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Inchiesta protesi si allarga ad altre procure: ecco i dettagli

Difesa Marco Camnasio: accuse tutte da dimostrare, il mio assistito credeva di rendere un servizio ai cittadini

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Marco Camnasio, promoter della ditta “Ceraver” accusato insieme a tre ortopedici brianzoli e al suo responsabile di aver messo in piedi un presunto giro di tangenti per aumentare gli utili della multinazionale francese attraverso l’impianto di protesi di anca e ginocchio e la vendita di integratori, potrebbe presto essere sentito in Procura a Lecco con la formula dell’incidente probatorio. A farne richiesta è stato il Pm di Lecco Paolo Del Grosso, sul cui tavolo sarebbe finita parte dell’inchiesta, per competenza territoriale. “L’inchiesta si sta polverizzando su tutto il territorio nazionale, a quanto mi sembra di capire – ha spiegato Gaetano Braghò, avvocato difensore di Camnasio – a seconda degli studi dei medici di base che secondo l’accusa avrebbero favorito gli incontri tra gli ortopedici e i loro pazienti o suggerito l’utilizzo degli integratori venduti dal mio assistito”.

L’inchiesta “Disturbo” della Guardia di Finanza di Milano, aveva fatto scattare nel settembre scorso 21 misure cautelari tra Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Toscana e Campania, a fronte del presunto sistema corruttivo che, per tramite di Camnasio e Panico di “Ceraver”, avrebbe portato contratti ed altre utilità nelle tasche di tre chirurghi brianzoli purchè utilizzassero protesi della loro azienda, con la presunta complicità di medici di base che, nei loro studi dislocati in tutto il paese, avrebbero organizzato visite private con i medesimi specialisti e consigliato l’utilizzo di integratori prodotti dalla stessa multinazionale. “Sarà tutto da dimostrare, le accuse derivano da un’interpretazione della norma – ha proseguito Braghò – bisognerà vedere se è stata correttamente interpretata o meno”. Infine l’avvocato ha aggiunto “Camnasio era convinto di rendere un degno servizio ai cittadini, portando specialisti di rilievo anche nelle piccole città, ad anziani che non avrebbero dovuto intraprendere lunghi viaggi. A pagamento, certo, ma senza alcun danno o spesa a carico del sistema sanitario nazionale”.

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