Salute

Rai, Cartabianca al San Gerardo per raccontare l’ordinario straordinario

Cartabianca, il programma di attualità in onda sulla Rai, fa tappa all'ospedale di Monza. Il racconto dei medici e degli infermieri in prima linea contro il COVID-19.

Schermata cartabianca

Toccare con mano l’emergenza Coronavirus, camminando tra le affollate corsie dell’ospedale. Parlare con i medici e gli infermieri che ormai da settimane vivono una situazione emergenziale inedita, a cui “nessuno era preparato”. Il team di Cartabianca, il programma di attualità in onda in prima serata su Rai3, fa tappa all’ospedale San Gerardo di Monza per raccontare proprio questo: che cosa vuol dire affrontare l’emergenza COVID-19 da vicino.

Una situazione senza precedenti

Sono molte le notizie che circolano da settimane sulle condizioni degli ospedali italiani. La Lombardia, la regione in cui si registra il maggior numero di contagi, è in prima linea ormai da oltre un mese nel gestire le emergenze. Medici, infermieri e personale sanitario vivono sulla propria pelle una situazione senza precedenti. E la raccontano: con onestà, professionalità e speranza.

«I dati ci dicono che c’è una riduzione nell’incremento – dichiara il Dott.Mario Alparone, Dir.Gen. San Gerardo Monza – siamo sempre sul chi va là, ma questo dà all’ospedale la possibilità di rifiatare».

“E’ una sfida: ma salvare vite è l’essenza del nostro lavoro”

«Questo tipo di infezione vuole due, tre settimane: non fa sconti – racconta il Prof. Giuseppe Foti, Direttore del reparto rianimazione dell’Ospedale San Gerardo di Monza. – Non si può neanche accelerare: se acceleri, come dei boomerang i pazienti tornano indietro. Quindi bisogna avere pazienza. Una cosa del genere? Mai vissuta, né io, né i miei colleghi. Forse si vedono cose di questo tipo solo in guerra, ma noi apparteniamo ad una generazione che la guerra non l’ha fatta. E’ un’esperienza nuova per tutto il mondo Occidentale».

«L’età media sta scendendo, ci sono anche persone giovani – prosegue il Prof. Foti. – Tu sai che stai salvando un paziente che avrà, con buona probabilità, una lunga aspettativa di vita. Questa è l’essenza del nostro mestiere. Il nostro impegno è cercare di dare a tutti quelli che ne hanno bisogno, un posto di terapia intensiva. E ci stiamo riuscendo».

 

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