Economia

Pensioni di cittadinanza, Cgil MB: “Escluse persone in condizioni di povertà”

Il sindacato di via Premuda denuncia i rigidi paletti e le distorsioni che rendono difficile la percezione del sussidio economico per chi ne avrebbe più bisogno.

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La cittadinanza è una parola che ha una storia e un significato ben più profondo di quanto si possa comunemente pensare. Dietro di essa, infatti, si nasconde un mondo ampio come quello dei diritti civili e politici.

Ecco perché quando si affronta un tema come le pensioni di cittadinanza, che sono l’altra faccia, quella meno conosciuta, del reddito di cittadinanza (Manuale), in realtà si toccano aspetti umani molto importanti. Che vanno al di là di un sussidio economico rivolto ad una fascia debole della popolazione. Perché in ballo ci sono le vite e la dignità di persone in difficoltà.

Per tutti questi motivi, allora, l’efficacia della pensione di cittadinanza, misura inserita nella Legge di Bilancio 2019, è un obiettivo da conseguire con priorità assoluta, perché non resti un’operazione monca o, peggio, uno spot elettorale. Ma per il momento non tutto sembra stia andando per il verso giusto.

Alla perplessità che, sul tema previdenziale, investe già la famigerata Quota 100 e l’operato dell’Inps (leggi l’articolo), si aggiungono, infatti, i primi numeri di un bilancio comunque ancora parziale sulla pensione di cittadinanza.

Se in Lombardia, su oltre 2 milioni e mezzo di pensionati un quinto circa riceve un’indennità al di sotto dei 750 euro al mese, la platea che potrebbe aspirare al nuovo sussidio economico è piuttosto ampia. E, invece, fino ad ora solo il 14% ha presentato la propria domanda all’Inps. E, tra quelli che l’hanno fatto, il 30-40% si è visto respingere la richiesta dall’Istituto nazionale di previdenza.

“Un aspetto controverso riguarda la composizione del nucleo familiare – spiega Davide Carlo Cappelletti (nella foto in alto), Direttore Provinciale del Patronato Inca della Cgil Brianza – è necessario che tutti i componenti abbiano almeno 67 anni, salvo la presenza di una persona con disabilità che può avere anche meno di 67 anni”.

In attesa di valutare, con dati effettivi, il numero degli assegni inferiori a 780 euro e le pensioni di cittadinanza che verranno erogate nel nostro territorio, il sindacato di via Premuda continua a fare la sua parte per cercare di fornire ai cittadini un servizio migliore anche su questo fronte. “Nel quotidiano – afferma Cappelletti – Inca supporta pensionati con rate mensili che sfiorano i 500 euro tra vecchiaia, invalidità, reversibilità, assegno sociale”.

“Dal mese di maggio, le persone che si rivolgono alle sedi Cgil in Lombardia per chiedere assistenza in fatto di pensione di cittadinanza, sono indirizzate agli uffici del Patronato Inca– continua – il Caaf Cgil (Centro autorizzato di assistenza fiscale) continuerà invece ad assistere lavoratori e cittadini per la predisposizione della Dsu (Dichiarazione sostitutiva unica)-Isee e per l’invio del più famoso reddito di cittadinanza”.

C’è poi anche il capitolo delle distorsioni determinate dalle norme in vigore. Per cui, ad esempio, chi percepisce la pensione di cittadinanza, non pagandovi le tasse, arriva ad avere un assegno superiore del 6%, a parità di importo, rispetto a chi riceve una pensione frutto esclusivamente di anni di contribuzione lavorativa.

Insomma il finale della storia incentrata sulla pensione di cittadinanza è, forse, ancora tutto da scrivere. “I numerosi paletti per accedere alla pensione di cittadinanza sono molto rigidi e la platea sarà la stessa che attualmente richiede l’assegno sociale – sostiene il Direttore Provinciale del Patronato Inca della Cgil Brianza – pare inevitabile l’esclusione dal sussidio di molte persone in situazione di grave difficoltà e in condizioni di povertà assoluta”.

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