Attualità

Besana, 117 firme per un cimitero più sicuro: basta ladri e vandalismi

Porta i fiori sulla tomba dei genitori e poi non li trova più. La brutta esperienza di un besanese diventa una concreta battaglia contro i ladri dei cimiteri

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Nei cimiteri besanesi i fiori vanno a ruba. Letteralmente. E’ questa la nuova tendenza dei furti sacrileghi: se anni fa si parlava di rame, ottone e bronzi scardinati da tombe e colombari oggi i cittadini devono aver paura a portare un vaso di fiori al tumolo di un proprio caro perché qualche ladro è sempre in agguato. Per questo, stanco di tale situazione, il besanese Roberto Sala ha raccolto – e consegnato in Comune – ben 117 firme per dire basta. “Oramai è una situazione completamente fuori controllo – ci spiega – personalmente mi è successo più di una volta di veder sparire i vasi che avevo portato sulla tomba dei miei genitori, spesso anche poco dopo averlo portato. I cimiteri non sono più come una volta, oggi sono frequentati pochissimo e i ladri si possono muovere indisturbati anche di giorno”.

Dal rame ai fiori: ecco la nuova tendenza dei furti nei cimiteri

Stanco di una situazione che oramai sta dilagando un po’ ovunque, Roberto Sala ha deciso di prendere l’iniziativa e armato di tavolino, fogli e penne si è piazzato davanti al cimitero di Villa Raverio prima, e Calò dopo, per raccogliere le firme di altri residenti che come lui hanno subito un furto, arrivando in due giorni a ben 117 firme che sono state protocollate in Comune lunedì mattina: “In molti hanno apprezzato la mia iniziativa che seppur semplice, perché io sono un cittadino qualunque, è riuscita comunque a smuovere qualcosa”. Sì, perché nel prossimo consiglio comunale i furti al cimitero saranno all’ordine del giorno: la Lega presenterà un’interrogazione: “vorremmo avviare un percorso , anche in collaborazione con le attività commerciali, che preveda l’installazione di telecamere lungo i luoghi maggiormente colpiti da atti di vandalismo e all’interno dei cimiteri al fine di poter prevenire tali episodi – scrivono Emanuele Pozzoli e Alessandro Corbetta – così da individuare in maniera più semplice i colpevoli”.

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