Economia

Lombardia, aziende in difficoltà: oltre al virus anche la concorrenza sleale

Tenere aperto solo i reparti strategici ma seguendo regole ben precise per la tutela della salute.

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Il messaggio è chiaro. Arriva da Confindustria Lombardia ma anche dalle tante, tantissime aziende del territorio che in queste ore stanno subendo il pesante attacco della concorrenza. Se la Lombardia e il suo tessuto economico è messo in scacco dal Coronavirus, la crisi è dietro l’angolo e ha anche il volto della concorrenza che da tutta Italia, anzi da tutto il mondo, si sta facendo avanti per conquistare quote di mercato.

Nel frattempo la Regione Lombardia sta chiedendo di sospendere proprio alcune attività non indispensabili, ma utili per fermare la diffusione del coronavirus.

“E’  indispensabile la necessità di tenere aperte le aziende, dando continuità a tutte le attività produttive e alla libera circolazione delle merci, poiché interrompere oggi le filiere significherebbe perdere il mercato di appartenenza e chiudere imprese di territori a forte vocazione export vuol dire dare all’estero un segnale di mancata capacità produttiva difficile da recuperare nel breve periodo. – questo il messaggio di Confindustria Lombardia che aggiunge – Lavorare sì ma con tutte le precauzioni.”

Si parla quindi di mettere in campo un regolamento regionale che prevede: sul luogo di lavoro e in tutte le attività connesse, andranno applicati criteri stringenti di sicurezza sanitaria (già oggi adottati) ma che potrebbero essere ulteriormente implementatilimitazione massima degli spostamenti all’interno dei siti e accesso contingentato agli spazi comuni; Smart working per tutte quelle attività che possono essere svolte al proprio domicilio o in modalità a distanza; Incentivo per i propri dipendenti a godere di ferie e congedi retribuitiChiusura dei reparti aziendali non indispensabili per la produzione.

In alcuni Paesi verrebbero addirittura chieste insensate certificazioni sanitarie “virus free” su vini e cibi provenienti dalla Lombardia e dal Veneto, così come arrivano assurde disdette per forniture alimentari provenienti da tutta la Penisola. Tutto ciò avverrebbe sempre sotto la spinta di una diffidenza, in qualche caso alimentata ad arte con bufale, dalla concorrenza.

Le fabbriche sono oggi probabilmente il posto più sicuro perché molte hanno adottato da subito misure di prevenzione per la tutela della salute (temperatura misurata con telecamere termiche, controlli su distanze minime obbligatorie, accesso contingentato agli spazi comuni).

Confindustria Lombardia si impegna, infine, ad avviare da subito un censimento delle proprie imprese associate disponibili a chiudere i propri impianti.

“Superata questa drammatica fase sappiamo inoltre già che dovremo rimboccarci le maniche per ricostruire dalle macerie, come dopo un terremoto. E in tal senso rappresenta una importante iniezione di fiducia conoscere con certezza le misure che il governo metterà a disposizione delle imprese per superare la crisi”.

Un aiuto arriva anche dall’idea dell’avvocato Simone Brambilla che ha composta una speciale task force per aiutare le imprese in questo momento di difficoltà. Una risposta giuridica a problemi che oggi sembrano montagne insormontabili.

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