Economia

Acconciature ed estetisti: l’allarme del settore. Pronti a manifestare sul web

In Lombardia i mancati ricavi mettono a rischio il lavoro di 11 mila addetti del settore.

parrucchieri-freeweb

[Segnaliamo che per motivi organizzativi, nell’articolo c’è stato un cambio di data della manifestazione, non sarà più il 4 maggio, ma si terrà mercoledì 6 maggio]

Il mix di lockdown e concorrenza sleale sta generando ampie perdite per il settore dell’acconciatura ed estetica dove in provincia di Monza e Brianza operano oltre 2mila imprese, di cui l’85% artigiane.

La prolungata chiusura di parrucchieri e centri estetici sta determinando forti perdite di fatturato delle imprese. A questo aspetto si sommano gli effetti della concorrenza sleale del sommerso. Le ultime stime Istat disponibili indicano l’elevata incidenza del fenomeno, con un tasso di irregolarità del lavoro pari al 26,3% (oltre dieci punti percentuale superiore a quanto rilevato per la media delle attività economiche).

L’allarme riguarda il protrarsi del lockdown che porta gli abusivi ad erodere quote del mercato regolare con un ulteriore spiazzamento delle prestazioni delle imprese regolari che, anche nel mese di riapertura, rischiano di registrare un’ulteriore riduzione del fatturato.

LA MANIFESTAZIONE

Per tutti questi motivi la categoria con estetiste, acconciatori, barber, scenderà in piazza (naturalmente in forma virtuale) per manifestare le proprie istante a una voce il prossimo mercoledì 6 maggio alle ore 11, coordinate da Apa Confartigianato Imprese. Appuntamento nella piazza virtuale Cisco-webex.

 

I DATI

Sulla base di queste valutazioni in Lombardia per il settore acconciatura ed estetica si stima una perdita economica nell’arco dei quattro mesi da marzo a giugno pari a 287,7 milioni di euro, con potenziali pesanti ripercussioni sull’occupazione: i mancati ricavi, infatti, mettono a rischio il lavoro di 11 mila addetti del settore.

I COMMENTI

«Con senso di responsabilità abbiamo elaborato e presentato tempestive e dettagliate proposte al Ministro dello Sviluppo Economico su come tornare a svolgere le tali attività osservando scrupolosamente le indicazioni delle Autorità sanitarie su distanziamento, dispositivi di protezione individuale, pulizia, igienizzazione. Proposte che penalizzano fortemente le possibilità di ricavo delle imprese, ma che tuttavia – ne siamo consapevoli – sono indispensabili. Purtroppo non abbiamo ricevuto alcuna risposta» spiega il Presidente di Confartigianato Milano Monza Brianza, Giovanni Barzaghi.

«Non accettiamo che le attenzioni del Governo siano rivolte ad altri settori e si limitino a una incomprensibile dilazione per la ripresa nostre attività. Del resto, al 1° giugno cosa potrebbe essere fatto di più rispetto ad oggi in termini di sicurezza? Si può far stare fermi, con costi continui e ricavi azzerati per gli interi mesi di marzo, aprile, maggio? – gli fa eco Domenico Garruto, Presidente della categoria Benessere dell’Associazione – Non ci rimane null’altro, quindi, che far ascoltare lo sconforto e la rabbia di chi, già provato, si vede ora esasperato».

«Chiediamo che le imprese possano riaprire, così come è stato concesso ad altre tipologia di attività, anche perché i protocolli di sicurezza ci sono e danno garanzie a clienti e lavoratori – tuona il Segretario dell’Associazione, Enrico Brambilla – Se per ragioni sanitarie, sulle basi di chiari riscontri scientifici, questo non fosse possibile prima di giugno, allora ci sia un adeguato ristorno economico. Seicento euro non bastano, ma nemmeno gli 800 previsti nel prossimo Cura Italia. Servono finanziamenti a fondo perso, senza aspettare oltre, perché nel frattempo si rischia la chiusura di molte attività; non è sufficiente il rinvio delle scadenze, ma la cancellazione delle stesse perché non c’è modo di affrontarle, né ora né in futuro».

Intanto per chiedere la riapertura Confartigianato ha attivato una petizione online. 

 

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