Cultura

La storia della mummia del Duomo di Monza

Nel XV secolo Milano era in preda a una guerra dinastica per la successione del ducato. Monza invece, riuscì a guadagnarsi una propria autonomia, grazie anche ad un uomo che divenne leggenda, nel modo più macabro immaginabile.

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Alcune persone hanno avuto una vita talmente avventurosa o ricca di significati da meritarsi una piazza, una via o quantomeno una statua nei nostri paesi o nelle nostre città. Altre persone, invece, pur avendo trascorso un’esistenza altrettanto romanzesca, per un motivo o per l’altro, non hanno avuto l’onore di possedere una propria dedicazione. Oggi nessuno si ricorda più di loro, eppure c’è un caso dove è proprio la persona stessa, e non un suo monumento idealizzato, che si mostra in tutta la sua figura raccontandoci chi era e che cosa ha fatto. Non è una persona moderna, ma un signore vissuto più di 600 anni fa.
Questa è la storia della mummia del Duomo di Monza.

Da quando Gian Galeazzo Visconti imprigionò e fece assassinare lo zio Bernabò, il legittimo signore di Milano, la linea di successione passò ai suoi discendenti diretti. Così le redini del ducato furono assunte dai figli di Gian Galeazzo, Giovanni Maria e Filippo Maria, tagliando fuori dai giochi i numerosi figli di Bernabò.

Finché rimase in vita Gian Galeazzo, uomo capace e di polso, le acque restarono quiete.
Una volta morto di peste nel 1402, qui cominciarono i problemi. I due figli non si erano dimostrati all’altezza del padre, così spianarono il terreno per le rivolte interne alla famiglia Visconti, in particolare da parte dei figli di Bernabò, che rivendicavano la legittima eredità sul ducato di Milano. Uno di questi si chiamava Estorre ed era un tipo molto particolare.

Irrequieto e dall’animo ribelle, il ragazzo cercò per gran parte della sua vita di crearsi reti di alleanze per riconquistare i domini strappati. Ci riuscì in un primo momento facendosi affidare la signoria di Martinengo e Morengo nella bergamasca. Magra consolazione? Forse, però dipende. Perché seppur piccoli territori, rappresentavano una buona base per partire e andare a infastidire il duca di Milano.

Sconfitto sul campo fu però catturato e rinchiuso nelle prigioni più anguste del ducato: i “forni” di Monza. Qui avvenne il primo colpo di scena; il popolo monzese che lo sosteneva, e che forse era stanco della mollezza di Giovanni Maria, lo liberò e lo proclamò signore della città. Estorre Visconti era riuscito a ritagliarsi il suo spazio e aveva creato una signoria rendendo Monza una città autonoma. Tanto indipendente da battere moneta propria nella zecca presente all’interno del castello. Per ben sette anni la città fiorì libera… fino al secondo colpo di scena, quando il 16 Maggio del 1412 davanti alla chiesa di san Gottardo a Milano fu assassinato il duca Giovanni Maria Visconti. A questo punto il dominio doveva passare al fratello ma il popolo clamorosamente acclamò il nostro Estorre che completò il suo cursus honorum divenendo duca. Filippo Maria non la prese bene e dopo un mese organizzò una spedizione contro Estorre che poco tempo dopo capitolò.

Cercò rifugio nel suo castello di Monza ma qui fu assediato dalle truppe del Carmagnola al soldo del nuovissimo duca Filippo Maria. Resistette non troppo a lungo e, mentre faceva abbeverare il cavallo, fu raggiunto da una pesante pietra lanciata da una catapulta. Il colpo non lo centrò in pieno, ma la violenza dell’impatto sulla gamba ne provocò la rottura e una fortissima emorragia. Morì qualche giorno dopo nella città che aveva amato e che l’aveva sostenuto per anni. Fu sepolto all’interno del Duomo di Monza e qui avvenne un altro colpo di scena, il terzo.

Quando la sua salma fu riesumata nel ‘700, il suo corpo si presentava quasi intatto. Forse per il completo dissanguamento, forse per il clima favorevole alla conservazione, fatto sta che qui nacque la leggenda della mummia di Monza, che da allora è conservata in posizione verticale all’interno di una nicchia protetta da un vetro e da una porta, nell’ex camposanto del Duomo.

Oggi quella porta è chiusa a chiave, ma fino a qualche anno fa chiunque poteva aprirla e trovarsi in un improvviso e macabro faccia a faccia. Per qualcuno era semplicemente la spaventosa mummia di Monza, per altri era una straordinaria, coinvolgente e intrigante piccola parte della storia di questa città.

PS: nella foto, ingresso al chiostro del Duomo. Sulla destra della porta in vetro, è presente la teca che custodisce la salma di Estorre Visconti.

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