Economia

Briosco. L’azienda CartaStampa contro la PlasticTax: “rischiamo di chiudere”

"Non si salva l'ambiente dalla plastica con una tassa". Questa la dichiarazione di Roberto Corbetta, titolare di un'azienda brioschese che dice no alla plastic tax fermando la produzione

cartastampa briosco

Non ha dubbi Roberto Corbetta, responsabile commerciale dell’azienda brioschese Cartastampa: “questa non è una legge salva ambiente come vogliono far credere, è solo un prelievo forzato alle aziende – esorta – se non verrà modificata, noi abbiamo sei mesi di vita: non so se saremo in grado di sostenere questa tassa e probabilmente nell’anno nuovo saremo costretti a fare dei tagli”. Ecco perché, Cartastampa ha deciso di fermare l’intera produzione per convocare un incontro straordinario con i dipendenti e renderli così al corrente delle criticità della plastic tax e le sue possibili conseguenze sull’andamento economico e occupazionale delle aziende.

Fermi tutti: CartaStampa blocca la produzione

La plastic tax, che entrerà in vigore dal 1 luglio 2020, prevede imposte su prodotti monouso come bottiglie di plastica, buste e vaschette in polietilene. Sono compresi nella tassa anche il polistirolo, i tappi delle bottiglie, le etichette e materiali plastici usati per protezioni e imballaggi. L’obiettivo, per chi la legge l’ha proposta, è quello di sviluppare un’economia circolare, ridurre la quantità di rifiuti e l’inquinamento, tutelando così l’ambiente. Ma per Roberto Corbetta è un altro: cioè quello di affossare un intero settore. E in Brianza, di aziende che producono e lavorano con la plastica ce ne sono un bel po’, almeno una ventina. 

Nella mia azienda ci sono 50 dipendenti, cioè 50 famiglie, che non sanno cosa succederà nel nuovo anno – si sfoga il responsabile marketing – oramai si è creata una vera e propria psicosi tanto che anche i clienti scelgono di non chiudere contratti proprio perché c’è paura ed incertezza su una tassa che ancora oggi non è chiara. Sa qual è la mia sensazione? Che la politica viva in un altro mondo”. 

Aziende già tassate con il CONAI

Sulla questione è più volte intervenuta anche Confidustria che, attraverso un comunicato stampa, ha espresso perplessità su questa legge che “non ha finalità ambientali, penalizza i prodotti e non i comportamenti, e rappresenta unicamente un’imposizione diretta a recuperare risorse ponendo ingenti costi a carico di consumatori, lavoratori e imprese”.

Si legge, anche: “Le imprese del settore già oggi pagano il contributo ambientale CONAI per la  raccolta e il riciclo degli imballaggi in plastica per un ammontare di 450 milioni di euro all’anno, dei quali 350 vengono versati ai Comuni per garantire la raccolta  differenziata. Peraltro, il CONAI ha effettuato una modulazione di contributo sulla qualità del materiale messo in commercio: maggiore è la riciclabilità e la qualità del materiale che finisce nella raccolta urbana, minore sarà il contributo  richiesto alle imprese per garantire la corretta gestione del fine vita. L’introduzione di una “tassa sulla plastica” equivarrebbe, quindi, a una sorta di doppia imposizione e – come tale – sarebbe ingiustificata sia sotto il profilo ambientale che economico- sociale e colpirebbe anche i prodotti di imballaggio  contenenti materiale riciclato”.

Netta la posizione di Corbetta: “per salvare l’ambiente non servono leggi, ma solo buona educazione. Non sono le aziende come la mia che inquinano, ma gli incivili: la plastica nei nostri mari non ci arriva da sola – conclude – dovrebbero dare alle aziende incentivi piuttosto che ulteriori costi da sostenere”.

 

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