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Addio al medico dell’ospedale di Vimercate Oscar Ros: il ricordo del figlio Alessandro

Addio a Oscar Ros medico della Direzione Medica di Presidio di Vimercate. Il Coronavirus l'ha portato via: era ricoverato in terapia intensiva. Il ricordo del figlio Alessandro.

oscar ros vimercate

Cresce giorno dopo giorno il numero dei medici che sta perdendo la vita durante l’emergenza sanitaria del Coronavirus. Attualmente sono 140 coloro non ce l’hanno fatta. I loro nomi dal 7 marzo scorso sono accuratamente raccolti dalla Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurgici e degli odontoiatri. Un gesto per ricordarli e per non dimenticare chi ha perso la vita cercando di salvare quella degli altri.

Da ieri, lunedì 20 aprile, in questo elenco compare anche il nome di Oscar Giovanni Ros, medico della Direzione Medica di Presidio di Vimercate, specialista di igiene e medicina preventiva. E’ deceduto ieri, nel tardo pomeriggio, in ospedale, dove era ricoverato da tempo in terapia intensiva, in seguito ad infezione da coronavirus. La notizia ha sconvolto molte persone nella comunità del vimercatese e non solo. Per volontà dell’amministrazione comunale, il tricolore che, quotidianamente, sulle vetrate della facciata dell’ospedale di Vimercate per tutta sera e notte si illumina, ieri sera è stato spento, in segno di lutto.

Ros, 61 anni compiuti lo scorso 1° marzo, residente nel comune di Villasanta, ha dedicato gran parte della propria vita ad aiutare gli altri. Instancabile fin dallo scoppio della pandemia, ha lavorato fin quando ha potuto nella sua Vimercate. Lo ricorda con parole affettuose il figlio, Alessandro, che ci ha raccontato gli ultimi mesi di suo padre.

Il ricordo

«Ci tengo a raccontare questa storia – esordisce Alessandro – per diverse ragioni. Mio padre è stato impegnato sul fronte COVID fin dall’inizio. Sabato 22 febbraio, il giorno dopo la scoperta del “paziente zero” è entrato nella task force dell’ospedale di Vimercate. Da allora ha lavorato 7 giorni su 7 e noi lo abbiamo iniziato a vedere in casa solo dopo le 21.00. Sapevamo che la situazione all’ospedale non era semplice e che i DPI non bastavano per tutti. In seguito sono intervenute le aziende e il materiale a disposizione per proteggersi è aumentato. Venerdì 13 marzo veniamo a conoscenza di casi positivi nella direzione medica: iniziamo a stare distanziati in casa. Il giorno successivo mio padre è colpito da una febbre alta e pochi giorni dopo viene ricoverato all’ospedale di Vimercate».

«E’ il 31 marzo quando arriva in terapia intensiva – prosegue Alessandro. – Qui i medici hanno fatto una vera e propria impresa abbassando gli indici di infezione: la situazione migliora e lui inizia a respirare in maniera assistita. Ma pochi giorni fa, sabato precisamente, la situazione è precipitata. Non c’è stato niente da fare».

«Io ci ho tenuto molto a raccontare quello che è accaduto non solo per ricordare mio padre, ma anche per dire che in ospedale si è fatto di tutto per salvarlo. I suoi colleghi hanno fatto l’impossibile e l’ospedale va davvero ringraziato. Sono malato anche io, mi è stata diagnosticata una polmonite che col passare dei giorni è molto migliorata. Certo, alla mia malattia ho pensato poco: ho pensato tanto a mio padre. Una persona che ha fatto il suo dovere fino alla fine».

«Correvamo insieme – conclude il figlio Alessandro. – Lui riusciva a fare 5 chilometri senza problemi. Spesso anche meglio di me. E abbiamo condiviso tanto. Molti concerti ad esempio, che ovviamente avranno sempre un posto speciale nei miei ricordi».

Addio Oscar. Lo piangono la moglie Elena e i figli Alessandro, Anna, Laura.

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