Economia

Coronavirus, Cgil MB: “Il 4 maggio no al liberi tutti, riapertura graduale e controllata”

Il sindacato, con una diretta Facebook, si inserisce nell'acceso dibattito sull'ormai prossima fase 2. Sul tavolo la tutela del lavoro e le misure di sicurezza e prevenzione della salute nelle aziende.

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Tanti di noi sono chiusi in casa, ma fuori si sta respirando un’aria diversa. Non si tratta soltanto di questo inizio di primavera all’insegna del bel tempo e delle alte temperature. E’ soprattutto quel senso di ottimismo che i dati dell’emergenza Coronavirus hanno cominciato a diffondere da qualche giorno.

Un’atmosfera positiva in parte giustificata, dopo più di un mese di scenari funesti, dolore e sofferenza, ma potenzialmente pericolosa. Perché lo spettro del Covid-19, per parafrasare l’incipit del “Manifesto” di Marx, ai aggira ancora per l’Italia, l’Europa e un po’ ovunque nel mondo. E allora se il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, insiste per riaprire le attività lavorative dal 4 maggio, l’invito della Cgil Monza e Brianza è a muoversi con estrema cautela.

“Chiedere di riaprire senza fare una graduatoria, è pericoloso per tutti i cittadini, lavoratori e non – afferma Angela Mondellini, segretaria generale della Cgil di Monza e Brianza nel corso della diretta sulla pagina Facebook del sindacato di via Premuda (clicca qui per rivederla) – il reddito senza salute non esiste ed è necessaria una riapertura graduale delle filiere economiche importanti, solo dove è possibile il distanziamento sociale”.

Altrimenti si rischia di vanificare gli sforzi di tutti, anche dei lombardi, che ingiustamente sono stati più volte accusati di faciloneria nel non rispetto dei divieti – continua – la riapertura graduale delle aziende permetterebbe anche e noi del sindacato di controllare che siano rispettate le norme anti-contagio nei luoghi di lavoro”.

In questo periodo transitorio verso la cosiddetta fase 2 della lotta contro il Coronavirus, la Cgil di Monza e Brianza sta lavorando su due fronti. “Da un lato insistiamo perché si garantisca, con una risposta immediata, il reddito e la capacità di spesa dei lavoratori, anche attraverso accordi con l’Abi (Associazione bancaria italiana, Ndr), laddove non si arrivi ad accordi con le singole aziende per l’anticipo in busta paga della cassa integrazione – spiega Mondellini – dall’altro lato siamo attivi, anche con segnalazioni alle autorità competenti, perché si possa lavorare in salute e sicurezza”.

TUTELA DEL LAVORO

La necessità di arrivare, con il giusto equilibrio, alla fase 2 e alla ripresa delle attività produttive è sottolineata, nel corso della diretta Facebook, anche da Pietro Occhiuto (nella foto in basso), segretario generale Fiom Cgil Monza e Brianza. “Bisogna stare attenti agli impulsi che possono arrivare alle aziende del nostro territorio anche dall’estero – sostiene – basti pensare che il settore auto sta per riprendere in Germania e molte nostre imprese, legate a questo tipo di produzione, potrebbero ricominciare a lavorare. Serve una forte azione di controllo ed una regia politica unica”.

Il Covid-19 sta mettendo in crisi l’Italia dal punto di vista sanitario, economico, occupazionale e, più in generale, sociale. La Lombardia, dati alla mano, è la Regione più colpita. E Monza e la Brianza non fanno certamente eccezione. Soprattutto in alcuni comparti produttivi. Come dimostrano le oltre 5mila richieste di ammortizzatori sociali per la cassa integrazione che, da inizio marzo al 10 aprile, sono arrivate alla Cgil (leggi l’articolo).

“Per la nostra categoria il commercio e il turismo sono maggiormente in sofferenza, ma sono tante anche le istanze dalle imprese dei multiservizi, pulizie in particolare e dagli studi professionali – spiega Laura Lautieri, Filcams Cgil Monza e Brianza – stiamo monitorando tutte le filiere attive, in primis i supermercati e negozi alimentari, per valutare criticità sulla disponibilità di Dpi e sull’attuazione del Protocollo di sicurezza tra le parti sociali. Particolare attenzione agli ammortizzatori per i lavoratori degli appalti per le mense scolastiche e tutele anche per colf e badanti, che fino ad ora non sono state menzionate nei provvedimenti del Governo”.

Le difficoltà, dopo oltre un mese di lock-down, sono, quindi, trasversali a tutta l’economia. Tra i più colpiti i settori dell’edilizia, legno/arredo e della metalmeccanica.

“Abbiamo siglato molti accordi con aziende per garantire sussistenza alla retribuzione e sul Protocollo aziendale anti-contagio (il caso Candy) – annuncia Occhiuto – le maglie larghe dei Decreti e i controlli non sempre efficaci hanno comportato una corsa di molte aziende alla ripresa. Stiamo lavorando perché le fabbriche non diventino nuovi focolai, anche perché metà dei lavoratori metalmeccanici brianzoli che avevano fatto richiesta di cassa integrazione sono già tornati a lavorare”.

“Nell’edilizia attualmente lavorano solo gli stradali – spiega Gian Franco Cosmo, Fillea Cgil Monza e Brianza – vogliamo un ritorno al lavoro con tutele garantite e, quando possibile, l’uso dello smart working”. Proprio il lavoro agile potrà essere, anche nei prossimi mesi, un’opportunità sempre più da percorrere.

“Siamo favorevoli a questo strumento – afferma la segretaria Mondellini – è importante, però, che vengano garantiti il diritto alla disconnessione con orari di lavoro certi, il rispetto delle norme di sicurezza e salute e la condivisione tra i sessi perché lo smart working non diventi, con le scuole chiuse e gli uomini al lavoro fuori casa, un modo per appesantire le incombenze domestiche delle donne tra figli a cui badare e il proprio lavoro”.

Uno dei comparti che sembra avere meno problemi, almeno sul fronte delle richieste di ammortizzatori sociali, è quello chimico-farmaceutico. “Si tratta di aziende che lavorano in servizi essenziali, anche nel packaging ed etichette per alimenti – spiega Luisa Perego, segreteria Filctem Cgil Monza e Brianza – siamo naturalmente vigili, anche attraverso i delegati, perché si operi in sicurezza e seguiamo le aziende del tessile e dell’abbigliamento che, invece, hanno chiuso”.

LA SANITA’

Il Coronavirus ha messo in risalto anche una gestione deficitaria della sanità pubblica italiana, colpita negli ultimi 20 anni da scelte politiche sbagliate e scarsi investimenti su personale, strumentazioni e strutture. Medici, infermieri e operatori sanitari sono naturalmente in prima linea anche nel nostro territorio.

“Nella nostra categoria moltissimi non si sono mai fermati, se in un primo momento il problema è stato la capienza degli ospedali, ora non si può pensare che lo stress degli operatori possa proseguire ancora per molto – denuncia Tania Goldonetto (nella foto in alto), segretaria della Funzione Pubblica Cgil Monza e Brianza – ci vuole, quindi, molta attenzione per la fase 2, anche perché stiamo ancora insistendo perché venga davvero fatta la tamponatura a tutti gli operatori sanitari”.

Un capitolo allarmante è anche quello delle Rsa, le Residenze sanitarie assistenziali, in questi giorni nell’occhio del ciclone. “Ci sono stati molti decessi, ma c’è anche un problema occupazionale perché tanti dipendenti delle strutture si sono ammalati e i controlli sulla regolarità dell’operato delle Rsa potrebbero avere ulteriori conseguenze su questo fronte” afferma Goldonetto.

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