Attualità

Ironica, tenace, giornalista. Addio a Franca Gerosa, penna della Brianza

La solarità di chi lotta con il cuore che ride, capace di arrivare da un capo all'altro del telefono.

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La penna bel salda nella mano sempre, con la delicatezza di chi la vita la sapeva guardare con la sensibilità e la profondità che non lasciava mai nulla al caso, ma senza dimenticare quanto gli accadimenti vadano chiamati con il loro nome. Il capello a spazzola portato con ironia e consapevolezza, quella di chi le difficoltà le prende di petto, ci passa attraverso e le trasforma in opportunità. Franca Gerosa, direttore del Giornale di Lecco del gruppo Netweek e della Settimana di Saronno, è scomparsa oggi dopo una lunga malattia. Lei stessa, dalle pagine on line delle testate che dirigeva con polso fermo e calma disarmante, ha raccontato la sua malattia, senza veli e senza risparmiare nulla al lettore, obbligandolo ad appiccicare il naso al vetro, per guardare fuori e stupirsi in silenzio.

Lavorare con lei è stato per tanti colleghi che con lei sono cresciuti, così come lo hanno raccontato, è stato avere a che fare con una mamma o una sorella maggiore, prima ancora che un capo, nel più ampio senso che si possa dare a queste definizioni. Mai parole dure, fuori luogo, mai voli pindarici per raccontare la realtà, a maggior ragione la sua. Immagino cosa possa voler dire oggi, per i colleghi che al suo fianco lavorano da anni, doverla salutare. Per me è stato stimolante, divertente, mai pesante. Ho assaporato il piacere di avere a che fare con una guida, di quelle che non hanno mai necessità di ricordarti che lo sono, che rispettano il tuo lavoro, la tua esperienza, riuscendo a farti capire dove manchi e dove puoi arrivare, senza nemmeno aver bisogno di dirtelo.

Con lei ho condiviso un rapporto quasi epistolare e per lo più telefonico, che ha reso speciale e indimenticabile in un modo così prezioso da essere difficile da spiegare, e va bene così. Nella nostra ultima, lunga chiacchierata, parlammo di sogni, di nuove prospettive, di come la vita spesa per la cronaca sia entusiasmante a tal punto da creare dipendenza, fatto sul quale continuerò ad ironizzare sempre, ricordando la sua risata squillante, ma anche di vita vera e affetti, sacrifici e rinunce, battaglie e poche vittorie a fronte di tante sconfitte. Nella sua battaglia della vita lei c’è stata, da inizio a fine, scegliendo tempi e luoghi, costantemente accompagnata dal suo computer, telefonino sempre armato di carica accanto. Non l’ho mai sentita lamentarsi, mai. Non ho mai smesso di sentirle la sua voce sorridere al telefono, mai. La solarità di chi lotta con il cuore che ride, capace di arrivare da un capo all’altro del telefono. Questo, chissà a fronte di quale sacrificio, è il regalo più grande che sento ci abbia lasciato, tanti altri ne avrà donati ai colleghi che con lei hanno diviso la scrivania per anni. Enorme il vuoto che il tuo grande carisma lascerà tra i tuoi familiari. Quel famoso caffè alla fine è rimasto in sospeso… Un discorso lasciato a metà, da un lato portatore di dubbi, parte di rimpianti, dall’altro di una strana sensazione, come se alla fine con quella stessa ironia quel mancato momento conviviale tu abbia solo voluto rimandarlo. Io ci credo, a modo mio, che sarà così. Ciao Franca.

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