Attualità

La Guardia di finanza arresta i fratelli dell’Autosalone Antonini

I due sono accusati di bancarotta fraudolenta insieme a un terzo uomo, ora agli arresti domiciliati. Si sarebbero intascati 400mila euro spostandoli dai conti societari ai loro conti personali

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Auto fantasma, ordinate e mai arrivate, e più di 150 persone truffate: da tempo gli ex clienti dell’Autosalone Antonini di Varedo chiedevano giustizia, anche con manifestazioni e proteste. Questa mattina, giovedì 17 gennaio, finalmente una svolta: i militari della Guardia di Finanza di Monza hanno infatti dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere e ai domiciliari emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari di Monza nei confronti di due fratelli di 51 e 56 anni e di un altro uomo di 51, tutti residenti in Brianza, indagati per bancarotta fraudolenta.

L’accusa a carico della famiglia operante da molti anni nel settore del commercio di auto è quella di aver distratto il patrimonio dell’intera azienda fallita (avviamento, dipendenti, beni strumentali e immobili) a favore di una nuova società costituita per gestire l’autosalone, nonché di somme di denaro per una cifra complessiva di circa un milione di euro. Non solo: i due amministratori di fatto della società fallita (i due fratelli) risultano aver distratto 400.000 euro, facendoli confluire dai conti correnti societari ai propri conti personali per asserite attività di consulenza.

Le indagini delle Fiamme Gialle sono iniziate alla fine del 2017, a seguito del fallimento del noto autosalone. Su delega della locale Procura della Repubblica, la Compagnia della Guardia di Finanza di Seveso ha eseguito accertamenti, anche di natura tecnica. I Finanzieri hanno esaminato la documentazione amministrativo-contabile acquisita presso la società fallita, ricostruendo, anche grazie alle risultanze delle intercettazioni telefoniche e delle indagini finanziarie, i comportamenti illeciti ed i ruoli rivestiti, sia formalmente che di fatto, nell’ambito aziendale.

Le risultanze acquisite dagli investigatori hanno condotto all’emissione da parte del G.I.P. di Monza di misure cautelari personali nei confronti dei responsabili: i due fratelli sono così stati tradotti in carcere, mentre un terzo uomo è stato sottoposto agli arresti domiciliari. Quest’ultimo, secondo le indagini, sarebbe la cosiddetta “testa di legno”, un prestanome che compariva come rappresentante legale ma di fatto non gestiva l’azienda.

Ora proseguiranno le indagini dei militari di Seveso, coordinati dalla Procura della Repubblica di Monza, in merito alle numerose denunce sporte da clienti dell’autosalone che pur avendo acquistato e saldato le autovetture non le hanno mai ricevute in consegna.

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