Cultura

Un appassionato Mario Luzzatto Fegiz al Festival della Cultura di Arcore

Musica e Spettacolo al Festival della Cultura di Arcore

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Musica e spettacolo nell’intervento di Mario Luzzatto Fegiz, venerdì sera al CineTeatro Nuovo ad Arcore.

Dopo i grandi nomi di Pupi Avati e Philippe Daverio, per l’edizione 2018 il Festival della Cultura di Villa Borromeo d’Adda ha ospitato il grande giornalista e critico musicale in una particolare performance che lo ha visto protagonista accompagnato dal maestro Stefano Salvatori al pianoforte e l’artista Valeria Croce.

Troppe Zeta nel cognome

Durante la serata è stata presentata l’ultima fatica dell’autore, “Troppe Zeta nel cognome”. È lo stesso Fegiz a raccontare la genesi di un titolo così curioso che prende spunto da una frase pronunciata da Pippo Baudo durante una cena in un ristorante “Certo, da uno che ha così tante zeta nel cognome, non c’è da aspettarsi nulla di buono”. Dopo un chiarimento sarà lo stesso conduttore televisivo a scrivere la prefazione del libro.

“Nel libro si parla di Pavarotti, di Bocelli, di Vasco Rossi, di Sting, di Zucchero e si raccontano le sorprese di questo lavoro. Ci sono persone per cui è valsa la pena fare questo mestiere, gente come Iannacci, Gaber, De Andrè”.

I ricordi con gli artisti

Passando dalle foto con alcuni dei maggiori interpreti italiani ed internazionali, Fegiz è arrivato alla critica scanzonata ai talent musicali in cui il cui il popolo giudice impone il suo giudizio critico con il voto telematico, così “siete tutti piccoli Fegiz”. Non mancano, infine, le note pungenti rivolte ai prodotti di questi reality, i cantanti stessi, come Alessandra Amoroso o Valerio Scanu.

“Se ci pensiamo i talent non sono una novità, lo stesso Festival di Sanremo lo stato” con il televoto e i giudici che decretano il vincitore popolarmente.

Della competizione canora un pensiero è stata rivolto anche a Luigi Tenco, cantautore suicida proprio durante la manifestazione canora nel 1967.

Accompagnato dall’altissima interpretazione del Maestro Salvatori di “Caruso” di Lucio Dalla, un momento particolarmente emozionante è stato quando, parlando del tenore, ne avoca, nonostante la malattia, la grande passione che lo muove: “ecco la vera potenza della musica”.

Gli esordi da giornalista

Mario Luzzato Fegiz racconta anche i suoi esordi di giornalista quando assunto dal Corriere della Sera iniziò ad occuparsi di Musica con l’incontro importantissimo con Mogol e Battisti, l’uno molto loquace, l’altro decisamente riservato.

Infine un consiglio a chi desidera intraprendere la sua carriera, dal film in bianco e nero Prima Pagina “c’è un giovane cronista che fa questa domanda ad un vecchio cronista, un consiglio per il mio lavoro? Si, non cominciare mai un periodo con una virgola e non finire con un due punti”.

 

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