Economia

Invalidità civile, Cgil Monza Brianza: “Troppe criticità per i ricorsi contro l’Inps”

Il sindacato denuncia la difficoltà di ottenere un adeguato riconoscimento economico, soprattutto per l'indennità di accompagnamento. E offre un supporto medico e legale.

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Si può essere fragili, menomati nel fisico e, magari, anche nella mente. Una condizione, dunque, difficile da sostenere, con cui in Italia convivono circa 3 milioni disabili gravi. Eppure, per migliaia di loro, la situazione spesso diventa anche più delicata.

Perché, abbastanza spesso, l’invalidità civile non viene riconosciuta dall’Inps (Istituto nazionale di previdenza sociale) nella percentuale che sarebbe dovuta, soprattutto in base alle richieste certificazioni mediche (qui la procedura). Oppure accade che non si riesca ad ottenere l’indennità di accompagnamento.

Di fronte a problematiche di questo tipo, al cittadino che si sente danneggiato nel mancato o parziale riconoscimento economico relativo alla propria condizione di invalidità, non resta che il ricorso contro il verbale dell’Inps. Che può essere amministrativo, se si riferisce alla procedura di concessione del beneficio e riguarda requisiti come il reddito, la cittadinanza o la residenza. Oppure giudiziario se si riferisce alla fase dell’accertamento sanitario (vedi l’approfondimento).

Avviare una pratica di ricorso per ottenere l’accesso alla prestazioni economiche legate ad una invalidità civile, però, è un’azione piena di criticità. Tanto che molti rinunciano in partenza. Nonostante il supporto medico e legale fornito, anche nel nostro territorio, dai Patronati sindacali (Domanda invalidità civile).

“Il Patronato Inca Cgil Brianza ha gestito circa 4103 pratiche di invalidità civile nel 2018 e nel 2019, al 31 agosto, ha dovuto garantire consulenze sul tema a circa 3200 persone – afferma spiega Davide Cappelletti (nella foto in basso), Direttore Provinciale del Patronato Inca Cgil Brianza – a fronte di così tante domande, i casi che vanno in contenzioso sono pochissimi nonostante la consulenza medica e legale che come Patronato Inca Cgil Brianza siamo in grado di offrire”.

“Purtroppo – continua – esistono tutta una serie di criticità che disincentivano il ricorso alla via giudiziaria da parte degli invalidi o delle famiglie che li assistono, pur in presenza di un parere medico favorevole alla causa giudiziaria contro Inps”. Tutto questo rischia di impedire, nei fatti, la protezione dei cittadini affetti da minorazioni fisiche o psichiche. Un principio presente anche nell’articolo 38 della Costituzione italiana, dove si parla di diritto al mantenimento e all’assistenza sociale “a tutti i cittadini inabili al lavoro e sprovvisti dei mezzi necessari per vivere”.

“La maggior parte del contenzioso riguarda l’indennità di accompagnamento – spiega Cappelletti – ci sono alcuni casi ben documentati ed obiettivamente del tutto chiari, potremmo dire casi eclatanti, per i quali francamente non si capisce come mai non sia stato dato un corretto riconoscimento di invalidità da parte della Commissione”.

Viene il sospetto che, nel meccanismo contorto riguardante l’invalidità civile, possa avere un ruolo anche  la determinazione, adottata nel 2018 dall’allora presidente dell’Inps, Tito Boeri, in base alla quale, secondo i suoi detrattori, l’Istituto darebbe incentivi economici ai propri medici quanto più questi revocano le prestazioni di invalidità civile o annullano le prestazioni dirette per malattia.

“Quasi mai si istruiscono ricorsi giudiziari in tema di Legge 104/92, visti i tempi del contenzioso giudiziario e considerato che ad essa non è legata alcuna provvidenza economica diretta – continua il Direttore Provinciale del Patronato Inca Cgil Brianza – in questi casi, tuttavia, noi possiamo eventualmente essere il punto di riferimento per preparare una domanda di aggravamento che sia meglio documentata della precedente”.

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