Economia

Monza, vertenza Adidas: ecco la Regione per evitare i 35 licenziamenti

L'audizione al Pirellone non ha avvicinato l'azienda e i sindacati. L'assessore lombardo al Lavoro, Rizzoli, per salvare i dipendenti, potrebbe avviare nei prossimi giorni le trattative tra le parti.

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Le parti in causa sono ancora lontane. Ma, adesso, c’è un attore in più. Che sembra essere disposto a fare da mediatore per giungere ad una conclusione, si spera la migliore per tutti, della vertenza Adidas.

Dovrebbe essere, infatti, la Regione Lombardia, in particolare l’assessore al Lavoro, Melania Rizzoli, a convocare nei prossimi giorni un tavolo per aprire le trattative tra i sindacati e la multinazionale tedesca dell’abbigliamento sportivo, che il 13 dicembre ha annunciato il licenziamento di 35 dipendenti di Monza.

E’ quanto è emerso dopo l’audizione davanti alla IV Commissione Attività produttive, istruzione, formazione e occupazione del Consiglio regionale, a cui hanno partecipato l’azienda e i rappresentanti dei lavoratori. L’incontro è arrivato alla fine di una giornata, il 23 gennaio, che ha visto anche uno sciopero di 4 ore dei dipendenti di Adidas Italy e un presidio di protesta davanti alla sede del Pirellone.

L’AZIENDA

L’annuncio della procedura di licenziamento collettivo per 41 persone, di cui 35 a Monza, dove l’Adidas ha 277 dipendenti, tutti con mansioni amministrative, è arrivata come un fulmine a ciel sereno a metà dicembre (leggi qui). E ha fatto passare decisamente un brutto Natale a chi non poteva immaginare che la multinazionale tedesca potesse prendere una decisione di questo tipo. Che va ad incidere soprattutto sulle attività del credito, da trasferire, secondo quanto annunciato, in Portogallo. Ma prevede anche riduzioni e esternalizzazioni di varie funzioni aziendali.

Se i licenziamenti fossero attuati si tratterebbe per l’Adidas della seconda ristrutturazione aziendale in poco più di un anno. Quella precedente, chiusa a Gennaio 2019, aveva lasciato a casa una ventina di lavoratori, che avevano goduto dell’incentivazione garantita dalla procedura di licenziamento messa in atto dall’azienda.

Mentre già si sentono voci su una prossima, possibile, terza ristrutturazione, che riguarderebbe ulteriormente il Customer Service, il colosso dell’abbigliamento sportivo spiega così le scelte del proprio piano industriale. Che, all’apparenza, sembrano essere assolutamente incoerenti con una situazione produttiva e finanziaria in piena salute.

“Lavoriamo costantemente per migliorare la nostra azienda e renderla più veloce ed efficiente – si legge nella nota dell’Adidas – questo implica adattare le nostre strutture organizzative e i nostri processi dove e quando necessario”.

“Stiamo realizzando investimenti focalizzati sui nostri driver di crescita strategici, specialmente nel business digitale – continua la nota – nel contempo stiamo ottimizzando alcune funzioni a livello centrale con la creazione/ampliamento dei nostri centri di competenza specifici”.

I SINDACATI

La posizione dei rappresentanti dei lavoratori, che nei giorni scorsi hanno anche scritto un’accorata lettera a Kasper Rorsted, amministratore delegato di Adidas, è naturalmente molto critica sui 41 licenziamenti annunciati. Il mantenimento dei livelli occupazionali in Italia e un chiarimento sulle prospettive future dei dipendenti Adidas sono considerati i punti di partenza di un confronto ormai non più rinviabile.

“Non è concepibile parlare di licenziamenti per un’azienda che ha realizzato un utile di 10 milioni di euro e ha appena aumentato il fatturato del 15 per cento e i dividenti per gli azionisti del 45 per cento” spiega Matteo Moretti (il terzo da destra nella foto in alto), Segretario generale della Filcams (Federazione italiana lavoratori commercio, turismo e servizi) Cgil di Monza e Brianza.

“Durante l’audizione in Consiglio regionale, l’Adidas non ha fatto né passi in avanti né indietro sulla sua decisione di delocalizzare – continua – noi chiediamo di mantenere le attività lavorative in Italia perché i collegamenti tecnologici a disposizione e le diffuse sinergie tra i gruppi dei vari paesi rendono ingiustificabile la scelta di allontanarsi dal nostro Paese che, lo ricordo, per Adidas cresce anche più di altri”.

I sindacati sono pronti a proporre alla multinazionale tedesca una serie di alternative ai licenziamenti: da percorsi di training, per acquisire le competenze necessarie a ricollocare i profili che potrebbero essere salvaguardati, alla riduzione dell’orario di lavoro su base volontaria, fino al ricorso ad ammortizzatori sociali per una gestione conservativa dell’occupazione.

LA REGIONE

Il Pirellone si candida a giocare un ruolo importante nella vertenza Adidas. Anche perché la Lombardia è la Regione dove si concentra il maggior impatto occupazionale e dove è situata la sede italiana.

“Ci troviamo di fronte a una delle situazioni più paradossali fra quelle che abbiamo affrontato in questi ultimi tempi, perché l’impresa macina utili e contemporaneamente rischia di produrre licenziamenti” sostiene Gigi Ponti (nella foto in alto), consigliere regionale del Pd, componente della IV Commissione Attività produttive ed ex presidente della provincia di Monza e della Brianza.

“Chiediamo all’assessore regionale al Lavoro Rizzoli di intervenire sia dal punto di vista amministrativo che politico su una vicenda così particolare – continua – ci aspettiamo che al Ministero dello Sviluppo economico la questione venga trattata per la rilevanza che ha e il caso specifico che rappresenta”.

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