Elisa e le altre 100: le nuove infermiere di Monza in prima linea contro il Coronavirus

In questi giorni, circa una sessantina di studenti dell'università Bicocca di Milano (sede di Monza) si sono laureati in anticipo in infermieristica. Abbiamo intervistato una di loro, Elisa Belotti, che potrebbe iniziare il suo percorso lavorativo nei giorni del Coronavirus.

la laurea da casa di elisa

E’ un giorno importante quello della laurea. Il tragitto casa-università, la famiglia al completo per celebrare il successo, le foto, la tesi, gli amici pronti a festeggiare, la meritata soddisfazione dopo anni passati sui libri. E’ un rito di passaggio per ogni universitario e spesso coincide con l’ingresso nel mondo del lavoro.

In questi giorni, a seguito dell’entrata in vigore degli ultimi decreti relativi alla gestione e al contenimento del Coronavirus, le sedute di laurea hanno cambiato volto. I ragazzi si sono laureati “da casa”, in collegamento telematico con i propri docenti e gli altri compagni di corso. Non è una cosa comune, come non è comune l’emergenza sanitaria che stiamo vivendo in queste settimane.

Una laurea “in anticipo”

Non molti sanno che negli ultimi giorni in Regione Lombardia si sono laureati tantissimi ragazzi e ragazze, di diverse facoltà. Alcune sedute nelle professioni sanitarie sono addirittura state anticipate, proprio per permettere ai giovani laureati di entrare immediatamente nel mondo del lavoro. Tra loro ci sono anche gli studenti di Infermieristica dell’Università Milano Bicocca, che studiano nella sede distaccata di Monza. Per i neo-laureati questo giorno speciale è arrivato un po’ in sordina, ma adesso rischiano di avere un ruolo da protagonisti durante l’emergenza che ha colpito tutta Italia, ma soprattutto la nostra regione, in cui iniziano a mancare medici e infermieri specializzati.

Come MBNews abbiamo deciso di raccontare la storia di Elisa, studentessa di Infermieristica che proprio ieri è diventata una professionista e potrebbe essere chiamata in reparto da un momento all’altro. La sua storia è potenzialmente la storia di tutti quei giovani che hanno scelto questa strada e ora sono consapevoli del ruolo che dovranno svolgere. A loro, come a tutti i medici e gli infermieri già impegnati h24 nei reparti, va il nostro grazie più sentito.

La laurea ai tempi del Coronavirus

Elisa Belotti ha 23 anni, abita a Carnate, ma frequenta l’università a Monza. Tre anni fa si è iscritta alla facoltà di infermieristica e da ieri, dopo anni di studio e attività sul campo, è ufficialmente una professionista. Avrebbe dovuto laurearsi ad aprile, ma la sua seduta è stata anticipata a causa del Coronavirus, il virus arrivato da Wuhan che ha paralizzato prima il nord Italia e poi tutto il Paese.

«Non ci è stata data molta scelta – ci ha raccontato Elisa. – Se volevamo laurearci quest’anno dovevamo completare tutto entro il mese di marzo. Lo abbiamo saputo qualche giorno fa, ma ci siamo adattati e ce l’abbiamo fatta. Adesso noi neo-infermieri siamo abilitati alla professione. Io e i miei colleghi, circa una sessantina qui a Monza, ci siamo laureati tutti “da casa”, su una piattaforma simile a Skype. Eravamo in collegamento con i docenti e gli altri laureandi: rispondevamo alle domande e raccontavamo il nostro elaborato. Poi la proclamazione e la felicità: siamo ufficialmente infermieri. E’ stato strano laureasi così? Sì, molto. Ma va bene. E’ la laurea ai tempi del Coronavirus, a quanto pare».

“Iniziare subito? Lo farei”

«L’università si è trovata costretta ad anticipare la lauree, ma con noi studenti sono stati molto disponibili – prosegue Elisa – Il momento è particolarmente delicato e qualora dovessero servire nuove forze noi ci siamo. Nessuno, però, ha ancora ufficializzato la cosa: qualche giorno fa si parlava di assunzioni e contratti già pronti, ma a noi non è stato detto niente di ufficiale.

Io spero che tutto quello che sta accadendo apra gli occhi sul ruolo che gli infermieri e le ostetriche hanno nella nostra sanità: da anni si parla di mancanza di personale e ora che affrontiamo un’epidemia gravissima, le falle del sistema si vedono ancora di più. Essere un infermiere vuol dire lavorare con soggetti fragili 365 giorni l’anno: noi abbiamo scelto questa strada anni fa e non ci tiriamo indietro davanti all’emergenza».

Per salutarla le facciamo una domanda un po’ personale: e se dovessero chiamarti domani per prendere servizio immediatamente?

«Avrei paura – ci risponde – ma lo farei, senza ombra di dubbio. Accetterei perchè anni fa ho scelto di percorrere questa strada e se ora il mio paese o la mia comunità ha bisogno di me non posso tirarmi indietro. Lo dico con coscienza e penso di parlare a nome di tutti i miei compagni: abbiamo un ruolo in questa sanità e delle competenze che possiamo mettere a servizio del prossimo. La paura c’è, non voglio mentire. Ma anche la voglia di fare: siamo pronti».

 

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