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La messa sbarca su youtube, Don Reduzzi: “Non vince la paura, ma seguiamo le regole”

Nei giorni più difficili dell'emergenza sanitaria del Coronavirus, la Santa Messa arriva su YouTube. Le parole di Don Reduzzi ai fedeli.

Schermata messa su YouTube

«Anche oggi abbiamo avuto novità, che non solo ci costringono ad essere scrupolosi, ma anche a considerare il nostro modo di essere credenti in un momento difficile». Così il parroco Don Giuseppe Reduzzi, si rivolge ai credenti della parrocchia Sacra Famiglia di Monza.

La Santa Messa arriva in streaming

Le parole dell’officiante arrivano in un momento particolarmente delicato, per i brianzoli e non solo. La diffusione del Coronavirus in Italia ha cambiato drasticamente le abitudini e gli stili di vita di tutti, ecclesiastici compresi. Da qualche settimana, infatti, la Santa Messa della Parrocchia Sacra Famiglia è in streaming, in un canale YouTube che ad oggi conta oltre 796 iscritti.

Domenica scorsa, 8 marzo, a seguito del decreto che istituiva la Lombardia e altre 14 province del nord Italia “zona rossa”, il parroco Reduzzi, si è rivolto alla propria comunità religiosa invitandoli ad essere uniti e scrupolosi davanti all’emergenza.

Don Reduzzi: “Comportiamoci da buoni Cristiani”

«Dobbiamo essere un popolo, una comunità, non dobbiamo essere da soli – ha detto ai fedeli Don Reduzzi. – Ce lo dicono anche le Sacre Scritture: far parte di un popolo è sicuramente un privilegio, un dono condiviso. Nella situazione difficile in cui siamo, abbiamo un orizzonte davanti, una vita eterna e nuova. In questi giorni di confusione e paura, il Vangelo ci consegna delle parole importanti, dette dagli Apostoli: “è bello oggi essere qui”.

Siamo chiamati ad alzarci e non farci vincere dalla paura. Questo tempo ci permette di scoprire nuovamente l’essenziale, quello che conta. Siamo responsabili uno dell’altro: mettere in crisi le istituzioni e le vite non è giusto, non è evangelico e potrebbe essere un grave peccato. Cosa possiamo fare? Come Cristiani obbediamo al comando di Gesù: alziamoci e non temiamo».

«Noi crediamo – prosegue – che rivolgerci a Dio sia qualche cosa di prezioso. Chiedere a Dio di soccorrerci quando siamo fragili non vuol dire disconoscere la fatica dell’uomo o della scienza, ma sottolineare che questa fatica è supportata da Dio stesso. Facciamo una preghiera comunitaria, che arrivi da una voce sola. Camminiamo insieme e celebriamo insieme la nostra Fede».

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