per sanificare i luoghi di lavoro, o per acquistare gli igienizzanti o mascherine o guanti o calzari o parafiato….e via dicendo… Serve annullare i tributi e le imposte locali per un anno, Maggio 2020/ Maggio 2021, le tasse e i contributi , serve erogare i fondi a tutti i commercianti con procedure più semplici e snelle.  Noi di Confesercenti ci stiamo battendo mettendoci la faccia, noi siamo il Commercio e vogliamo i fatti” ha concluso G. Ada Rosafio.

CODACONS

Sulla delicata questione del settore estetica si è espresso anche il Codacons. L’associazione ha inviato ieri una istanza al Governo, al Commissario Domenico Arcuri, all’Iss e ai presidenti di tutte le Regioni italiane, chiedendo di adottare provvedimenti urgenti per consentire la riapertura anticipata di parrucchieri e centri estetici, e il ritorno all’attività degli artigiani.
“Da più parti montano le proteste per l’ingiusta discriminazione cui sono sottoposti alcune categorie di lavoratori, che potranno tornare ad operare solo dal 1 giugno, nell’ambito delle aperture programmate dal Governo per la fase 2 – spiega il Codacons – Una scelta che non appare giustificata dalle esigenze sanitarie legate al coronavirus, e che anzi rischia di produrre danni enormi sia in ambito economico che sanitario.
Parrucchieri, centri estetici e artigiani potrebbero già dal 4 maggio riprendere le proprie attività, con il rispetto delle disposizioni di legge, ossia distanze minime nei locali e l’uso di mascherine e guanti, al pari di quanto avviene sia oggi per numerosi esercizi (supermercati, tabaccherie, ecc.), sia dal 4 maggio per gli altri esercizi cui sarà consentita l’apertura – prosegue l’associazione – A prevederlo le norme già in vigore, con il DL n. 18 del 17 marzo 2020 che stabilisce “per i lavoratori che nello svolgimento della loro attività sono oggettivamente impossibilitati a mantenere la distanza interpersonale di un metro” l’utilizzo di dispositivi di protezione individuale (DPI)”.Il rischio concreto, per il Codacons, è quello di ottenere l’effetto contrario: “la ritardata ripresa di tali attività alimenterà abusivismo e lavoro e in nero, con parrucchieri, estetiste ed artigiani che opereranno a domicilio dei clienti, senza alcun controllo e col pericolo di incrementare i contagi. In assenza di interventi, il 30% delle attività artigiane, centri estetici e parrucchieri sarà costretto a chiudere i battenti e dichiarare fallimento, non avendo più le risorse per portare avanti le attività”.
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