Brutta disavventura per Mattia Muratore, ex capitano della Nazionale di hockey in carrozzina, al termine delle sue vacanze in Norvegia. Il campione di Arcore si è imbattuto nell’amara scoperta di ritrovare la sua preziosa carrozzina rotta.
“La vedete quella nella foto? È la mia carrozzina all’aeroporto di Amsterdam (scalo per Malpensa). E lo vedete quel tubo di acciaio all’interno del cerchio rosso? È storto. A Bergen (aereoporto di partenza) era dritto. Cosa diavolo sia successo nel mentre non si sa. Di certo c’è che, per riuscire a stortarlo così, ci vuole proprio un bell’impegno. Forse durante il volo l’aereo ha preso un tombino tra le nuvole. O forse, chissà, qualche idolo assoluto l’ha lanciata nella stiva come fosse un quarterback dell’NFL. O magari, ancora, per farcela stare meglio, più comoda, l’hanno presa un po’ a calci. Sta di fatto che ora non si apre più. È rotta, inutilizzabile” queste le parole di sfogo del campione azzurro di Arcore.
Cosa sia accaduto non è chiaro, fatto sta che, come testimoniato dalla foto scattata dallo stesso Muratore, il danno causato è ingente.
“Ma ci vuol tanto a capire che una carrozzina non può essere trattata alla stregua di un qualsiasi bagaglio?
Ci vuol tanto a capire che finché ti si rompe un trolley con dentro due giacche e tre maglioni sì, ti girano un po’ le palle, ma la tua vita bene o male continua…e se invece a rompersi è la tua carrozzina, sei ben più nella merda? Ci vuol tanto a capire che non puoi usarne un’altra a caso? Che hai bisogno della tua, della tua misura, con la tua postura, con tutti gli accorgimenti necessari di cui hai bisogno. Ci vuol tanto a capire che non è come cambiare un paio di scarpe? Adesso sono qui, seduto male sulla mia vecchia carrozzina, scomoda, piccola, mezza sfasciata”.
Mattia Muratore è indignato e affida alle pagine di Facebook il suo sdegno per il mancato riconoscimento della sua dignità: “Sono a chiedermi quanto tempo ancora bisognerà aspettare affinché i disabili non vengano trattati come sacchi di patate da spostare qua e là. A chiedermi cosa ancora si dovrà fare per vedersi riconosciuta un po’ di quella dignità che sembra ancora troppo, troppo poca. A chiedermi come si possa, ancora oggi, permettere una roba simile. Amici Avvocati, tenetevi pronti perché ci sarà da divertirsi”.