Cultura

Pinalla Aliprandi e il suo amore per Monza

Le imprese di un condottiero che riuscì a ritagliarsi il suo spazio in un'epoca di giganti, legando il suo nome a quella città che difese con ogni forza.

Pinalla-aliprandi-monza

Per amore si fanno gesti bellissimi. Per amore si fanno rinunce. Per amore si fa di tutto per seguire l’amato/a. Per amore si fanno sorprese per rendere felici noi e chi ci sta accanto. Per amore si fanno follie.

Ma non al punto da organizzare una congiura contro il signore di Milano, che è una cosa incredibilmente medievale.

Eppure è accaduto realmente.

Siamo nel 1340 e la bellissima Margherita, moglie di Francesco Pusterla, è stata adocchiata dal signore Luchino Visconti. Questa però non ricambia gli amorosi richiami di Luchino (che peraltro è suo parente), e rifiuta categoricamente ogni invito. Non solo, pare che avesse avvertito il marito delle forti attenzioni del signore di Milano.

Francesco Pusterla, che non passerà mai alla storia come uomo meno geloso del mondo, organizza una congiura. Chiama a sè tutti quelli che sono un pò arrabbiati con il Visconti, e trama per spodestarlo.

La congiura però viene smascherata, prima di essere messa in atto, e i partecipanti vengono arrestati. Chi prima, chi dopo, sono tutti condannati a morte, compresa la bella Margherita.

Una storia triste che però si intreccia con una delle vicende più eroiche della resistenza monzese al potere imperiale: la vita di Pinalla Aliprandi.

Nel XIV secolo Milano è un comune fiorente e importantissimo, tanto da essere continuamente al centro delle mire dell’imperatore Ludovico IV del sacro romano impero, in contrasto con i Visconti.

Un forte segnale lo diede il sovrano quando occupò la città di Monza, simbolica per la presenza della corona ferrea. Il signore di Milano dell’epoca (1329), che si chiamava Azzone Visconti, mandò un contingente capitanato dal suo miglior condottiero, tale Pinalla Aliprandi, che pure era monzese di nascita.

Chi meglio di lui poteva conoscere la città? Di fatti, non ci mise molto ad assediarla ed espugnarla.

Era un ottimo e valoroso capitano, in più sapeva esattamente i punti deboli della sua città. Da qui vi entrò trionfalmente da liberatore. Seppe in seguito resistere anche a un tentativo dell’imperatore di rimpadronirsene.

Pinalla apparteneva a un’altolocata famiglia, e in quel momento, lui e suo fratello Martino, erano i personaggi più in vista del panorama monzese. Si misero persino a disposizione per supervisionare la costruzione della nuovissima cerchia muraria che sarebbe sorta in quegli anni, a sostituire la precedente ormai in rovina.

Ancora oggi se guardi una cartina di Monza, puoi scorgere il perimetro delle mura che accarezzava le attuali via Manzoni, via Appiani, via Zanzi, via Azzone Visconti, e appunto quel tratto che si chiama via Pinalla Aliprandi.

Pochi conoscono la sua storia, eppure fu una figura storica tra le più interessanti di Monza.

Per molti è solo il nome di una via, ma è una vicenda che andrebbe raccontata.

Lui che visse per amore di questa città, poi finì che per amore (ma di un’altra persona) ci rimise le penne.

Partecipò a quella congiura al fianco di Francesco Pusterla, perché alla morte del suo amico Azzone Visconti, fu messo in disparte dal nuovo signore Luchino, così volle approfittare del colpo di mano per riprendersi il suo spazio.

Ma non ci riuscì.

Terminò i suoi giorni in cella, senza pane ne acqua, condannato a morirvi di fame.

Conquistò, tenne stretta e difese con tutte le sue forze la città di Monza. La rese più forte e la fece sentire ancora più sicura di sè, proprio come fanno certi amori, quelli che non finiscono mai.

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