Salute

Carenze di organico, Cgil MB: “Si assumano i lavoratori in somministrazione”

Nel comparto sanitario questa categoria di dipendenti continua a non avere certezze per il futuro. Mentre è notevole la mancanza di addetti nel settore. Anche a Monza e in Brianza.

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La salute è la prima cosa. La saggezza popolare dovrebbe suonare come un monito per istituzioni e cittadini. Che, in questo periodo, sembrano dare più importanza ad altre tematiche, la sicurezza e l’immigrazione su tutte, nel dibattito pubblico italiano. Ma la salute, anche se il nostro Paese è il secondo al mondo dopo il Giappone per l’età media, non è scontata. Ed, anzi, è il frutto di scelte politiche e personali efficaci e lungimiranti.

Tra i temi più attuali e scottanti c’è la carenza di organico nel comparto sanitario. Anche a Monza e in Brianza, dove recentemente, nel Consiglio regionale della Lombardia, si è parlato della proposta di creare un’unica grande azienda socio sanitaria (leggi l’articolo), unendo quelle di Monza e di Vimercate ora esistenti.

“Il recente rapporto sul mercato del lavoro italiano nell’ultimo decennio, appena pubblicato da Ministero del Lavoro, Istat, Inps, Inail, e Anpal ci dice che, rispetto alla media dell’area Euro, al sistema sociosanitario italiano mancano 1.400.000 addetti – afferma Lino Ceccarelli (nella foto in basso), Responsabile Nidil (Nuove identità lavoro) e dell’Area Giovani e Lavoro della Cgil di Monza e Brianza – si è scelto di coprire solo una parte delle assenze e di farlo con personale precario, come dimostra anche il recente concorso pubblico appena bandito dall’Asst di Monza per soli due operatori sociosanitari”.

Le motivazioni di questa situazione, che rischia di mettere in discussione anche il diritto alla salute sancito dalla Costituzione italiana, sono, per il sindacato di via Premuda, piuttosto chiare. “Si punta ad un risparmio significativo sul costo del personale e ad un maggior rendimento del personale in condizioni precarie che ha meno forza per fare rivendicazioni” sostiene Ceccarelli.

Sul fronte della precarietà, anche nel comparto della sanità pubblica, si è avuta una novità nell’autunno del 2016. Quando, con l’allora governo Renzi e Marianna Madia ministra della Funzione Pubblica, i sindacati avevano trovato l’accordo sul rinnovo dei contratti collettivi nazionali di lavoro e anche sulla stabilizzazione dei precari.

“Il decreto Madia, seguito all’accordo con Cgil Cisl e Uil, ha consentito alle aziende ospedaliere di trasformare in contratto a tempo indeterminato i rapporti di lavoro a tempo determinato o di collaborazione che si fossero protratti per almeno tre anni – chiarisce il Responsabile Nidil e dell’Area Giovani e Lavoro della Cgil di Monza e Brianza – i somministrati, invece, sono stati lasciati fuori, a causa dell’opposizione delle Regioni, che gestiscono l’organizzazione sanitaria, cioè strutture e personale”.

La ragione di questa “discriminazione” poggia sul fatto che i lavoratori a tempo determinato e i collaboratori sono stati assunti dopo una selezione pubblica da parte dell’azienda ospedaliera, requisito di accesso stabilito anche dalla Costituzione. “Ma l’art. 97 dice testualmente che ‘agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso, salvo i casi stabiliti dalla legge’ – ricorda Ceccarelli – poi le agenzie, come Manpower e Randstad, hanno tutto l’interesse commerciale a fornire agli ospedali personale qualificato e formato, quindi una selezione sulla qualità professionale la fanno”.

“Inoltre parliamo di personale che da anni lavora integrato al personale dipendente, sotto un’unica direzione, quindi è più che sperimentato – continua – infine nel rapporto di somministrazione l’ospedale può chiedere in qualunque momento all’agenzia di sostituire un operatore, quindi la selezione che subiscono gli operatori delle agenzie è di fatto quotidiana”.

Il problema dei somministrati della sanità è ben presente anche nel nostro territorio. Tanto che negli ultimi anni Nidil Cgil e Felsa Cisl hanno inutilmente chiesto alle Aziende sanitarie brianzole, Monza e Vimercate, di costruire percorsi di stabilizzazione per i somministrati. “Nessuno ha sentito la responsabilità di trovare una risposta a persone che per anni hanno lavorato e lavorano ancora senza alcuna garanzia per il futuro – spiega Ceccarelli – gli operatori precari degli ospedali della Brianza sono dovuti andare a fare i concorsi in tutte le aziende della Regione, per avere una possibilità di essere assunti definitivamente”.

Ora, però, per questa bistrattata categoria di lavoratori sembra aprirsi uno spiraglio. Una recentissima decisione del Tar Sicilia, in riferimento al Decreto legge 101 del 2013 e altre norme più recenti che consentono concorsi interamente riservati ai precari per la loro stabilizzazione, ha ribadito che si può eccepire alla regola generale della selezione pubblica quando si persegue l’obiettivo dell’efficienza, efficacia e imparzialità dell’azione amministrativa.

“Anche il Ministero dell’Interno, a partire dal 2006, ha progressivamente stabilizzato con selezioni riservate il personale precario assunto in somministrazione dopo il 2001, a seguito della legge Bossi Fini in materia di immigrazione – afferma il Responsabile Nidil e dell’Area Giovani e Lavoro della Cgil di Monza e Brianza – in questi giorni è stato presentato da Lega e M5S un emendamento che riserva il 20% dei posti disponibili, nei concorsi ordinari della scuola, ai precari che possono vantare almeno tre anni di precariato”.

Il tema è stato al centro anche nel Congresso nazionale della Cgil, che ha eletto a Bari Maurizio Landini alla guida del più grande sindacato italiano. “Ci impegniamo a perseguire la ‘contrattazione inclusiva’, cioè l’attivazione di iniziative e vertenze che abbiano come obbiettivo l’estensione degli stessi diritti a tutti gli addetti che, nello stesso settore, svolgono lo stesso lavoro” ribadisce Ceccarelli.

 

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