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Ex Snia come Gomorra: spaccio e sparatorie nella guerra tra clan rivali

Dentro i capannoni si sarebbero consumati tre tentativi di omicidio. Dodici i fermati, tra cui undici stranieri e una donna italiana

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Bande rivali, che si fronteggiavano per il predominio di quello che gli inquirenti hanno definito un vero “bazar della droga”, con atteggiamenti criminali che ricordavano molto davvicino una declinazione nordafricana di “Gomorra”, dal momento che i membri dei clan erano tutti stranieri non regolari sul territorio italiano: è stata chiamata una “Gomorrakesh”.

Ma tutto questo non accadeva in Marocco, e nemmeno a Napoli, bensì in Brianza, all’interno dei capannoni abbandonati dell’ex SNIA, dove nei giorni scorsi i Carabinieri della Compagnia di Desio hanno messo in atto una brillante operazione che ha permesso di bonificare interamente l’area dalla presenza di criminali e spacciatori.

Laddove un tempo la SNIA produceva tessuti sintetici, i grandi fabbricati dai solai pericolanti ed inghiottiti dalla vegetazione spontanea dall’impatto spettrale erano diventati un’autentica fortezza di sconfinata estensione, apparentemente inaccessibile agli ordinari controlli di polizia, divenendo una tra le più importanti piazze di spaccio della Brianza, favorita dalla vicinanza della locale Stazione Ferroviaria, che ha garantito nel tempo un più facile afflusso di alcuni dei tossicodipendenti in cerca della loro dose.

Le risultanze dell’attività di polizia giudiziaria hanno permesso di inchiodare alle loro responsabilità gli autori di tre tentativi di omicidio (uno consumato il 5 maggio, gli altri entrambi il 23) mediante l’esplosione di colpi di fucile e pistole, consumati tra i capannoni abbandonati, ad opera di una gang di spacciatori estromessa dalla remunerativa gestione della “piazza di spaccio”, con mirati assalti armati avvenuti prima e durante le indagini. Una delicata operazione, che ha visto scendere in campo anche i Carabinieri del Gis, le «teste di cuoio» dell’Arma, addestrate per interventi in situazioni estreme, e nei contesti operativi più difficili.

I militari hanno dato esecuzione a 12 provvedimenti di fermo di indiziato di delitto emessi dalla Procura di Monza, tutti convalidati dal GIP con ordinanze di custodia cautelare in carcere, nei confronti degli appartenenti ai vari clan. Tra loro anche una coppia composta da una donna italiana ed un giovane tunisino, che si è prestata ad un pericoloso doppio gioco di fiancheggiamento a tutti i gruppi coinvolti.

Nella fase delle catture, sono stati recuperai oltre 200 grammi di cocaina, eroina ed hashish, una pistola con matricola abrasa, nonché arrestato in flagranza altri due pusher.

L’intervento, messo in atto con la riservatezza che grosse operazioni del genere richiedono, era stato oggetto di una polemica che aveva visto coinvolto il vicepremier Matteo Salvini, che il 6 giugno aveva ringraziato pubblicamente i militari. Subito dopo era giunta la smentita della Procura, che aveva chiesto il silenzio stampa.

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