Attualità

Traffico di cuccioli dall’Est, indagati anche a Monza

I cuccioli venivano strappati prematuramente alle cure materne e costretti a percorrere chilometri stipati nei bauli delle auto

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Stipati nei bauli delle auto, malnutriti, spesso imbottiti di farmaci, costretti a percorrere chilometri in condizioni terribili, dall’Europa dell’Est fino all’Italia, dove venivano venduti in maniera illegale. L’operazione “Crudelia“, condotta dai Carabinieri Forestali di Reggio Emilia, che ha permesso di smantellare un traffico illecito di cuccioli, è arrivata anche in Brianza: i titolari di un negozio di animali di Monza, infatti, sarebbero coinvolti e indagati.

Il sodalizio criminale è stato smantellato nei giorni scorsi. La Crudelia della situazione era una donna di 29 anni, originaria di Praga ma residente in Italia, che agiva con la complicità del marito, un 37enne napoletano, e il padre, 52 anni cittadino della Repubblica Ceca. Oltre a loro, altre 11 persone sono indagate. Tutti sono accusati di associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di animali da compagnia, maltrattamento di animali, frode in commercio, falsità in atti e truffa. Perquisizioni e sequestri hanno riguardato le province di Reggio Emilia, Piacenza, Ravenna, La Spezia, Grosseto, Bergamo e appunto Monza.

L’associazione a delinquere si basava sul ruolo di promotrice della 29enne, che con il padre e il marito acquistava i cani dalla Slovacchia per rivenderli in Italia, pubblicando gli annunci in rete, rivolgendosi sia a privati che a proprietari di esercizi commerciali che li rivendevano a loro volta.

Più di 100 i cani trovati durante le perquisizioni dai Carabinieri, metà dei quali cuccioli, Bulldog francesi, Maltesi, Chihuahua e Shiba-inu, sottratti prematuramente alle cure materne, privi di sistemi di microchip, passaporti, vaccinazion o libretti sanitari. Trovato anche materiale informatico, utile per il proseguo delle indagini.

Il giro d’affari messo in piedi era di circa 500mila euro l’anno, tanto che questa attività illecita è considerata essere l’unica redditizia dei tre. Il ricavato della vendita dei cuccioli, spesso, era quasi il triplo del prezzo d’acquisto e, inoltre, spesso gli animali venduti non erano quelli pubblicizzati in rete, sia per razza che per età, tanto che sono accusati anche del reato di frode in commercio.

Le indagini dei carabinieri sono partite nel 2017 a seguito di denunce presentate da diversi acquirenti di cuccioli nel reggiano che riferivano di decessi o malattie dei cani, presumibilmente causate da omesse vaccinazioni. Le radiografie eseguite su alcuni cuccioli, venduti come già svezzati, in quanto nati da oltre 2 mesi, hanno invece rivelato che i cagnolini non avevano neanche un mese.

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