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Arcore, rotta la carrozzina dell’azzurro Mattia Muratore. Lo sfogo

Brutta disavventura per Mattia Muratore, ex capitano della Nazionale di hockey in carrozzina, al termine delle sue vacanze in Norvegia.

mattia muratore sergio mattarella

Brutta disavventura per Mattia Muratore, ex capitano della Nazionale di hockey in carrozzina, al termine delle sue vacanze in Norvegia. Il campione di Arcore si è imbattuto nell’amara scoperta di ritrovare la sua preziosa carrozzina rotta. 

La vedete quella nella foto? È la mia carrozzina all’aeroporto di Amsterdam (scalo per Malpensa).  E lo vedete quel tubo di acciaio all’interno del cerchio rosso? È storto.  A Bergen (aereoporto di partenza) era dritto. Cosa diavolo sia successo nel mentre non si sa. Di certo c’è che, per riuscire a stortarlo così, ci vuole proprio un bell’impegno. Forse durante il volo l’aereo ha preso un tombino tra le nuvole.  O forse, chissà, qualche idolo assoluto l’ha lanciata nella stiva come fosse un quarterback dell’NFL. O magari, ancora, per farcela stare meglio, più comoda, l’hanno presa un po’ a calci. Sta di fatto che ora non si apre più.  È rotta, inutilizzabile” queste le parole di sfogo del campione azzurro di Arcore.

Cosa sia accaduto non è chiaro, fatto sta che, come testimoniato dalla foto scattata dallo stesso Muratore, il danno causato è ingente. 

“Ma ci vuol tanto a capire che una carrozzina non può essere trattata alla stregua di un qualsiasi bagaglio?
Ci vuol tanto a capire che finché ti si rompe un trolley con dentro due giacche e tre maglioni sì, ti girano un po’ le palle, ma la tua vita bene o male continua…e se invece a rompersi è la tua carrozzina, sei ben più nella merda? Ci vuol tanto a capire che non puoi usarne un’altra a caso? Che hai bisogno della tua, della tua misura, con la tua postura, con tutti gli accorgimenti necessari di cui hai bisogno. Ci vuol tanto a capire che non è come cambiare un paio di scarpe? Adesso sono qui, seduto male sulla mia vecchia carrozzina, scomoda, piccola, mezza sfasciata”.

Mattia Muratore è indignato e affida alle pagine di Facebook il suo sdegno per il mancato riconoscimento della sua dignità: “Sono a chiedermi quanto tempo ancora bisognerà aspettare affinché i disabili non vengano trattati come sacchi di patate da spostare qua e là. A chiedermi cosa ancora si dovrà fare per vedersi riconosciuta un po’ di quella dignità che sembra ancora troppo, troppo poca. A chiedermi come si possa, ancora oggi, permettere una roba simile. Amici Avvocati, tenetevi pronti perché ci sarà da divertirsi”.

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