Politica

Comitato Sant’Albino: “No al centro commerciale: distrugge verde e negozi”

Il quartiere di Sant'Albino si è riunito presso l'eponima sala civica assieme all'amministrazione comunale, per discutere il nuovo PGT. L intervista all''assessore Sassoli, chiarisce ogni dubbio.

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Quando il popolo si desta, Dio è alla sua testa. Il comitato cittadino, quello di Sant’Albino, incontra e poi si scontra con l’amministrazione comunale. Un’immagine evocativa, potrebbe essere quella del Quarto Stato. Una marcia, quella dipinta da Giuseppe Pellizza da Volpedo, che ben rappresenta lo schieramento di Sant’Albino a tutela del poco verde rimasto all’interno del quartiere.

Alcuni membri della comitato Sant’Albino

Siamo a Monza, nella serata di lunedì 1 ottobre, all’interno della sala civica di Sant’Albino, in via Goffredo Mameli 6. I cittadini chiedono delle garanzie che tutelino i loro interessi. A presenziare, in rappresentanza del Comune, l’assessore allo sviluppo del Territorio Martina Sassoli, l’assessore alla Sicurezza Federico Arena e il vice sindaco Simone Villa.

Si respira un certo malcontento, nel quartiere. La voce dei cittadini si fa aspra.”Ci siamo sempre schierati – dichiarano i membri del comitato – a tutela del poco verde rimasto. E se questo progetto, posto in essere dalla precedente giunta, non ha tenuto conto delle nostre osservazioni, quella attuale continua su questa linea”. Un’accusa formale insomma, ma loro, i politici, a questo punto presentano il nuovo PGT riguardante il progetto a Nord della piscina Pia Grande. I cittadini, invece, per il momento ascoltano.

LA STORIA

Facciamo un piccolo passo indietro. Per meglio chiarire la diatriba, è bene capirne la storia, quella del quartiere. A testimoniare è Giancarlo Ferrari, classe 1932. Una certa memoria storica, ovviamente ce l’ha.

“La battaglia – asserisce – inizia già dai nostri genitori per l’ottenimento di una farmacia. Intorno al 1976  – racconta – abbiamo poi dato vita alla cooperativa unitaria Sant’Albino, di cui io ne ero il presidente e tramite la quale abbiamo reso possibile un implemento urbano”. Siamo alla seconda generazione. La battaglia avanza. “Questo quartiere – dice Giancarlo – viene chiamato il culo di Monza. L’assenza di una scuola e la pessima viabilità, creava non pochi disagi ai nostri ragazzi. Ci siamo allora dati da fare – testimonia – per la costituzione di una scuola media, ancora oggi nostro punto di riferimento. Piccoli passi, verso grandi risultati. “Nel quartiere – sostiene – mancava però una completa rete del gas e dell’acqua potabile. Grazie al nostro impegno – riferisce – siamo riusciti a raggiungere anche questo risultato”. Il tempo passa. Siamo giunti alla terza generazione. Alla domanda cosa si aspetta per il futuro, Giancarlo risponde che “le ultime generazioni non sono molto sensibili alle problematiche del quartiere, ma il mio sogno – conclude – sarebbe quello di vedere una completa coesione tra il quartiere e la città di Monza.

LA BATTAGLIA CONTINUA

Si è radunato ieri sera, si è detto, il comitato cittadino di Sant’Albino. La battaglia intrapresa, oggi, è contro la costruzione di un’intera area ad uso commerciale, che distruggerebbe, a detta dei cittadini, il poco verde rimasto oltre che l’economia locale. Non solo, l’accrescimento del traffico, che ne deriverebbe, aumenterebbe poi i disagi di una viabilità già precaria. E se gli astanti chiedono, il Comune risponde. “Ci siamo trovati delle carte sulla scrivania, quelle della precedente amministrazione – asserisce l’assessore Martina Sassoli – e quello che abbiamo cercato di fare, è stato trovare un punto di incontro tra le esigenze dell’investitore e quelle di voi cittadini“. A onor del vero, un punto di incontro è stato raggiunto. Si tratta infatti di un iter complesso che parte nel 2006. La richiesta di variante, avvenuta nel 2017, dopo aver ascoltato le esigenze dei residenti, è stata portata a termine. “Abbiamo ottenuto – testimonia la Sassoli – un ridimensionamento dei 2/3 rispetto a quello che era il programma originale, oltre che a un totale di 170 mila euro di opere aggiuntive, che non erano previste“. Insomma, i numeri parlano chiaro, ma rimane il fatto, che a Nord del centro natatorio, verranno costruiti due complessi. Uno ad uso commerciale, l’altro ad uso di ristorazione per un totale di 2650 m.

Se fino a questo momento, i residenti hanno ascoltato in silenzio, la loro voce ha cominciato a farsi sentire. “Quello che vogliamo – asseriscono i membri del comitato – è che ci vengano date alcune garanzie”. Come primo punto, onde evitare un accrescimento del traffico, i residenti chiedono l’accesso automobilistico da viale delle Industrie e non dal quartiere. E ancora, la sistemazione del parcheggio a Nord della piscina, onde evitare di attirare la micro criminalità. Ultima, ma non ultima, la realizzazione di un’area verde, che funga da “gronda verde” a tutela del quartiere. I tecnici del comune rispondono. “L’area verde verrà ampliata e sarà totalmente asservita al pubblico. Mentre la ristrutturazione del parcheggio, è stata già messa in programma ed ampliata con un sistema di video sorveglianza. Inoltre – specificano – è stata messa a progetto la realizzazione di un campo da calcio e uno da basket”.

Il comitato, insomma, sembra sia stato ascoltato. Il progetto iniziale, del resto, è stato ridotto e il verde è stato dato.  Ma ora, tra gli astanti, più forti o men forti, alcune voci irrompono. “Una così grossa zona commerciale rischia di distruggere le attività locali. Io ve lo dico – dirompe la voce – se fallisco, vengo a mangiare a casa vostra.” E ancora. “Questa è una variante di cui nessuno ci ha messo a conoscenza. Si tratta di una presa in giro. Nessuno sapeva nulla e niente è stato approvato in giunta comunale. Se questa è una proposta – conclude all’unisono il Comitato – dateci i documenti e il consiglio si riunirà per fare le proprie valutazioni prima di decidere”.

Quando il popolo si desta, Dio è alla sua testa. A buon veduta? “Facciamo chiarezza – interviene il vice sindaco Simone Villa – la destinazione commerciale è un dato di fatto. Il proprietario è legittimato dalla normativa a decidere dove costruire e cosa costruire”. “Ma la mia richiesta – rimbecca un residente – è solo quella di poter sopravvivere. Vogliamo un punto di incontro, non un dato di fatto”. A questo punto l’assessore Sassoli interviene.
“Tutte le richieste storiche del quartiere sono state recepite. Ogni dimostranza – conclude – può essere lecita, tranne quella che l’amministrazione non abbia tenuto conto dei bisogni del quartiere”. Le rimostranze continuano. Non si fermano. Di residente in residente, avanzano. Ma l’assessore allo sviluppo del Territorio risponde. Lo fa, a suo mal grado con tono perentorio, che per l’appunto non ammette dilazioni. “Questo – asserisce – è un piano conforme e quindi la risposta è no. Non potevamo coinvolgervi di più perché non c’erano le condizioni”.


Forse è solo un pò di timore, quello di perdere il controllo della propria zona. Forse, nelle loro paure, quella dei residenti, c’è anche un fondo di verità. Ma forse, va detto, la nuova zona porterà maggior visibilità a tutto il quartiere. E, a questo punto, quel sogno di Giancarlo Ferrari, oggi un pò sopito, quello di vedere una maggiore coesione tra il quartiere e la città, diventerà realtà.

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