Lettera al direttore

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Dopo la testata del leghista contro il 13enne, ecco la lettera dei genitori

Dolo l'episodio, il ragazzino ha riportato la frattura del setto nasale. I genitori hanno sporto denuncia.

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La vicenda che venerdì sera 8 febbraio ha visto contrapposti il capogruppo leghista di Bellusco Fernando Biella e un gruppo di ragazzini di 13 anni è destinata ad avere grossi strascichi. Prima di tutto per la denuncia presentata dai genitori di uno dei ragazzi, quello a cui Biella avrebbe tirato una testata (fatto che lui nega) causandogli la frattura dell’osso nasale (fatto accertato in pronto soccorso). Ma non solo.

Potrebbe esserci l’aggravante del razzismo, visto che i ragazzi presenti al momento dell’aggressione dicono che il leghista avrebbe rivolto ad alcuni di loro, stranieri, insulti legati alle loro origini. Questione che, ancora una volta, lui nega.

L’uomo, per altro, raggiunto dalla nostra redazione, ha raccontato di essersi difeso dopo che i ragazzini hanno gettato un petardo nel suo giardino (ultimo di molti episodi, come riferisce lui stesso, iniziati il 31 gennaio), l’hanno deriso e aggredito con un calcio che gli avrebbe causato una lussazione. Una descrizione dei fatti che, come c’era da aspettarsi, non corrisponde a quella presentata dai ragazzi.

LA LETTERA DEI GENITORI

Proprio i loro genitori, a seguito dell’episodio, hanno scritto una lettera in cui oltre a raccontare l’accaduto, accusano duramente Biella. Ecco il contenuto.

«I nostri ragazzi uscivano da catechismo, stavano percorrendo una strada del paese. Ad un certo punto sono stati affrontati da un soggetto che li ha aggrediti. Uno dei nostri ragazzi è finito in ospedale con il setto nasale rotto, a detta dei suoi amici colpito dal soggetto stesso con una testata e un pugno, seguite da frasi razziste nei confronti di uno di loro. Cosa è successo lo confermeranno le indagini della magistratura, come verificheranno se è vero che nella colluttazione il soggetto è stato colpito a sua volta. Noi lo abbiamo visto uscire, e siamo pronti a testimoniarlo, per portare a passeggiare i suoi cani subito dopo l’aggressione. E certo non zoppicava… Quello che in tutta questa storia non ci sta è l’uso della violenza, efferata e feroce, di un adulto nei confronti di un tredicenne. Se vessato come dice, il soggetto avrebbe avuto modo di far valere le proprie ragioni, rivolgendosi come abbiamo fatto noi alle Istituzioni, in primo luogo ai Carabinieri. Noi siamo responsabili delle azioni dei nostri figli e ce ne assumiamo le responsabilità, ed allo stesso modo lo dovrà fare, in sede civile e penale ma soprattutto davanti alla sua coscienza, chi al confronto preferisce pugni e testate».

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