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Vuole vivere all’occidentale, ma la famiglia glielo impedisce

Prima la denuncia è stata archiviata, ora la giovane sarà sentita in Tribunale. La famiglia però nega ogni addebito.

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La Procura di Monza ha aperto un’indagine per presunti maltrattamenti a carico di una donna e di suo figlio nei confronti della figlia minore. Si tratta di una giovane pakistana che, già una volta, aveva denunciato il comportamento vessatorio da parte dei suoi familiari, i quali non gradirebbero il suo stile di vita “all’occidentale“. La prima denuncia ai carabinieri fu archiviata.

A far riaprire il caso è stato il Tribunale, su richiesta della magistratura, stabilendo la necessità di sentire la giovane con la formula dell’incidente probatorio.

I fatti risalirebbero allo scorso anno, quando la giovane, appena maggiorenne, avrebbe iniziato a subire pressioni dal fratello e dalla madre (mentre il padre è morto dieci anni fa) per come si vestiva, per i gusti musicali e per le amicizie. La giovane, che frequenta la scuola, si sarebbe opposta con tutte le sue forze fin quando il fratello, scoperti alcuni messaggi in chat tra lei e amici e compagni di scuola di sesso maschile, le avrebbe confiscato il cellulare. Non solo, l’avrebbe anche minacciata di non farla uscire più di casa fino a quando non si sarebbe sposata e pare l’abbia aggredita fisicamente. Per due mesi, una sorta di punizione, la ragazza sarebbe stata rispedita in Pakistan, come successe a Memoona, un’altra giovane connazionale rientrata in Brianza dopo aver chiesto aiuto alla scuola e per intercessione del Governo italiano. Da allora la ventenne vivrebbe praticamente segregata in casa, potendo uscire solo se accompagnata. Decisa a fuggire dal presunto incubo, approfittando di un attimo di distrazione della madre, la giovane le ha sfilato il cellulare dalla tasca e ha chiamato i carabinieri per chiedere aiuto. La famiglia però nega ogni addebito.

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