
Uccise i parenti con il tallio, chiesta nuova perizia per Mattia Del Zotto
Sarà una terza perizia psichiatrica a stabilire le condizioni di Mattia Del Zotto, il 27 enne di Nova Milanese reo confesso di aver avvelenato a morte i nonni paterni e una zia e, causandone il ricovero in ospedale, altri quattro familiari più la badante con solfato di tallio, perché voleva “punire persone impure”.
È quanto disposto oggi in Tribunale a Monza durante la prima udienza del processo per omicidio e tentato omicidio a carico del 27 enne, su richiesta della difesa. Stando alla perizia dell’accusa, il fascicolo è a firma del PM Carlo Cinque, Mattia Del Zotto sarebbe stato parzialmente incapace di intendere e volere ma lucido quando avrebbe deciso di attuare il suo piano omicida, acquistando solfato di tallio da un’azienda di Padova, dove si è recato personalmente per ritirarlo.
La perizia della difesa lo vedrebbe invece incapace di intendere e volere, motivo per cui l’avvocato Letterio, che rappresenta il reo, ha chiesto al giudice di incaricare un terzo perito per ottenere una diagnosi terza. Quest’oggi in aula, il processo si svolge a porte chiuse, si sono inoltre costituiti parte civile a processo la zia del 27 enne, Laura Del Zotto, ed Enrico e Andrea Ronchi, rispettivamente marito e figlio della defunta Patrizia Del Zotto, zia che il giovane ha ucciso.
Presente in aula, barba lunga e t-shirt rossa, leggermente ingrassato, Mattia Del Zotto “sembrava assente”, come ha dichiarato a margine dell’udienza l’avvocato di parte civile Stefania Bramati, la quale ha precisato che Laura Del Zotto “ha riportato i danni più seri” a causa dell’avvelenamento, con una conseguente “invalidità permanente per danni ai nervi”.
Laura, combattuta e affranta, stampella al braccio, al termine dell’udienza alla quale hanno presenziato anche i genitori di Mattia, chiusi nel silenzio, ha dichiarato che quanto accaduto “E’ una cosa che non mi riesco a spiegare, ho subito danni forti e ne avrò per anni, sto imparando di nuovo a camminare”. Poi ha proseguito “Ho fatto quasi sei mesi di ospedale, tre mesi di pastiglie molto pesanti”. “Come volete che mi senta”, ha aggiunto, “non ho più nessuno”.
La donna in aula ha cercato di avvicinarsi al nipote per salutarlo, ma le è stato impedito. “Cosa devo fare”, ha concluso quando le è stato chiesto se lo ha perdonato, “è mio nipote”. A tal proposito l’avvocato Bramati, che rappresenta le parti civili, ha aggiunto “I familiari sono scioccati e combattuti tra l’affetto per il nipote e il dolore per la morte dei loro cari”. Al momento Mattia Del Zotto è ancora in carcere.