Cultura

San Gerardo, il monzese innamorato del suo popolo

Figlio di un facoltoso tintore del XII secolo, Gerardo spese tutti i suoi averi per fare del bene alla sua gente, e ancora oggi la sua opera è giustamente riconosciuta e celebrata.

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Il figlio del tintore proprio non riusciva a sopportare ciò che vedeva. La città si era in breve tempo riempita di sfollati, feriti, vedove e bimbi orfani. Poco prima, l’imperatore Federico Barbarossa aveva raso completamente al suolo la città di Milano, risparmiando la popolazione, ma intimando loro, qualche giorno prima, di lasciare le proprie abitazioni e scappare dove possibile. Poi le battaglie e la guerra fecero il resto. Così Monza era un brulicare di persone bisognose di aiuto, e Gerardo, il figlio del tintore, lo sapeva.

Era un uomo buono Gerardo e, una volta mancato suo padre, decise di fare un gesto clamoroso: rinunciò a tutti i beni che gli sarebbero spettati in eredità, per costruire, intorno all’anno 1174, un ospedale. Non era il primo e unico ospedale, ce n’erano già a Monza. Ma questo è diverso. Questo l’ha costruito Gerardo, e Gerardo piace a tutti.

Riesce a stipulare un accordo sia con il Comune di Monza che con la Chiesa, in modo da dipendere dall’autorità ecclesiastica ma conservando nel contempo una certa autonomia. E in più avrebbe avuto tutela giuridica grazie alla protezione comunale.

Mossa che si rivelerà un colpo di genio.

Ma non fu solo un brillante uomo del suo tempo, era anche in grado di compiere miracoli.

Raccontano infatti che promise di donare ai canonici del Duomo un cesto di ciliegie, in pieno inverno, in cambio del ‘’lasciapassare’’ per pregare durante le ore notturne. Fu grande lo stupore da parte dei religiosi quando il cesto lo trovarono davvero, davanti al portone della canonica.

Un’altra volta, durante un periodo di particolare piena del Lambro, le acque uscirono dagli argini, e la furia del fiume abbatté il ponte adiacente l’ospedale. Non c’era modo per Gerardo di riuscire a raggiungere i suoi ammalati. O forse sì? Perché a volte la fede supera qualsiasi limite e permette di realizzare l’impossibile: Gerardo stese il suo mantello sul fiume, ci camminò sopra, e giunse sulla sponda opposta.

Forse una persona del genere meritava davvero di essere annoverata tra i grandi personaggi della nostra città, e così per questi gesti e per altri ancora, venne fatto Santo e messo alla pari con San Giovanni Battista quale patrono di Monza.

Lui, il figlio del ricco tintore che rinunciò a tutto, perché il bene verso il suo popolo veniva prima di ogni cosa, e la gente, la sua gente, lo ricambia celebrandolo ancora oggi dopo quasi mille anni. Non è da tutti vantare personalità del genere, del calibro di Gerardo “Tintore” o “dei Tintori” oppure, ancora meglio, San Gerardo.

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