Economia

La risposta delle imprese al Coronavirus: la Brianza non si ferma

Tutte le aziende hanno preso seri provvedimenti per contrastare la diffusione del Coronavirus. Si tratta di soluzioni tampone, ma alla lunga neppure queste basteranno.

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Lavorare. Continuare a lavorare, nonostante il Coronavirus. Questa la parola d’ordine in Brianza, dove le aziende già da sabato sera (l’allarme è partito venerdì, ndr), hanno messo in atto soluzioni per salvaguardare la salute dei dipendenti, ma anche il lavoro.

L’imperativo è evitare i possibili contagi. Le aziende si fanno carico del medesimo messaggio adottato da Regione e Governo per contenere la diffusione del Coronavirus, un’influenza più cattiva del solito, molto più contagiosa e di cui al momento non si ha a disposizione il vaccino. Ad ora (26.02.2020), in Italia i contagi hanno superato il numero di trecento. Dodici morti, tutte persone con precedenti malattie e/o con un’età avanzata. Insomma, di Coronavirus si sta guarendo nel 95% dei casi (fonte Oms), ma la sua diffusione sarebbe un grave problema.

Di ieri la notizia del primo contagiato in Brianza. Ad Agrate un dipendente di una multinazionale è risultato positivo. L’azienda ha chiesto ai suoi colleghi di restare a casa.
Ad oggi sono quasi 6.000 i lavoratori metalmeccanici lombardi coinvolti da fermi della produzione e riduzione d’orario a causa del Coronavirus. La maggior parte, ovviamente, sono dipendenti di imprese della “zona rossa”, ma sono fortemente interessante anche le aziende industriali di Bergamo, Milano e Cremona.

“Sabato sera ho riunito il comitato di gestione della Mylan e già la domenica mattina abbiamo emanato una prima comunicazione per ridurre i rischi di contagio. In primo luogo abbiamo esteso le attività di smart working, oltre al normale: di solito i dipendenti hanno un giorno alla settimana per lavorare da remoto, in questa situazione sono stati estesi – spiega Fabio Torriglia, Country manager della Mylan, società multinazionale nel settore farmaceutico di Monza e Milano – Oltre a questa indicazione, abbiamo diffuso ulteriormente il prontuario stilato dal ministero della salute dove sono indicate le norme comportamentali da tenere. Il nostro obiettivo in questo momento è di riuscire a mantenere l’approvvigionamento di medicinali negli ospedali e nelle farmacie. I medicinali devono essere reperibili. Al tempo stesso abbiamo raccomandato agli informatori, che spesso si recano negli studi medici, di lavorare anche loro, nel limite del possibile, da remoto. Infine, abbiamo detto ai nostri 900 dipendenti che l’ufficio personale è disponibile a dare risposte ai molti dubbi che circolano in queste ore”.

Lo smart working è laddove possibile la risposta all’emergenza. “Noi abbiamo introdotto da quest’anno lo strumento del lavoro agile – spiega il Consigliere delegato Riccardo Vincenti della KSB Italia spa di Concorezzo, leader mondiale nella produzione e distribuzione di pompe e valvole – “Non pensavo certo di doverlo impiegare in modo così massiccio, ma dall’altra parte è anche vero che per limitare il contagio e per rispettare le indicazioni emanate dal Governo, in questo momento lo smart working è molto utile. Tutte le trasferte son state sospese. Dei nostri dipendenti tutti coloro che sono dotati di pc portatile stanno lavorando da remoto. Spero però che questa situazione termini quanto prima perchè temo delle ripercussioni gravi sull’economia italiana”.

[Smart working come farlo al meglio]

Tra i consigli che le aziende hanno dato ai loro dipendenti ci sono quello di non prendere mezzi pubblici e di indossare la mascherina in presenza di altre persone. Così hanno deciso di fare alla Parà (marchio Tempotest) di Sovico, dove il tipo di lavoro non consente lo smart working. “Fino a ieri indossare la mascherina in azienda quando si era in contatto con altri colleghi era facoltativo, da oggi è obbligatorio – spiega Matteo Parravicini, uno dei titolari dell’azienda, leader mondiale nel settore dei tessuti – Abbiamo inoltre limitato al minimo il rapporto con fornitori e clienti. Sono ferme le manutenzioni ordinarie. Cerchiamo di non fare entrare in azienda società esterne. E chi entra chiediamo che indossi la mascherina”.

Le grandi aziende tengono duro, si organizzano. E’ questo il caso del Gruppo Desa (quelli della Chanteclaire) che hanno sede anche a Seregno. “Anche in questa situazione difficile il mondo delle imprese sa reagire in fretta e bene seguendo le indicazioni del Ministero della Salute e della Regione.
Per quanto ci riguarda come gruppo Desa in accordo anche con la rsu e i responsabili della sicurezza abbiamo attivato la possibilità di smart working per gli uffici amministrativi, marketing e trade – spiega Marco Sala, Presidente Italsilva Commerciale, che aggiunge –  Tutto il personale della logistica ha ricevuto norme e procedure per evitare contatti con autisti esterni ed è stato dotato di materiale per la tutela personale (guanti, mascherine ecc) così come chi opera nelle attività produttive. Il personale esterno in particolare ha avuto l’indicazione di ridurre all’essenziale i contatti con clienti cercando di utilizzare il più possibile le video conferenze. Dobbiamo andare avanti senza rinunciare agli obiettivi e alle attività. Certo, gli incontri dei gruppi inter-aziendali (tra le diverse sedi) sono stati tutti spostati su via telematica, mentre sono state rinviate le partecipazioni a corsi e meeting. Il tutto con la certezza di contribuire ad un impegno comune di tutto il paese senza divisioni di zone paesi o regioni e favorire in tutti la calma nell’affrontare una situazione difficile ma che non va drammatizza”.

Dall’altra parte c’è chi ha messo in campo anche delle nuove strategie per tutelare il proprio business. E’ il caso dell’azienda di Muggiò Aprochimide (settore della distribuzione di materiale chimico) diretta dai fratelli Sadino, Marco e Claudio. Proprio quest’ultimo ci spiega: “In questi giorni stiamo cercando di vendere quanto più possibile perchè non abbiamo la previsione di come potrà evolvere la situazione: speriamo che l’emergenza rientri, ma se dovessero scattare i blocchi dei trasporti almeno buona parte dei magazzini li avremo svuotati. Noi abbiamo anticipato tutte le spedizioni da oggi alla metà di marzo. Inoltre, coerenti con la nostra strategia, stiamo attivando dei nuovi depositi per la merce che arriva via mare in regioni che non siano quelle colpite dal Coronavirus. L’obiettivo è riuscire a continuare a soddisfare le richieste dei clienti. Se in Lombardia la situazione precipitasse ulteriormente siamo pronti ad adottare anche noi lo smart working”.

Preoccupato è anche Alessandro Melli, titolare della Melli Automazione Srl di Brugherio. “Noi abbiamo sensibilizzato i nostri dipendenti dicendo loro che se dovessero manifestare tosse e raffreddore di chiamare i numeri specifici. Ma non solo, per tutti coloro che hanno contatti con aziende esterne li abbiamo dotati di mascherine del tipo FFP2, FFp3, che sono quelle raccomandate. E’ vero anche che ogni azienda che ci riceve ha il suo protocollo. C’è chi chiede la carta d’identità per verificare che non si arrivi dalla zona rossa. Ad ogni modo se questa situazione si dovesse protrarre il rischio della paralisi è abbastanza concreto”.

Al tempo stesso, la Montrasio Italia di Aicurzio sta raddoppiando le linee di produzione per rispondere all’emergenza virus. Il core business sono le mascherine monouso ad alte performance antibatteriche.
“A fronte di una così grave emergenza e della carenza di mascherine, ci siamo sentiti in dovere di mettere a disposizione la capacità produttiva e lo spirito di innovazione che ci contraddistingue per elaborare un prodotto utile e facile da usare, destinato alla popolazione italiana e internazionale di ogni età. Come indicato dalle autorità medico-scientifiche, le mascherine da sole non possono isolare il virus ma, se correttamente utilizzate, rappresentano un modo pratico ed efficace per limitarne la diffusione”.

 

 

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