Attualità

La Tav Merci spaventa Monza. Sala gremita all’assemblea, ecco le novità

Si dovrebbero valutare le alternative al pericoloso passaggio di 250 treni al giorno, lunghi 750 metri e con liquidi nocivi a bordo. Il senatore Romeo annuncia un sopralluogo a maggio.

dav

Ancora un mese a partire da ora. O, al massimo, qualche giorno in più viste le lunghe vacanze pasquali. Poi, finalmente, dovrebbe essere fatta chiarezza sulla vicenda della Tav Merci (qui l’approfondimento). Che nel 2020, lungo il corridoio ferroviario europeo da Rotterdam a Genova, dovrebbe passare anche a Monza. Dove porterà, secondo quanto previsto, fino a 250 treni al giorno, lunghi fino a 750 metri, pesanti 2mila tonnellate, rumorosi e con a bordo anche liquidi infiammabili ed esplosivi.

A dare l’annuncio della possibile svolta è stato Massimiliano Romeo, Capogruppo della Lega al Senato ed autore di un’interrogazione al ministro Toninelli su questa tematica (leggi l’articolo). L’esponente leghista è intervenuto all’incontro “Tav Merci in Monza: follia. Un’altra Viareggio”, organizzato dal Comitato Antirumore-No Tav Merci in Monza presso la Rotonda di San Biagio.

E ha spiegato come, dopo un dialogo con l’amministratore delegato di Rfi (Rete ferroviaria italiana), Maurizio Gentile, si è arrivati a fissare un sopralluogo a Monza dei tecnici della società del Gruppo Ferrovie dello Stato. La data non c’è ancora, ma dovrebbe essere a maggio.

La questione della Tav Merci a Monza, che farebbe passare i giganteschi treni ad alta velocità tra le case, anche in una galleria del 1857, posta sotto il centro cittadino e con la volta ancora in mattoni, vede uniti su un unico fronte il Comune, la Regione Lombardia, i deputati monzesi presenti al partecipato incontro della Rotonda di San Biagio, oltre a Massimiliano Romeo, anche Andrea Mandelli di Forza Italia, e, soprattutto, i residenti dei quartieri più coinvolti.

D’altro canto le premesse perché si concretizzi dal 2020 il passaggio nel capoluogo della Brianza di centinaia di convogli ogni giorno ci sono tutte. “Ci sono forti interessi economici che spingono a rendere operativo il corridoio ferroviario europeo Rotterdam-Genova, un corridoio diretto verso il mare, di cui fa parte la linea Milano-Chiasso”  spiega Giampietro Mosca, coordinatore del Comitato Antirumore-No Tav Merci in Monza. 

“La Svizzera si sta muovendo velocemente, come dimostrano la realizzazione della Galleria del San Gottardo e il quasi completamento di quella del Monte Ceneri – continua – in Italia, invece, poco si è fatto per far fronte all’aumento di volume di traffico che investirà anche la nostra città”.

 

E i lavori di consolidamento e messa in sicurezza, gli armamenti di linea, delle stazioni e degli spazi necessari per i nuovi ingombri non sembrano essere sufficienti ad evitare il possibile pericolo di un ripetersi della strage di Viareggio, che dieci anni fa fece 32 morti. Anche perché inizialmente si sarebbe dovuto procedere al quadruplicamento dei binari tra Monza e Chiasso. Poi abbandonato per mancanza di risorse.

I primi ad accendere i riflettori su questa tegola che incombe sulla testa dei cittadini è stata l’associazione Hq Monza. Che a partire dal 2013 ha raccolto informazioni dirette e, a quanto pare, attendibili anche direttamente in Svizzera. “Le previsioni fatte dalle ferrovie elvetiche fino ad ora si sono rivelate esatte – spiega Mauro Buffa, uno dei referenti – se sarà ancora così, già nel 2028 avremo treni, soprattutto merci, ma non solo, ogni 3 minuti in una delle due direzioni sulla linea Milano-Chiasso”.

“Poi è prevista una crescita – continua – a quanto sappiamo la Svizzera è disposta a investire molti soldi pur di risolvere il problema della Milano-Chiasso e, quindi, di Monza”. Per il momento, comunque, poco o nulla hanno potuto Comune di Monza e Regione Lombardia. Anche sull’installazione di barriere acustiche anti-rumore sufficientemente estese ed elevate sui due lati dei binari e non solo su uno.

“Negli ultimi 18 mesi abbiamo tante lettere ad Rfi, ma dopo un silenzio iniziale abbiamo ricevuto solo una parziale disponibilità a parlare delle barriere acustiche anti-rumore – spiega il sindaco di Monza, Dario Allevi – vorrebbe incidere di più, ma speriamo di creare una filiera istituzionale per chiedere risposte certe”.

Marco Mariani della Lega e Marco Fumagalli del M5S, rappresentanti brianzoli in Regione, presenti all’incontro della Rotonda di San Biagio, possono andare poco oltre il coinvolgimento dell’assessore regionale alle Infrastrutture e ai Trasporti, Claudia Maria Terzi. Magari con un tavolo istituzionale che coinvolga tutte le realtà coinvolte nella vicenda. E faccia un’opera di “moral suasion” su Governo ed Rfi.

La palla, insomma, è nelle mani della politica nazionale. Eppure un’alternativa al passaggio della Tav Merci a Monza potrebbe esserci. E si chiama “Gronda Est”, una deviazione ferroviaria che salterebbe la Brianza, Monza e Milano. “Si tratta di 80 km di ferrovia su percorso pianeggiante, che da Seregno arrivano fino a Pavia – spiega Mosca – il progetto esiste dal 2006 e il costo è di circa 900 milioni di euro, molto meno dell’1,7 miliardi di euro che si risparmieranno nella realizzazione della tanto famosa Tav Torino-Lione”.

“Sarebbe una soluzione – continua – che coniuga difesa e tutela dell’ambiente, ma anche il progresso previsto dalla realizzazione della Tav Merci”. I tempi per un eventuale “Gronda Est”, a questo punto, non possono essere che lunghi. A quanto sembra, infatti, Rfi valuterebbe la sua pianificazione ben oltre il 2030. Solo dopo aver fatto analisi sugli effetti economici e commerciali dell’opera infrastrutturale.

Ecco perché le richieste dei residenti monzesi, in particolare di via San Gottardo, di San Biagio e San Rocco, allo stato attuale delle cose, sono essenzialmente tre. “Chiediamo che i treni dalla Svizzera vengano deviati sulla Gronda Ovest, quella che procede da Luino verso Novara – afferma il coordinatore del Comitato Antirumore-No Tav Merci in Monza – i treni che passeranno a Monza e in Brianza non devono superare i 30 km/h nei centri abitati e le barriere acustiche devono essere poste su entrambi i lati dei binari”.

La battaglia dei cittadini e delle istituzioni locali, al momento, è su due fronti. Quello della sicurezza, che punta ad evitare una nuova Viareggio. E quello, appunto, dell’inquinamento acustico. “Le barriere antirumore nascono nel 2007 come progetto di fattibilità tecnica nel piano di risanamento acustico sulla Milano-Chiasso – ricorda Simone Villa, vicesindaco di Monza ed assessore ai Lavori Pubblici – è un controsenso attuare il progetto solo parzialmente, con la costruzione dei dispositivi solo da un lato”.

“A maggio dovrebbe arrivarci da Rfi il progetto definitivo – continua – quindi sarà fatto il processo di verifica dei requisiti che erano stati posti, poi si passerà alla fase di appalto e ai lavori, che dovrebbero durare poco meno di due anni”. Chissà, insomma, che nel frattempo, dopo Pasqua, altre barriere, quelle del confronto aperto e del dialogo interistituzionale, possano invece cadere.

MBNews è anche su WhatsApp. Clicca qui per iscriverti al canale e rimanere sempre aggiornato.