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Maratona Vittorio Veneto: una corsa eroica per ricordare la storia e non dimenticare

Riceviamo e pubblichiamo il resoconto scritto da un nostro lettore.

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Riceviamo e pubblichiamo il resoconto scritto da un nostro lettore.

 

Una corsa eroica la maratona del 18 maggio 2018 a Vittorio Veneto, una edizione unica ed imperdibile in occasione del centesimo anniversario della guerra del 15-18, una corsa bella, bella, bella tra i luoghi della grande guerra con partenza dal viale della vittoria e arrivo alla piazza del popolo passando al 26 chilometro per la “ salita degli eroi”, 150 metri di dislivello spacca gambe pressoché da camminare, il tutto in compagnia di un pacer d’eccezione: Giorgio Calcaterra.

Che dire, una bella corsa che si snoda lungo percorsi completamente inibiti al traffico nel silenzio di una giornata  dalle tinte invernali, fitte nuvole grigie per fortuna senza pioggia.

Un tracciato non banale con i suoi seicento metri di dislivello positivi totali condensati principalmente nei primi due terzi di gara che regalano sul finale un lungo tratto in discesa dove lasciare girare le stanche gambe, condizione ideale per Fabio maestro della corsa in discesa.

Una corsa inaspettata per me chiusa in quattro ore e mezza, un vero successo e una gioia indescrivibile per una maratona regalami il sei marzo in occasione del diciottesimo del mio figlio più grande: il mio regalo per la festa del papà in anticipo di due settimane. Fino ad allora non avevo in previsione nessuna corsa ma Carla con la complicità di Maria, la bionda, e Massimo mi hanno iscritto per la distanza regina … ero molto dubbioso, li per li avrei preferito la mezza ma hanno avuto ragione … la maratona, molto meglio, un esperienza unica, eorica.

L’inaspettato regalo mi ha gettato nel panico più completo, leggendo il biglietto credo di essere rimasto veramente di stucco con un espressione che nascondeva la felicità per la carambata. Consapevole di non avere una vera preparazione specifica mi sale un’ansia inspiegabile fomentata dal terrore di non riuscire a finirla, come essere sereno, nelle gambe ho solo un 30 km percorso due settimane prima a Salso Maggiore in condizioni meteo estreme.

I compagni di avventura sono la certezza di una trasferta all’insegna del divertimento, al gruppo rodato, in questo giro si è aggiunto Lorenzo, il gigante buono, un giovincello poco più che maggiorenne dalla stazza di un armadio a due ante e dall’appetito insaziabile che affronterà la sua prima gara competitiva cimentandosi nella mezza maratona della Vittoria con Marco, il nostro speedy Gonzales, Vera e Rosmarino … tutti gli altri iscritti per la maratona … questo sulla carta … ma non andrà proprio così.

Partenza scaglionata su quattro differenti equipaggi automuniti, il primo dal parcheggio del centodiciotto con itinerario a tappe intermedie per cantine vinicole seguendo il fiuto del cowboy, il secondo guidato dalla Highlander Angela … la donna inossidabile dal podio sicuro, il terzo direttamente da Fano con Fabio maestro di corsa in discesa e l’ultimo dalla coppia d’assalto capitanata dall’imprevedibile Rosmarino guru della corsa alternata sto and go.

Il viaggio si presenta subito in salita, come la corsa dell’indomani, mettendo da subito in difficoltà l’equipaggio, una foratura al pneumatico posteriore destro dell’auto del cowboy ci obbliga ad un cambio di programmi; dopo la sosta ad una nota cantina di Sirmione la foratura ci porta a Verona alla ricerca di un gommista prontamente trovato da Massimo con l’ausilio della tecnologia; l’attesa della riparazione viene superata con uno spuntino frugace  dove caso vuole una associazione di pronto soccorso ha un piccolo stand promozionale … Maria la bionda e Cristina Robocoop ne approfittano per controllare pressione e saturazione, tutto ok, parametri perfettamente nella norma, possono correre serenamente … e così faranno. Io sono troppo in ansia per la gara, non mi misuro, già ipotizzo un mio probabile ritiro, se poi i valori fossero fuori dai limiti il morale precipiterebbe sottozero con evidenti e nefaste conseguenze, molto meglio restare nel dubbio.

Credo che la mia faccia mostrasse chiaramente i segni di una evidente tensione e preoccupazione, alla domanda “tutto bene?” tutti hanno ricevuto, fino ad un minuto prima della partenza, la stessa laconica ed ermetica risposta “per niente”; per fortuna l’industria farmaceutica ha prontamente bloccato l’ansia intestinale che gìà prima della partenza incominciava a dare i propri segni.

Al ritiro dei pettorali Rosmarino, da calabrese focoso, incitato da marco, vedendo la medaglia appositamente coniata per la maratona stupisce tutti modificando l’iscrizione passando dalla mezza alla maratona!? Gli diamo tutti del pazzo, se io mi sento impreparato lui lo è ancora di più! Salvo allenamenti di nascosto di cui non abbiamo avuto modo di sapere è reduce da una trasferta in germania a base di birra e crauti, nessun allenamento sulle lunghe distanze se non la mezza di Bergamo durante la quale la Bionda, una donna, gli ha dato più di sette minuti di distacco ferendo pesantemente il suo orgoglio di maschio del sud.

La cosa fa sorridere tutti, mi rincuora, se ci prova lui … perché non posso provarci anch’io? Dopo il cambio iscrizione, passata l’iniziale euforia, l’ansia incomincia a prendere anche lui, la stempera fumando malboro con Elena  ed un pesante e rumoroso riposino pomeridiano.

Il gruppo si ritrova compatto alla cena pre gara, per comodità la scelta ricade su buffet presso l’albergo dove si passerà la notte … oltre all’orario da ospedale … è una cena a buffet veramente triste in un contesto da mensa aziendale nell’anonimo ambiente delle colazioni il tutto illuminata da una luce bianca fredda di faretti a led. Il mangiare guardando il tavolo delle colazioni coperto da un lenzuolo bianco fa andare in escandescenza la nostra Bionda che improvvisa un siparietto che fa sorridere l’intera comitiva. La sciura, nel durante, è spesso fuori a fumare  la sua malboro in compagnia di rosmarino, una coppia perfetta anche se loro non lo sanno ancora,  sotto lo sguardo perplesso della mitica Angela, una vera Highlander che a Vittorio Veneto si riconfermerà prima di categoria nei master settanta.

Ritrovo ore otto e un quarto, avvicinamento al punto di partenza, consegna borse nelle tende militari appositamente montate dagli alpini, interminabile fila al bagno per lo scarico, foto di gruppo ed in prossimità della zona di partenza … vediamo Calcaterra, mitico, ci avviciniamo per una foto che ci concede con grande discrezione regalandoci la possibilità di postarla su facebook.

Fabio, uomo dalla corsa veloce in discesa, si posiziona per correre un pezzo con Calcaterra che farà il pacer delle 3h30 … ritrovato all’arrivo con il solito sorriso da orecchio a orecchio ci racconta di averlo anche superato nelle prime discese; all’arrivo scopriamo che anche Lorenzo, il nostro gigante buono, non solo ha terminato la sua prima gara con un buon risultato cronometrico ma è anche stato premiato con il secondo posto di categoria senza dimenticare Marco con il best time sulla mezza confermando l’ottimo stato di forma, Vera invece ormai è una vera veterana della corsa la ritroviamo all’arrivo bella fresca come una rosa.

Torniamo alla gara, si parte tutti insieme, per me la strategia è cercare di risparmiare le energie in modo tale da arrivare alla salita degli eroi con abbastanza fiato e gambe in modo da poterla affrontare camminando senza problemi perché finita la “salita degli eroi” siamo intorno al trentesimo chilometro ed è li che inizia la maratona.

Inizialmente l’idea è seguire il palloncino delle 5 ore ma non riesco e mi accodo a quello delle quatro ore e mezza con Maria Massimo e Rosmarino, il resto della truppa procede secondo la propria strategia di stare intorno alle cinque ore.

Durante il percorso, per i primi dieci chilometri Rosmarino procede secondo la sua tecnica dello start and go, si ferma, cammina un pochino e poi riparte e mi supera … lo fa per alcune volte e poi nonostante i miei consigli di conservare le energie prende e va … non mi preoccupo … sono certo di ritrovarlo intorno al trentesimo, mi sbaglierò di brutto, saranno stati i gel, sarà stato il peperoncino …. fatto sta che ha varcato l’arco di arrivo dandomi ben dieci minuti, un impresa chè l’indomani racconterà ai colleghi e amici … per noi un insegnamento … se vuoi … puoi.

Corro per un tratto con massimo e maria che la sera prima, durante la frugace cena buffet da ospedale,  ha scommesso con le due sciure di farsi bionda se arriverà entro le cinque ore … se continua così credo che da lunedì sarà “la Bionda” … e in effetti dovrà pagare pegno passando il traguardo subito dopo di me.

Massimo uomo dal passo veloce ci saluta e parte per riprendere Rosmarino e ristabilire l’ordine cosmico perché va bene che arrivi prima di me … ma prima di lui è inconcepibile … ne va della sua salute psicofisica, si rischierebbe che scoppi dal troppo pavoneggiare.

Mi fermo a tutti i ristori, mangio banane e bevo coca cola in abbondanza, i gel inizio a prenderli poco prima della salita degli eroi che affronto da subito camminando con il terrore di non riuscire più a correre al termine della lunga camminata di oltre un chilometro e mezzo, mi stupisco … il cervello comanda e le gambe rispondono anche grazie al chiassoso incitamento dei ragazzi in carrozzella spinti da stupendi volontari che caso vuole, fino al trentesimo, stavano costantemente alle mie spalle.

L’importante per me, come per tutto il gruppo, era arrivare, è una maratona da affronatre come una avventura eroica ricordando la storia passata per non dimenticare perché come cantava De Gregori … la soria siamo noi, siamo noi padri e figli, siamo noi, bella cia, che partiamo …

Passato il trentaduesimo chilometro la tensione si scioglie completamente, ne mancano solo dieci, incomincio a sorridere, male che vada camminando al traguardo ci arrivo, la medaglia dell’eroica sarà al mio collo, anch’io sarò eroe.

Gli ultimi chilometri sono tutti in discesa, un vero toccasano, che mi permette di fare un arrivo lungo il rettilinio che porta all’arco di arrivo a piazza del Popolo in scioltezza a testa alta e non ingobbito dalla fatica come in altre occasioni.

Partimmo in 14, più o meno giovani e più o meno forti, per tornare tutti eroi con la nostra medaglia al collo a brindare con una pinta di birra.

Una corsa unica, una esperienza eroica, un organizzazione impeccabile.

La maratona è la maratona, 42 chilometri e 195 metri di sudore e fatica

Grazie Samuele, Susanna, Tommaso per avermi regalato la possibilità di una stupenda esperienza.

 

Paolo Brambilla

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