Economia

Coronavirus, boom della cassa integrazione in Brianza: richieste oltre quota 5mila

Secondo i dati della Cgil Monza e Brianza, le istanze arrivano soprattutto da commercio, servizi e metalmeccanica. Coinvolti quasi 70mila lavoratori. Il sindacato invoca molta attenzione per le riaperture aziendali.

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Da quando l’emergenza Coronavirus è scoppiata un po’ ovunque, in Italia e nel mondo, la nostra mente è stata inondata da numeri. In primis quelli relativi ai contagiati, ai morti, ai guariti, ai tamponi effettuati. E, naturalmente, il dato, probabilmente il più importante di tutti, dei ricoverati in terapia intensiva.

In questa sorta di “dittatura” dei numeri, che condizionerà le nostre vite per chissà quanti mesi ancora, assumono un rilievo particolare le cifre relative all’economia. Perché garantire la sopravvivenza e poi la ripresa del sistema produttivo italiano, in gran parte fermo da oltre un mese, significa assicurare milioni di posti di lavoro e, con essi, un livello accettabile di benessere sociale.

Ecco perché le 5.474 istanze di ammortizzatori sociali per la cassa integrazione, che le aziende brianzole, secondo i dati forniti dalla Cgil di Monza e Brianza, hanno inoltrato fino al 10 Aprile, dovrebbero allarmare e far riflettere tutto il nostro territorio.

DATI ALLARMANTI

Le oltre 5mila richieste sono in deciso aumento nei primi dieci giorni di Aprile. E comprendono le diverse tipologie di prestazioni a supporto delle attività produttive nei casi di sospensione o riduzione dell’attività lavorativa per eventi connessi all’emergenza epidemiologica da COVID-19 (qui i dettagli). Dalla Cassa integrazione ordinaria a quella in deroga, che a Monza e in Brianza raccolgono complessivamente 3533 richieste, dal Fondo di integrazione salariale al Fondo di solidarietà bilaterale per l’artigianato, rispettivamente 1289 e 536 richieste (prospetto completo).

Nel nostro territorio i lavoratori coinvolti da queste procedure per gli ammortizzatori sociali sono attualmente quasi 69mila. E, molto probabilmente, se ne aggiungeranno molti altri nei prossimi giorni e settimane. Con migliaia di famiglie che anche in Brianza, come nel resto d’Italia, dovranno stringere la cinghia nella speranza che le misure a sostegno del reddito, previste dal Decreto “Cura Italia”, si concretizzino il prima possibile in soldi erogati ai lavoratori.

A dare una mano all’Inps, l’ente principalmente coinvolto sul fronte della cassa integrazione, potrebbero arrivare anche gli accordi tra la Regione e gli Istituti di credito, che anticiperebbero a costo zero le somme dovute ai lavoratori.

I SETTORI PIU’ COLPITI

L’analisi più approfondita dei dati forniti dalla Cgil di Monza e Brianza mostra che nel nostro territorio il commercio e i servizi sono i settori più danneggiati dall’emergenza Coronavirus. Ben 2113 le richieste tra Cassa integrazione in deroga (1065), Fondo di integrazione salariale (1038) e Cassa integrazione ordinaria (10). Con circa 12mila lavoratori coinvolti.

Saltano all’occhio anche i numeri del settore metalmeccanico (1324 richieste complessive per circa 29mila lavoratori), del legno ed edilizia (745 richieste aziendali) e dell’artigianato (519 richieste). Tutti comparti in cui la tradizione produttiva e manifatturiera della Brianza è molto solida. Preoccupanti anche i numeri dei trasporti, della funzione pubblica e del settore chimico e tessile.

Chiediamo una responsabilità forte anche da parte delle imprese, che purtroppo non sempre stanno tutelando il reddito anticipando in busta paga le indennità previste dagli ammortizzatori sociali – afferma Matteo Moretti (il terzo da destra nella foto in alto), Segretario Generale della Filcams Cgil Monza e Brianza – questo rischia di determinare un’emergenza sociale che ci preoccupa molto. Siamo costantemente impegnati nelle trattative per tutelare i lavoratori”.

LA FASE 2

Anche se l’emergenza sanitaria è ancora lontana dall’essere considerata finita, negli ultimi giorni, anche in Lombardia, si è incominciato insistentemente a parlare della riapertura delle aziende. In particolare a partire dal 4 maggio, quando scadrà l’attuale proroga del lockdown previsto dal Governo. Da quella data dovrebbe cominciare una nuova fase. Che, sicuramente, non è priva di rischi per la salute e deve essere affrontata con molta cautela.

Non a caso la Cgil Monza e Brianza ha presentato le linee guida per la stipula del Protocollo aziendale anti contagio (il documento). Uno strumento rivolto ai delegati sindacali ed ai rappresentanti per la sicurezza. Tra gli argomenti al centro del Protocollo, le azioni da intraprendere in merito all’entrata/uscita e ai luoghi di transito della realtà lavorativa, sia per i dipendenti sia per i fornitori e i lavoratori delle imprese in appalto. Attenzione particolare anche al controllo della temperatura corporea in azienda e alla pulizia e sanificazione degli spazi e le precauzioni igieniche personali.

“Il rischio di una ondata di ritorno dei contagi è molto alto, non c’è salute senza un’economia solida e ben programmata – sostiene Angela Mondellini (nella foto in alto), segretaria generale della Cgil di Monza e Brianza – il 4 maggio non può essere un ‘liberi tutti’. L’uscita dal lockdown deve essere la più graduale possibile. Deve continuare in maniera massiccia il ricorso allo smart-working”.

“Bisogna rimanere vigili e, all’occorrenza, essere capaci di ritornare sui propri passi, rimettere in discussione soluzioni che in un primo momento erano apparse come sostenibili – continua – il sindacato deve inserirsi in questi processi, cercando di conciliare il diritto dei lavoratori alla salute con il diritto alla privacy, alla libertà di movimento e di lavoro”.

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